Paul Di’Anno & Children of the damned

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Paul Di’Anno & Children of the damned
Savona
Ju-bamboo
27/02/2004

Questa volta lo Ju-bamboo di Savona supera se stesso, offrendo un concerto dall’antico sapore, che ha permesso ai giovanissimi di vivere un’icona della New Wave of British Heavy Metal, e ha consentito ai trentenni come me, di rivivere la propria adolescenza. L’ormai celebre locale, all’ombra del suggestivo porticciolo ponentino, ha infatti dato l’opportunità di assistere ad un indimenticabile live di Paul Di’Anno. Per chi avesse la memoria corta, nel lontano 1977 il “suddetto” ha dato voce alle canzoni degli esordienti Iron Maiden. Poi a causa del suo bizzarro life style, è stato allontanato dalla band nel 1981; infatti l’eccesso di libagioni d’ogni tipo e le repentine mutazioni d’umore finirono per creare un attrito insanabile tra il singer e la band.
Ormai sono trascorsi molti anni da allora e Mr Di’Anno, nonostante alcuni album da solista e altri realizzati con i Killers e Gogmagog, ha sempre vissuto ai margini del mondo heavy. Oggi dopo 24 anni l’ex singer della “vergine di ferro” ritorna nel nostro paese e questa volta non scambia erroneamente una città italiana per una francese, come accadde nel “Killers Europe Tour”. Il live viene anticipato dall’esibizione dei Children of the damned, bravissima cover band bolognese che dopo “The number of the beast” e “The trooper” cerca di scaldare il pubblico con una bella rivisitazione di “Fear of the dark”e la coinvolgente “Run to the hills”. Dopo circa trenta minuti di esibizione, i musicisti ritornano sul palco intorno alle 24, questa volta per accompagnare Paul Di’anno che appare da una coltre di fumo artificiale, con un look totalmente differente da quello che lo rese famoso nei primi anni con i Maiden. Smesso il chiodo e le borchie, Paul si presenta più come un B-Boy che come un metallaro della prima ora; cappellino da baseball che nasconde il cranio pelato e ipertatuato, pantaloni oversize e camicia dei Dogers. L’impatto risulta alquanto sconvolgente, c’è chi pensa ad un’altra cover band ed invece quel signore un poco soprappeso, è proprio lui. Il rintocco di una campana introduce “Wrathchild” che mostra immediatamente un inevitabile cambiamento della voce del cantante inglese. Le corde vocali per assurdo, nonostante i problemi avuti in passato, sembrano ancora più potenti e più adatte a sonorità nu-metal, come dimostrano alcuni brani tratti dagli album da solista, che miscelati a brani cult vengono accolti festosamente dagli spettatori. Con la splendida performance di “Women in uniform” inizia il più tradizionale dei body surf e gli spettatori sotto il palco danno inizio, con alterne fortune, al rituale di headbanging.
Mentre il pubblico cerca di salire sul palco, per abbracciare Paul, le canzoni scorrono leggere una dopo l’altra, vivacizzate dal talentuoso chitarrista Luca Fortini che anche nelle movenze ricorda Dave Murray. Dopo “Strange world”, l’indimenticabile “The Ides of March” e “Phantom of the opera” arriva l’attesa “Killers” che scatena il pogo tra i presenti. Lo spettacolo prosegue con divertiti dialoghi tra la band e il pubblico che senza soluzione di continuità manda messaggi e consigli. La bella serata volge al termine con il primo singolo dei Maiden “Running free”, cantato a due voci, assieme al bravissimo vocalist dei Children of the damned e quando il pubblico già soddisfatto di quello che gli è stato offerto si porta verso le uscite, ecco tornare on stage il corpulento Di’Anno che saluta Savona con “Transilvania” e “Purgatory”, ciliegine su di una torta già ricca di calorie.