Incontro con Cisco dei Modena City Ramblers

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Intorno alle 23 poco dopo la performance dei Modena City Ramblers Il frontman Cisco si offre ai microfoni per le interviste di rito. Con disponibilità e tranquilla pacatezza ci ospita nei camerini e con in mano un bicchiere di vino da inizio alla conversazione

Negli ultimi anni, i Modena hanno viaggiato molto raggiungendo ogni angolo del mondo, quale è la vostra vera casa?

La nostra casa è il mondo intero, è per questo che non facciamo tanta differenza quando siamo in Albania, in Sud Africa, in Guatemala o in Emilia. I MCR esistono perché sono riusciti a metabolizzare il significato di “casa” e quello di “radici” della propria cultura, dimostrandosi capaci a girare i paesi del il mondo, confrontandosi con altre culture dalle quali da sempre prendono spunto.

Rispetto ai primi dischi c’è stato una sorta di svolta stilistica. I primi album erano più orientati al sound celtico, mentre le ultime uscite sono più influenzate da un suono latino. Come è avvenuto il cambiamento e a cosa è dovuto?

Il percorso dei Modena è stato sempre caratterizzato da mutamenti: il primo disco è per antonomasia, l’album irlandese, il secondo “Grande famiglia” è il disco più emiliano, una sorta di presa di coscienza delle nostre radici e della collettività di cui facciamo parte, “Terra e Libertà” rappresenta il passo lungo e lontano, verso l’ America Latina, “Fuori campo “ è un riassunto di tutte queste influenze. Con gli ultimi due “Radio Rebelde” e “Viva la vida muera la muerte” abbiamo voluto personalizzare in senso più demarcato il suono dei Modena.
Il suond dei primi dischi, pensiamo che fosse molto avvicinabile a quello dei Mano Negra o dei Pogues, quello di ora è un suono sicuramente più personale, più Modena City Ramblers. Infatti quando giriamo per l’Europa, la gente ci riconosce come Modena e vede in noi una cosa unica e singolare. Quindi di certo è palese come, esistano ancora molti legami con il passato, anche se ora è tutto più miscelato e meno strutturato.

L’incontro con la letteratura ha cambiato la vostra musica?

Ha cambiato il modo di affrontare il nostro lavoro di scrittori. Abbiamo imparato ad essere meno diretti, come accadeva ad esempio nei primi dischi. Oggi riusciamo a romanziere maggiormente i nostri racconti. Con la conoscenza di autori come Sepulveda abbiamo quindi imparato a rendere la verità più sottile.

Quali sono i lati positivi e quali i punti negativi del vivere in una band molto numerosa?

I lati positivi sono tanti, quelli negativi relativamente pochi. Noi siamo un gruppo sereno e aperto; se uno è stanco di vivere la vita con noi, è libero di prendere altre strade e guarda caso tutti coloro che sono andati via, tranne uno, tornano sempre per suonare e collaborare con noi. È un bel modo di condividere la storia e le strade.
Trai lati positivi c’è sicuramente l’aspetto creativo, 1000 teste che pensano, nelle quali non sono da annoverare solo quelli che salgono sul palco, ma anche coloro che stanno intorno ai Modena, sia a livello artistico che organizzativo.
Io ho anche fatto un disco con la casa del vento ma penso che l’esperienza dei MCR sia qualcosa di unico.

Come è nata la Modena City Records?

È nata e cresciuta con il progetto “La casa del vento”, con cui abbiamo dato vita alla Modena City Records, che però risulta essere una sorta di etichetta fantasma, perché ce ne dovremmo occupare ma non ne abbiamo il tempo. Non siamo alla ricerca di gruppi emergenti, ma di materiale storico culturale da non dimenticare, quindi in noi è emerso un interesse particolare verso il tradizionale.

Come vi ponete in rapporto ai media? in particolare riferimento a televisione e al mondo internet.

Devo dire che con la tv abbiamo pochi rapporti. Io personalmente sono un ottimo consumatore di televisione, anche se mi rendo conto che in Italia esiste una tv terzomondista, monopolizzata e vivente su di un livello di sottocultura paurosa. Sono poche le proposte culturali che ci vengono offerte. Nei confronti di questa realtà ci siamo in pratica auto-censurati; ci chiamano talvolta in qualche trasmissione, ma dopo aver visto il programma, siamo solitamente costretti a rifiutare a causa del livello qualitativo molto basso.
Per ciò che riguarda internet, confesso di non essere un grande navigatore e non sono la persona più adatta per analizzare la situazione, anche se obiettivamente, reputo il web un grande mezzo di comunicazione anche se spesso mal utilizzato.

Che consiglio dareste a chi vuole intraprendere l’iter musicale?

L’importante, per i giovani emergenti, è riuscire per quanto possibile a non scendere mai a compromessi ed essere sempre se stessi. Ad esempio, i Modena, non avevano grosse pretese progettuali, volevano solo divertirsi facendo musica irlandese, se ne fregavano della moda e di quello che era il mercato, e nonostante tutto sono arrivati a vendere mezzo milione di dischi facendo ciò che gli piaceva.

Volevo chiudere l’intervista con una domanda polemica….che fa riferimento a una cosa poco piacevole!!..qualcuno mi ha detto che talvolta c’è chi, sul palco, indossa una strana maglia rossa e blu con un grifone..credo che sia di un certo Genoa..

(dopo le risate) Immagino tu stia dall’altra parte?! C’è una motivazione comunque. Con noi suona il Gabibbo, genovese e genoano, spesso suona con quella maglia. Stasera però per rispetto all’altra parte lo abbiamo evitato…

ho apprezzato….

Però devo aggiungere che a mio modo di veder le cose l’unica squadra rossoblù di Italia è il Bologna

E su questo ci sarebbe nuovamente da discutere visto che Ingesson ci mandò in serie B….

La simpatia e la disponibilità di Cisco ci accompagna sino a fine serata e dopo i saluti e qualche sfottò calcistico ci salutiamo….