Huge Molasses Tank Explodes “II”, recensione

Era il 15 gennaio del 1919 quando a Boston esplose un enorme serbatoio di melassa. L’episodio, accaduto nel nord-est della città, viene ricordata ancora oggi come il “disastro della melassa”. Un evento catastrofico, che uccise ben 21 persone ferendone 150. La strage fu raccontata dal Boston Post con la titolazione che oggi viene usata da un quartetto milanese aderito ad un accorto rock dalle tinte dark e psych.

Si chiamano Huge Molasses Tank Explodes e arrivano a noi attraverso Metaversus e Retrovox Record con la loro seconda fatica, seguito dell’omonimo esordio del 2017. La band, in questa nuova uscita, offre una tracklist piuttosto omogenea e piacevolmente narrativa, non solo per il songwriting minimale, ma anche e soprattutto per sonorità che devono qualcosa al mondo dark (A dream Within a dream) e alla realtà del krautrock di fine anni 80 (The run). Infatti, tra battiti metodici, filtri e synth, l’ensemble sembra voler raccontare con palesi estensioni shoegaze la propria indole, senza dimenticare influssi pop Indie (High and Low) immersi in un sound particolare, in cui le venature neo-psych danno nerbo a partiture accessibili.

 

 

Tra le tracce più interessanti emergono di certo dalle note battenti di Note One, in grado di integrare sensazioni Pulp con un ipnotico post-punk, e l’angosciante piglio di So much to loose, in cui si ritrovano sentori del primo Billy Idol, qui deformato da movimenti cupi e  nereggianti che fungono da motore espressivo ben alimentato dalle pelli di Gabriele Arnolfo.

A chiudere questo nuovo II, sono Infine le note estese di Plane, piccolo gioiello delle tinte post, durante il quale la band sembra voler posare una nuova ed essenziale milestone attorno alla quale costruire qualcosa di nuovo.

 

Tracklist

  1. Unpainted Sky
  2. Dream Within a Dream
  3. The Run
  4. High and Low
  5. No One
  6. Wait for Sleep
  7. So Much to Lose
  8. Giving Up the Ghost
  9. Plain