Yumiko – Intervista al gruppo.

Yumiko

scritta


…una fredda serata dei primi di Novembre…

Come al solito torno a casa da lavoro, via le scarpe e la giacca, accendo le valvole e carico un CD. Faccio partire il computer e scarico la posta. Mi arriva una email in cui una giovane bellezza Giapponese mi annuncia che suonerà a breve in un locale non molto distante dalle fredde lande in cui vivo. Si chiama Yumiko.

Yumiko è una bella realtà che seguo da un po’. Li ho già visti dal vivo un paio di volte e, ad essere onesto, oltre ai complimenti ci siamo anche scambiati più di qualche birra… La band è formata da cinque musicisti che provengono da diverse esperienze e da storie musicali molto diverse, che compongono e suonano un electro/pop vario ed originale (e lo dice uno che odia il pop…), hanno un curriculum di tutto rispetto, con un palmares che comprende vittorie ed ottimi piazzamenti in molti concorsi, rimando alla loro pagina su myspace per maggiori dettagli, ma basti dire che per ben tre volte consecutive arrivano in finale alle selezioni per Arezzo Wave.

Contatto la giovane Geisha, chiedendole la possibilità di avere un’intervista in occasione del prossimo live, lei mi si concede con grande generosità…

yumiko girl


16 Novembre 2007 – Concerto al “One Minute ” di Mogliano Veneto (TV)

Il locale è piccolo, ma, forse anche per merito di Stefano Pivato al mixer (ex dei favolosi estAsia, una delle cose più belle uscite in Italia nella fine dei ’90), direi ben suonante. Il concerto è molto carico, ed il pubblico riempie la sala e risponde con grande generosità. I ragazzi presentano tutti i pezzi che comporranno l’album di prossima uscita, (e di cui parleremo tra qualche settimana), e qualche cover azzeccata e riarrangiata con molto gusto (Nine Inch Nails, Depeche Mode, Bronsky Beat). Al termine del concerto, dopo le chiacchiere di rito scambiate con i fans, ci sediamo ad un tavolo e cominciamo l’intervista, anche se, alla fine, sembra davvero solo una piacevole serata tra amici tra birra, risate e chiacchiere…

Nome, cognome e strumento suonato.
Paolo Larese chitarra e voce, Filippo Testolina basso, Cristian Milani, chitarra, Giulio Farigliosi tastiere e sintetizzatori, Gianni Gottardo batteria, programmazione ed altro.

Prima domanda: da dove venite? Non nel senso della provenienza geografica, ma cosa è successo per portarvi fin qui?
Paolo – Fondamentalmente la cosa è nata un po’ per gioco. Io e Gianni ci trovavamo, attorno al 2000, 2001, per passare delle domeniche in compagnia. Poi le cose sono cresciute, e la necessità di fare dei live ci ha portato a contattare altri amici, Filippo, Giulio e Cristian. La cosa si è concretizzata in un vero e proprio progetto electro-rock, electro-pop, che è quello che, fondamentalmente, a noi piace ascoltare. E’ una cosa abbastanza istintiva.

E dove state andando?
Paolo – Verso la pubblicazione del nostro primo disco. Nell’ultimo anno e mezzo siamo entrati in contatto con la Black Coffee Records che ci ha dato la possibilità registrare il nostro primo disco con la produzione artistica di Roberto Vernetti. A maggio scorso abbiamo inoltre girato il video del primo singolo estratto, lividi, che uscirà verso la metà di gennaio 2008 ed anticiperà l’uscita dell’album prevista per febbraio.

Come è nato e qual’è il filo conduttore che lega i vari brani?
Paolo – Il disco è la summa di vecchi e nuovi lavori. Il filo conduttore è l’approccio che abbiamo nel comporre e nello scrivere. Il fatto di avere una produzione artistica, poi, ti fornisce di fatto un filo conduttore, un suono ed un approccio omogenei perché guidati da una figura esterna che non ha il coinvolgimento emotivo che abbiamo noi ma riesce a vedere le cose professionalmente dal di fuori.

Tutti voi arrivate da zone rurali, dalla cosiddetta provincia (la Riviera del Brenta, nel profondo entroterra Veneziano n.d.r). Questo è ancora un handicap, specie dal punto di vista della promozione, oppure è invece un punto di forza per qualche motivo? Mi vengono in mente due nomi su tutti, Subsonica ed Africa Unite che vengono da Torino, una zona che, quando queste bands sono uscite, non aveva una scena vera e propria e non era certo il centro del Mondo, e sono stati loro a contribuire alla nascita di una “scena”.
Cristian – Credo che in questo periodo ci sia una sovrapproduzione musicale, e questo rallenta tutti i gruppi. Naturalmente, in queste condizioni, i gruppi che vengono dalla provincia sono più in difficoltà. Non trascuriamo poi la responsabilità dei gestori dei locali che tendono a proporre concerti di gruppi con i quali vanno sul sicuro, come le tribute band. La gente arriva anche se non glie ne frega un cazzo della musica. Basta che consumi. In provincia manca una cultura musicale, non ha voglia di imparare o ascoltare qualcosa di nuovo.
Paolo – Non costa più un cazzo ascoltare musica. Quando avevamo vent’anni noi ci muovevamo per andare ai concerti, per vedere gente nuova ed ascoltare musica nuova, ci arricchiva. C’era curiosità e voglia di scoprire. Adesso la fruizione è talmente veloce, gratuita, immediata, e di conseguenza meno impegnativa. A questo punto è più facile ascoltare una cover band perché conosci già le canzoni, i testi, e non fai nemmeno la fatica di sforzarti di capire se una cosa vale o meno, se ti piace o no…

