Venus in furs” Siamo pur sempre animali”, recensione

venus.jpg

Nel 2009 i Venus in Furs sono stati indicati come una tra le migliori band emergenti, trovando, senza troppe difficoltà, una consistente schiera di critiche positive, oltre al successo al Music Village, all’Italia Wave toscana, nonché al Summer Lucca Festival Giovani.

Dall’anno domini sono trascorsi pochi mesi e tra una dose massiccia di live, Mei, Xl e Jefferson Airplane, da pochi giorni ci troviamo tra le mani l’atteso full lenght Siamo pur sempre animali, debutto promosso dalla Cavalleria Burlesque Dischi.

Il giovane trio pisano suona molto rock, perché altro non è che un sinergico animale da palco, come dimostra questo disco ricco di intensità sonora, infarcito di stilemi sonori vicini all’alternative italiano e allo stoner south rock d’oltreoceano. Fedeli al loro monicker i Venus in Furs si aggrovigliano attraverso lanosi fili che vanno ben oltre le semplici etichette, come dimostrano le 13 tracce in lingua madre, atte a raccontare una società vista da chi la vive nella sua era giovanile; una vita quotidiana vista da partiture accorte e divergenti, capaci di raccogliere un’infinità occulta di effluvi e ispirazioni, trovando nei ’60 (e in parte nei’70) la forza di emerge dalla propria ispirazione.

Il disco, a tratti davvero avvolgente, offre un insieme di track motivate da una reale ed efficace capacità espositiva, proprio come dimostra il notevole inizio di Nefasta in testa, in cui sembra emergere la scuola alternative del cuneese, tanto è vero che il brano introduttivo sarebbe perfetto per un duetto con Cristiano Godano. Un rock sporco ed impolverato, nutrito di riff convincenti, appoggiati su un background old style, tra tastiera e primi anni 60.
Un’energica rudezza che urla e si intercala sulla sua frazione, verso un parlato sincero, accompagnato in maniera matura da una composizione musicale piacevole e convincente.

La distorsione musicale introduce poi senza troppi tempi di riflessione Io odio il mercoledì, in cui la sezione ritmica, ben calibrata verso un rock stoner grezzo e filtrato, come accade nel clapping hands di Toc Toc, collage piacevole, infarcito da simil-hammond e ritmica diversificata dal sapore oltreoceano.

Se poi brani come Bevi e Naif appaiono meno a fuoco, Cecilia e la famiglia , ai annovera tra i migliori episodi del full lenght, con i sui riff notevoli, delimitati dai bridge strofa, che, in maniera silente e giocosa, raccontano i sussurri cinici e la distorsione del nostro reale.

Attraverso un ascolto plurimo ed attento non vi sfuggiranno poi spezie funky e cavalcanti psichedelie rock, tra stone e stoneage come nell’ipnotica Confessa, che lascia spazio al pop punk “banalotto” di Las Vegas (non mi rilasso) e alla ballata rock In questa città perfetta chiusura southern di un disco colmo di note per lo più piacevoli e coinvolgenti.

Tracklist

Nefasta in Testa
Io odio il Mercoledì
Cecilia e la Famiglia
Toc Toc
Bevi
Non ti chiederò mai
Ogni mattina un nuovo disastro
Chi rompe paga
Las Vegas (non mi rilasso)
Naif
Confessa
La Vendetta di Praga
In questa città