Denize

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Denize
Cantine degli Embrici-Genova
25 ottobre 2004

Il percorrere e l’esplorare i vicoli genovesi è da sempre una sensazione unica, capace di regalare suggestioni particolari e senza eguali, non solo per il loro labirintico intrecciarsi l’uno nell’altro, ma anche per quella percezione inconscia di riuscire a far parte della nobile storia della Superba. Da qualche anno, i cosiddetti carruggi, sono stati location affascinante di una vera e propria Movida notturna. Infatti ogni fine settimana i giovani si riversano nel centro storico in cerca di nuove emozioni musicali. Questa ricerca talvolta risulta ardua, in una città in cui la pubblicizzazione degli eventi risulta piuttosto inadeguata. Molte volte infatti, è più la casualità o la fortuna a far si che si possa assistere a live di qualità, come quello del giovane e promettente Denize. All’ombra dell’antica torre degli Embrici, fascinosa costruzione del XII secolo, nascosto da una scalinata, esiste da sempre un luogo di grande impatto estetico chiamato Cantina degli Embrici, dove avvolti da archi di mattoni e quadri antichi, Denize ha avuto l’opportunità di presentare il suo ultimo bel disco “Less Than Ten”. Il folto gruppo di fans inizia a raggrupparsi attorno alla tecnologica strumentazione e c’è qualcuno che rimane sorpreso e preoccupato dal fatto che in songwriter si presenta solo, di fronte al suo pubblico. Qualcuno si chiede come possa affrontare senza band di supporto un live che, ascoltando il suo disco, necessita di molto più che una chitarra danelectro. Il concerto ha inizio con il suono alternative country di “Drunk”, splendida canzone d’atmosfera, che riesce a far comprendere la caratura dell’artista e la sua grande capacità di gestire come “one man band” partiture complesse, grazie anche all’utilizzo di un Loop Generator, che ha la caratteristica di catturare i suoi riff e riprodurli a ciclo, in modo da sovrapporre eclettici assoli. Un suono elettronico campionato offre l’introduzione all’arpeggio ridondante di “Stay for me”, che varia senza soluzione di continuità, grazie anche al sapiente utilizzo di un compressore di suono, un distorsore e di un Wuawah “Cry baby”.
Il live prosegue incalzante con la bellissima “Your eyes” un brano che si mostra allo stesso tempo innovativo e geniale, durante la quale l’ex chitarrista dei Kitty Wedgers si lascia andare a movimenti ritmici e molto scenografici che influenzano l’affezionato pubblico presente. Un altro brano degno di una nota suppletiva di merito è senza dubbio “Neato”, track dall’anima Lo-fi che riesce a riportare alla mente il post rock più maturo; un suono visionario dal quale erompe una sorte di drammaturgica sensazione di vuoto, che inevitabilemente fa tornare alla mente l’inquietante sequenza iniziale di “28 giorni dopo” di Boyle. Il merito di Denize è anche quello di riuscire a proporre trovate sceniche particolari, come quella di scrivere e lanciare al pubblico brevi lettere, scritte durante la performance della lunga “Less than ten”.
Il concerto volge alla fine con il più classico dei bis in cui il cantante genovese propone “Winter cup” cover di Patrick Phelan, ma in realtà il vero finale è quello che Denize regala agli afficionados proponendo il nuovo brano, ancora senza titolo. Un anteprima che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, una notevole crescita artistica che, con un poco di fortuna in più, porterà in alto questa giovane promessa musicale.