Apri una bella parentesi. I Radiohead permettono di scaricare il loro ultimo disco dalla rete facendo un’offerta (leggi qui l’editoriale del nostro direttore). Volendo lo si può scaricare gratuitamente. L’impressione che ho io è che si stia tornando indietro nella storia della musica, nel momento in cui non si paga il disco ma il concerto. Ho l’impressione che, nel futuro, il fine ultimo del musicista non sarà più “la musica su supporto”, ma il concerto. In questo modo verrà fuori il talento di chi sa suonare dal vivo, di chi sa fare un dj set fatto bene, musica elettronica fatta con criterio ecc…
Paolo – Secondo me è giusta la tua osservazione ma nello stesso tempo è un peccato che si perda la fruizione stessa dell’oggetto-disco. Dei vinili come dei CD. Non c’è più la cultura e la voglia di scoprire, di leggere i testi, i crediti ecc. Come dicevamo, scaricando da internet la cosa è così facile e veloce che… chi te lo fa fare di spendere 26 euro per un CD? E qui apriremmo un’altra parentesi sui costi della musica… Sta di fatto che l’unico modo di farsi conoscere e di esporsi è suonare dal vivo, ma anche qui ci si scontra con la carenza di locali disposti a far ascoltare musica indipendente ed originale, con gestori che pagano sempre meno o addirittura non pagano, nessuno investe più…
Cristian – Oltretutto i musicisti non fanno soldi… uno delle poche speranze di fare soldi in Italia è di avere due belle tette e un bel culo, e noi non ci siamo proprio… (risate generali, anche se inevitabilmente amare… n.d.r.)

Cambiamo argomento. Nome, grafica del sito, la newsletter hanno da un lato un aspetto molto patinato, dall’altro melanconico. Cosa costruita o spontanea?
Gianni – Un po’ la curiamo noi, diamo la linea, ma abbiamo un grafico che si occupa del sito, della copertina del CD ecc…
Filippo – Siamo noi a gestire completamente myspace.
Paolo – Ritengo comunque importante che ci sia sempre una coerenza estetica tra le varie parti. Abbiamo, fortunatamente, un certo potere decisionale, ci vengono lasciate le decisioni e gli interventi sulla grafica, quindi nonostante ci sia un professionista dietro il tutto, la linea la diamo noi. Ci piace quest’aspetto melanconico, patinato ed elegante e contemporaneamente velatamente fetish…è un aspetto che affiora nell’estetica generale del progetto e più specificatamente nel testo/video del singolo. Yumiko è un nome femminile giapponese, ed a noi piace far parlare lei al posto nostro. É Yumiko che scrive le newsletter, ed è lei che parla nel sito. Nome femminile e lingua giapponese suggeriscono una delicatezza ed una melanconia tipiche dell’estetica di questo popolo.

In effetti questa immagine a metà tra il morboso e l’innocente è di grande impatto. Ma questo dualismo è presente anche nella vostra musica e nei vostri testi. Nella musica registrata si sentono di più l’elettronica ed il suono sintetico, mentre dal vivo esce di più il rock, il sangue. È una cosa spontanea o studiata?

Gianni – Direi che è una cosa spontanea. Siamo abituati a lavorare molto in studio anche in fase compositiva, ecco perché i pezzi risultano molto studiati, ma sul palco ci lasciamo andare…
Cristian – Anche perché quando abbiamo provato a portare su un palco qualcosa di prettamente se non esclusivamente elettronico, il tutto è risultato inevitabilmente floscio… no? (gli altri annuiscono n.d.r.) Specialmente in un contesto live, con una certa dinamica ed una certa pressione sonora, difficilmente reggi il confronto.

Cambiamo ancora ambito: fare una cover dei Bronsky Beat ed una dei Depeche Mode. Si è detto molto degli ’80, anni plastici, finti, come la sagra dell’edonismo, del futile, ma a quanto pare da molti punti di vista vengono rivalutati (brusio tra i ragazzi n.d.r.). E’ stata un po’ un’accozzaglia di immondizia da un lato…
Paolo – …e ce n’era tanta! Ma c’è anche ora e nei ’90 ce n’è stata molta! Ma negli ’80 è cambiato l’approccio alla composizione, con l’avvento dei synth! Questo ha portato schifezze, ma anche cose geniali, a partire dai Depeche Mode, per arrivare ai Cure, Bronsky Beat e così via.

