Lucio Battisti – monografia dell’ultimo periodo

 

Monografia: l’ultimo Battisti

Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale,
mostra a te stesso che non sei un vegetale
e per provare che si può cambiare
sposta il confine di ciò che è normale…
il momento migliore per cominciare un’altra vita, un altro stile…
[Lucio Battisti]

Lo scopo di questa monografia è quello di far conoscere l’Arte Musicale del Lucio Battisti meno noto, cioè i dischi realizzati e pubblicati dal divorzio col paroliere Mogol in poi, periodo nel quale l’artista decise di non apparire più in pubblico, con grande rammarico dei suoi fans che, per questa ragione ed anche a causa di un profondo cambiamento nello stile delle sue canzoni, cominciarono pian piano a dimenticarlo.

Ciò avvenne nell’ormai lontano 1982, con l’uscita del disco E già, musiche di Battisti e testi della moglie Grazia.

Dopo questa esperienza Battisti entrò in contatto con Pasquale Panella, geniale poeta e paroliere di grande talento ed originalità, al quale si devono i meriti (o le colpe, a seconda dei punti di vista) dei testi criptici ed incomprensibili degli ultimi lavori di Lucio Battisti.
C’è da dire che Panella non era nuovo a questo tipo di esperienze in quanto già in precedenza aveva lavorato come paroliere per dei musicisti italiani, uno fra tutti Enzo Carella che molti ricorderanno per quella canzone dallo stranissimo testo e dall’innocuo titolo Barbara.

Ricordate la frase:
Barbara, diavola che scivola,
Dì che m’amerai di mamole.

Questo serve giusto per introdurre il tipo di prosa/poesia che ha caratterizzato la Musica di Battisti negli ultimi 15 anni (81-97), musica che è andata a braccetto coi testi un po’ difficili, rendendo l’allontanamento dei fans più storici quasi un fenomeno automatico.
In sostanza Battisti si era stancato del cliché abusato della canzone tipicamente italiana, romantica e strappalacrime, sentimentale e zuccherosa, spesso sempre uguale a se stessa, sia dal punto di vista della Musica che dei testi.

Così i suoni si sono fatti sempre più artificiali e le melodie facili a diventar sempre più rare, fino a scomparire del tutto. Anche dal punto di vista tecnico i dischi hanno subito un processo di *artificializzazione* evidentemente voluta, ed i suoni si sono come raffreddati, per non tradire emozioni o dolcezze d’altri tempi.
Le copertine dei dischi hanno seguito a ruota questa evoluzione e tutte presentano delle caratteristiche comuni. Intanto la scomparsa di foto dell’Autore (in E già appaiono solo i piedi, un’ombra, lui di spalle ed un riflesso su uno specchio, nei successivi niente di niente) e la scarnissima veste grafica dove il bianco glaciale predomina su tutto.

Tutto nei lavori di Battisti di questo periodo rispecchia la sua voglia di creare Musiche che fossero un taglio netto con la tradizione, anche a costo di perdere tutta la popolarità guadagnata sino a quel momento. Il percorso intrapreso con E già non diede luogo a ripensamenti o pentimenti di sorta, fino al tragico epilogo che ha strappato all’affetto dei suoi fans uno dei più grandi Autori italiani di Musica leggera.

Questi i lavori del periodo preso in esame:

Articolo del 05/05/1998 ripubblicato il 17/12/2020