Negramaro live in Genova 19/01/08

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Questa volta è doveroso dedicare l’incipit della recensione alla gentilezza degli organizzatori e alla ormai duratura collaborazione con la Grandi Eventi di Vincenzo Spera, anche perché in questa occasione ho rischiato, per una serie di sfortunate concause, di non poter assistere al live che i Negramaro hanno tenuto il 19 gennaio 2008, nel magico teatro Carlo Felice di Genova.

Il nuovo tour della band è stato infatti pianificato attorno ad un animo acustico, che sta riempiendo i più grandi teatri d’Italia. Giuliano e soci hanno deciso così di accantonare l’amplificazione elettrica ricca di watt, per offrire al proprio affezionato pubblico il lato gentile della loro musicalità.
L’evento, come era facile aspettarsi, ha richiamato un inevitabile sold out, degna cornice di un concerto più equilibrato rispetto alle problematiche, che in passato sono emerse dalle loro performance live. Infatti, credo di non aver mai nascosto il mio pensiero critico nei confronti della band salentina, capace di sfornare album di buona qualità, che risultano però eccessivi e scomposti on stage, attraverso i vocalismi talvolta oltremodo sconnessi e attraverso un negativo eccesso di sicurezza e convinzione che la band sembra portare con se, dopo l’enorme e meritato successo di “Mentre tutto scorre”.
Il concerto teatrale sembra comunque segnare una svolta. Nonostante continui a trasparire una forte componente egocentrica della band, gli argini sono più controllati. Giuliano ha minor tentazione di trascendere le scale sonore, desistendo la propria pretenziosità.
Anche i musicisti sembrano aver subito un netto miglioramento, anche se rimangono ancora nell’ombra le sei corde, che non trovano tutt’oggi il virtuosismo che cercano di simulare.

Mi rendo però conto della mia impossibilità di criticare tout cour la band, per il semplice fatto che sin dal primo disco il sestetto è stato capace di proporre canzoni pop, tanto interessanti quanto coinvolgenti. Inoltre è comunque innegabile come il live di Genova sia stato caratterizzato da piacevoli momenti musicali.

L’introduzione allo spettacolo è data da “La distrazione”, in grado sin da subito di scaldare un pubblico in prevalenza giovane e femmineo. La platea è chiamata in causa sin dalle prime battute quando si ritrova ad accompagnare il solitario suono della chitarra acustica di Giuliano, che sviluppa una sorta di preludio a “Mentre tutto scorre”, al quale segue un breve omaggio alla Genova musicale con le cover di “La canzone di Marinella”, “ Il cielo in una stanza”, e “Vedrai Vedrai”, che tristemente molti presenti non riconoscono come storico brano del compianto Luigi Tenco.
L’arte di coverizzare trova poi nuova linfa vitale attraverso le note di U2 e Radiohead, senza però risultare realmente incisiva.
Riamane comunque un mistero come la band abbia deciso di sciorinare una serie sovrabbondante di rifacimenti in così breve tempo, quando probabilmente avrebbero avuto maggior risalto se diluite all’interno della scaletta.

Lo show prosegue ritornando tra le corde di “La finestra” con la splendida “Solo per te”, che come un incanto romantico risuona tra le pareti del capiente teatro, con la sua dolcezza venata di folk nel suo outro. A ruota seguono “Nuvole e lenzuola”, osannata dal clapping hands degli uditori, accompagnato da un delizioso gioco di luci, che pone l’accento sul meritevole lavoro del tecnico, che per tutta la durata dello show riesce a calibrare i tempi in maniera pressoché perfetta, riuscendo così a incorniciare i singoli momenti dello spettacolo.

L’esibizione viene poi impreziosita dalla taranta, ballata dal frontman, associata al suono di un mandolino e da un banjo, che regalano suoni inusuali, finendo per assaggiare territori in levare che anticipano la poetica “Un passo indietro” e la bella “L’immenso”. Il buon groove, riesce così ad alzare i ritmi sino ad arrivare ad una tra le migliori composizioni della band “Estate”, durante la quale Sangiorgi sbuca improvvisamente nel cuore della platea dalla quale, armato di torcia e bodyguards, canta immerso nell’affetto del suo pubblico.

Dopo circa due ore di concerto, si vola verso la conclusione attraverso “Cade la pioggia” e un guitar duo che anticipa “Una volta tanto (canzone per me)”, rivestita di un nuovo e convincente arrangiamento e una meno efficace enclave anglofona.

In conclusione è forse possibile affermare che, chi ama incondizionatamente i Negramaro, forse non si accorgerà dei piccoli difetti che ancora popolano i loro live, ma al contempo è forse possibile che chi, in maniera un poco snob, continua a pensare alla band come l’ennesimo prodotto banale della cultura pop, non si godrà a pieno molte tra le belle canzoni coniate dal sestetto salentino.