Ok, allora citatemi alcune formazioni degli anni ottanta che hanno fatto la storia della musica, ed altre che vorreste lasciare sepolte in quella decade.
Paolo – Da buttare robaccia tipo Dead or Alive, da salvare Simple Minds, i Duran Duran di Arena, Depeche Mode, Cure, ma anche in Italia c’è stata molta bella roba, Battiato, Camerini…
Cristian – Ecco, a me Camerini fa proprio cag***! E se ascolto Battiato per più di dieci minuti mi viene l’anemia… (risate generali n.d.r.)

Però le divergenze musicali all’interno di un gruppo, se non sono estreme, sono qualcosa di creativamente stimolante!
Cristian – Direi di sì! C’è un tacito consenso nei confronti della direzione che si sta seguendo, e tutti ci mettono il proprio gusto, ma tutti, alla fine, ci troviamo d’accordo. Se invece dovessimo esprimere liberamente i nostri gusti ci prenderemmo a coltellate!
Paolo – E’ un po’ come una coppia che sta insieme da molti anni, nonostante gli screzi, di fatto ci si capisce al volo…
Cristian – L’importante è: certe cose non dirle proprio… (risate n.d.r.)

Due paroline su quello che è il vostro processo compositivo.
Gianni – Ad essere sincero ogni canzone nasce in maniera diversa, sia da improvvisazioni in prova, che da un’idea messa giù su computer, come pure da un giro chitarra/voce che porta Paolo, da un testo, da un loop di batteria…
Paolo – Di fatto, però, sgrezzate le idee iniziali si passa inevitabilmente al lavoro su computer. E’ il modo in cui nasce lo spunto che cambia, ma il processo compositivo maggiore avviene sulle macchine.

E’ brutto dare etichette, ma è necessario farlo, se non altro per poter catalogare i dischi nei negozi… per non mettervi in mezzo ai Motorhead, tanto per capirci…
Paolo – …anche se ci piacciono un sacco i Motorhead!

Non avevo dubbi… ma uno vi ascolta e pensa al pop, electro/pop… ma in realtà controtempi, tempi dispari… un certo gusto per la sperimentazione non tipicamente pop l’avete!
Paolo – Facendo le cose a computer è normale che le cose siano meno spontanee di quanto sembrano…
Gianni – …sì però… …non vogliamo che sia un qualcosa di provocatorio, ma, vedi, noi suoniamo pop, ma vogliamo che NON sia banale! C’è comunque una cura sugli arrangiamenti, sulle ritmiche etc… uscire dalle righe ma comunque comporre dei pezzi che possano essere ascoltati con una certa facilità…

Il nuovo album è in uscita, ma già da un po’ presentate dal vivo i pezzi che lo compongono. A questo punto, qual’è la potenziale hit, il testo a cui siete più legati e per finire quello che vi piace più fare dal vivo.
Paolo – Il pezzo che viene meglio dal vivo è Ego, ed è anche il testo a cui, forse, teniamo di più, mentre la potenziale hit di fatto ce l’abbiamo già perché il primo singolo in uscita è già stato scelto, ed è Lividi.

Una domanda strana… qual è l’album di cui vi vergognate ma che ascoltate ancora nel buio della vostra cameretta?
Cristian – Niccolò Fabi, quello di “lasciarci un giorno a Roma” …mi scappa ancora qualche lacrimuccia…
Filippo – Sabrina Salerno, Boys Boys Boys.
Gianni – Madonna, True Blue.
Paolo – Jovannotti for President… ce l’ho in vinile e quindi non lo ascolto più da anni… ma lo tengo ancora caro!
Giulio – Fleetwood Mac, Little Lies.
Paolo – Cazzo! Tu Giulio ti sei giocato i prossimi live! (risate n.d.r.)

Due parole per congedarvi e salutare i lettori di Music on TNT.
L’appuntamento è a Febbraio, con l’uscita dell’album e del singolo. Speriamo di poter suonare molto dal vivo, perché questo è quello che ci piace fare di più. Tenete d’occhio il nostro sito e la nostra pagina su myspace per le date che faremo, le ulteriori notizie e novità. Inoltre scriveteci alla nostra email per iscrivervi alla newsletter!


La serata continua ancora per un po’, parlando di amplificatori, chitarre, software e computer, della situazione musicale nella Riviera del Brenta ed in Italia in generale, di cover band e di molte altre cose. L’ora si fa velocemente tarda, sono oramai le due di notte. Si spengono le luci, tacciono le voci, e si torna a casa lungo quel tratto di autostrada (A27/A4) che di giorno, col suo traffico, è la maledizione di molti automobilisti, ma a quest’ora è assolutamente vuota, fredda e nebbiosa. Ottimo concerto e bella serata.

Nota a margine: il singolo “Lividi” è già uscito, ed è ascoltabile in anteprima presso il loro sito, così come il remix fatto da Dj Ninfa. Nello stesso sito potrete anche vederne il video.