“Sex Pistols, la più sincera delle truffe”, recensione

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Dire di essere punk non è punk!
In libreria, da poco più di tre anni, il lettore alla ricerca di qualcosa di nuovo, può ritrovarsi tra le pagine della Laurana Editore, marchio nato dalla mente di Calogero Gerlisi, A.D. della Melampo Editore. La nuova costola si propone, come afferma Garlisi, di riuscire a pubblicare libri utili, in grado di utilizzare il mondo fervente della narrativa italiana per illuminare la realtà stessa, perseguendo un orizzonte esplorativo vicino al contesto sociale del nostro paese.

L’attenzione particolare dell’editore è quella di volgere alla letteratura come mezzo essenziale per donare un terzo occhio, tramite il quale il lettore riuscirà a vedere da angolazioni differenti realtà già conosciute.

Proprio da questo intento narrativo parte Fausto Vitaliano che, con il suo Sex Pistols, la più sincera delle truffe, tenta di affrontare un’argomentazione già protagonista di centinaia di volumi. Chi (come me) da anni raccoglie (per passione o per lavoro poco importa) tutte le pubblicazioni possibili sui Pistols, potrà confermare che tutto, ma proprio tutto, è stato scritto e tramandato; anche se, il continuum temporale che lega il magico 1977 ad oggi, sembra non aver intaccato il fascino di una band che, più di altre, ha creato un nuovo modo di vedere e vivere le cose.

Dunque, che cosa potrebbe dare in più un libro come questo?

Sarà il lettore stesso a definire una corretta e oggettiva risposta, sapendo che il breve trattato riesce ad andare ben oltre alla concettualità semplice della biografia. Come ammette l’autore stesso, sarebbe stato inutile e ridondante fossilizzarsi sui fatti in maniera didascalica e classica. Così, proprio da questa presa di posizione, nasce la brillante idea dell’autore che, dopo alcuni dubbi iniziali, decide di raccontare la più grande truffa del rock’n’roll attraverso gli occhi di quattro (non)protagonisti quindicenni che, mentendo ai propri genitori, fuggono a Londra per assistere a tre concerti dei Sex Pistols.

Il libro arriva a premere il tasto rewind trasportandoci nella Londra del Giubileo, attraverso un uso ponderato e vincente di un’ironia vicina a Fausto Brizzi e ad un’aurea nostalgica tipica dei testi filmici di Luciano Ligabue. La storia scorre via veloce, alimentando un parallelismo narrativo che da un lato racconta le vicende del progetto Sex Pistols, attraverso ruberie, risse e volgarità e dall’altro la truffa in Marrakesh express style raccontata dal protagonista.

Insomma, un libro che ha il difetto di lasciare poco spazio alla narrazione parallela ( mi sono immaginato un romanzo di 400 pagine in grado di surclassare gli intenti di David Truera…e sarebbe stato davvero vincente), ma che ha in mano l’arma vincente dell’originalità, applicata ad un mondo spremuto.