“Black Metal Il sangue nero di Satana”, Vincenzo Trama

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Dopo aver letto Lords of Chaos, Oltre le tenebre e Come lupi tra le pecore, mi sono chiesto cosa ancora potesse darmi un libro incentrato sul Black Metal. Il dubbio però, da fan maturo di questo genere musicale, è svanito dopo poche pagine, facendomi ritornare alla mente reminiscenze universitarie, quando alcuni percorsi formativi erano considerati propedeutici ad altri.

Proprio sul concetto di preparatorio vorrei porre la mia attenzione. Infatti, questa meravigliosa opera nera di Vincenzo Trama rappresenta a mio avviso un reale punto di partenza da cui iniziare la lunga e devastante linea nera, tra le vicende folli e surreali di un mondo che, per colpa o per merito delle squilibri emotivi dell’Inner Circle, ha riversato il suo “Sangue nero”, nel (talvolta surreale) non-mondo blackster.

Queste abbondanti 400 pagine edite da Edizioni il Foglio, rappresentano la chiusura perfetta di una quadrilogia, in cui i vertici nereggianti arrivano a rappresentare nel loro insieme un’armonia tenebrosa, mostrando lati paralleli di una realtà nata agli albori degli anni’80. Se Lords Of Chaos rappresenta la massima summa sull’argomento, Come Lupi tra le pecore l’approfondimento tematico e distorto dell’estremo, e Oltre le tenebre una visione filologica e filosofica del BM, opere come Il sangue nero di Satana offrono al blackster dell’ultima ora la possibilità di capire come si è sviluppato un genere tanto discusso. Al contempo però il fan nativo riuscirà a (ri)portare la propria mente lungo questo aberrante e sanguinolento viaggio tra roghi, assassini e vendette.

Il libro, godibile e ben strutturato, Ottiene un perfetto equilibrio tra l’animosità iniziatica e le sue divergenti metodologie espressive, arrivando (ahimè) a congedare forse troppo velocemente il libro della genesi, in cui Bathory e Sarcofago avrebbero meritato più spazio. Ad ogni modo, l’autore riesce, con abilità e chiarezza espressiva, a trascinarci dentro i fondi dell’Hellvete, mostrandoci, non solo foto e coverart, ma anche e soprattutto una rara chiarezza espositiva nel dipingere le tonalità cromatiche di una musica che non ha ancora trovato il proprio limite.

Leggendo tra i capitoli troverete interessanti aneddoti, episodi dimenticati e diatribe incomprensibili a chi non riuscirà a comprendere sino in fondo la metodologia ideologica, sociale ed antropologica di un movimento che come, e forse più di altri, ha avuto alle sue fondamenta una vera e propria attitudine misantropica.

Dunque, se volete entrare in questo mondo come spettatori dovrete “lasciare ogni speranza” e dovrete dirvi pronti a capire e comprendere i furiosi meccanismi espressivi, macchiati di gorgorotico corpse paint al servizio di sanguinolento e mefistofelico sentiero.