Zeus! “Zeus!”, recensione

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Nonostante il fatto che da sempre io sia abituato all’arte pittorica dei Carcass, Satan o Cannibal corpse, devo ammettere che questa volta la cover art di Zeus! è riuscita a destabilizzarmi, sebbene l’immagine portante altro non sia che un primissimo piano di quell’ugola che popola le nove tracce dell’omonimo album. Il duo Luca Cavina e Paolo Mongardi, grazie anche a schizzoidi ideali musicali, sono riusciti a coinvolgere nel loro progetto guest stars come Andrea Mosconi, Giulio Favero, Valerio Canè e Enrico Gabrielli, attori complici di un disegno divino bagnato di rumoroso metallo industriale.

Il disco, uscito grazie ad un’usuale sinergia discografica,di forze concentriche, offre un agglomerato di sensazioni musicali che ne rendono indefinibile il genere. Troverete accenni industriali, post rock, grind, metal ’90, noise, imprò…tutto mescolato attraverso partiture soniche ipnotiche e ridondanti, capaci di sviluppare diversificati overlay sonori, abbracciati in un’unica onda sonora che non si placa neppure tra un movimento e l’altro.

Un disco completamente strumentale in cui la voce appare solo elemento aggiuntivo, come accade nell’introduttiva Suckertorte, in cui camei vocali definiscono un rumorismo ascensionale, che prende in prestito sensazioni dal metal estremo e dalla nobile arte del jazz.
Una traccia che raccoglie cambi di direzione dettati da una sezione ritmica padrona, lasciando indispensabile spazio alla velocizzazione delle pelli, attraverso il filtraggio di un elettrificata chitarra. Un sound vicino all’aria tele-filmica degli anni 70 e 80, in cui l’assenza di voce non toglie nulla al narrato.

In brani come Grindmaster Flash e Koprofiev emerge poi l’extreme attraverso un metaforico ed estendibile climax sonoro. Infatti tracce come quelle appena citate ricordano senza troppi dubbi, il primo germinale e grezzo grind anni 80, oggi rivalutato sotto una luce direzionale diversificata e da una durata maggiormente diluita. I passaggi veloci e l’ottimo uso batteria, ci portano all’interno di un mondo inquieto, tra passaggi terrorizzanti e sdoppiamenti di personalità, tipici di passaggi come Giacomo Leopardi. Se poi è vero che il duo spesso si definisce attorno a linee schizzofreniche, è altrettanto vero che emerge dall’ascolto un reale piacere nel cercare di definire le linee border di una realtà immaginifica, spesso evocativa come la conclusiva Golden metal shower o Cowboia, con le sue istericcizzazioni sonore.

Un disco che non si prende sul serio, ma fa sul serio, come dimostra Ate U in cui Enrico “Carpenter” Gabrielli con il suo Keybordism e il suo Glockenspiel vive attraverso sonorità ed intagli prog, in una futuristica corrente alternata tipica di tutto il disco che altro non è che una splendida matassa di note da sbrogliare

Tracklist

1. Suckertorte
2. Grindmaster Flesh
3. Koprofiev
4. Giacomo Leopardi
5. Steve Sylvester Saves
6. Ate U
7. Turbo Pascal
8. Cowboia
9. Golden Metal Shower