Wallace Records

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Continuiamo la prolifica collaborazione con la Wallace records. L’interessante avant label italiana, propone alla nostra rivista due interessanti dischi, che tra volti nuovi e maestri dell’underground, riesce a prospettare come di consueto nuovi orizzonti.

Gerda
“Cosa dico quando non parlo”

Un violentissimo free-grindcore ci introduce senza mezzi termini nel mondo paranoide dei Gerda. Infatti l’introduttiva “Cosa devo fare”, sin dal primo ascolto, travolge e asfalta tutto quello che incontra, l’onda sonora devasta e confonde sino all’outro, con il suo accenno di post rock. La più metodica tonalità introduce poi “Domino della mia lotta”, in cui l’urlante voce di Alessandro Turco, riesce con il suo esasperato screaming a fondersi ma non a confondersi al “pesto duro” di Andrea Pasqualini. Per certi versi le atmosfere cupe e angoscianti richiamano la parte più genuina dei Naked City; un suono che inevitabilmente porta a far ondulare aritmicamente e causticamente la testa. La mescola di scombussolante musicalità porta con se rabbiosi vissuti in bianco e nero, proprio come la cover art suggerisce con il suo triste grigiore. Tra i migliori brani segnaliamo “Vendicare questo onore”, un oscillante arco sonico che possiede la virulenta e sconvolta cattiveria di “Human garbage” dei primissimi Napalm, ma di buono stampo appare anche l’apertura del b-side “Vedersi”, che non avrebbe di certo stonato tra le immagine futuristiche di “28 settimane dopo”, per il suo tormento anticlimato. Insomma “Cosa dico quando non parlo”, pur apparendo alla concezione di ossimoro, riesce a dire molto di più di quello che forse la stessa band poteva immaginare, senza però far capire esattamente l’obiettivo primario delle proprie concettualità. Un disco oscuro e idrofobo che sarà accolto a braccia aperte da un mondo capace di astrarsi dalla serenità della via più agevole.

OVO / SINISTRI with XABIER IRIONDO
Phonometak Series 3

I lettori di Music-on-tnt ormai dovrebbero conoscere a fondo la mia particolare affezione per Bruno Dorella e per i suoi progetti. Credo infatti di non essere mai riuscito a parlarne male, talvolta mi impegno ma non c’è nulla da fare. Nell’ambiente underground, il papà dell’etichetta “Bar la Muerte” riesce con la sua schizoide poliedricità a produrre sensazioni nerborute che non lasciano di certo impassibili. La nuova proposta della Wallace è quella di proporre una sorta di Split 10’’, sezionato in due classiche facciate viniliche. Nel side A prende residenza Stefania Pedretti e Dorella, per dar vita al bislacchismo degli OvO, che sarà il voler disorientare o sarà l’ospitata Di Xabier Iriondo, ma appaiono addirittura armonici con “Tiki 2007” e l’esplorativa “Rojo Camionero”. Lo strumento voce esiste e non può essere altrimenti, quello che è sensibilmente cambiato sono le arie più lontane da “OvO victis”, con introduzione di darkeggianti sviluppi come in “Ikusi Itsasoa”, che si mescolano con naturalezza proto rumorista. Il lato b del disco è curato da Sinistri featuring (come va di moda dire oggi) Xabier Iriondo, che dona al terzo volume di Phonometak la sua enorme esperienza. L’ex Six Minute War Madness, regala al disco l’inusuale suono del Mahai metak che esce direttamente da www.soundmetak.com, negozio specializzato in oggetti e strumenti musicali particolari. Fedeli allo spirito minimal rumorista, i due brani del lato b “Metak funk report” e “Metak dub report” portano in dote esercizi di stile, che incuriosiscono ma non riescono a decollare, nonostante la discreta maturazione menscevica.