Folkabbestia

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Ogni qualvolta mi ritrovo ad un live di Francesco Guccini, qualcuno dalla folla urla “canta l’avvelenata!”, ma il cantore emiliano praticamente mai concede una tra le sue più discusse liriche. Così a far felici gli integralisti fan della canzone del 197 , ci hanno pensato i Folkabestia, coadiuvati dal maestro Franco Battiato, che come si legge nei ringraziamenti, ha onorato ed incantato la registrazione della cover lancio di “25-60-38 breve saggio sulla canzone italiana”, ultima fatica della band. Come si può desumere dal titolo, siamo di fronte ad un disco di cover, che nella loro rivisitazione in chiave folk, ha l’intento di rinfrescare la nostra memoria storica, abbracciando un periodo musicale che inizia durante gli anni trenta e si conclude con i tanto decantati anni 80. Il leit motiv è come detto quello del folk più danzereccio, anche se ad un più attento ascolto si possono denotare particolari personalizzazioni del suono, che portano verso lidi inusuali per l’ensemble di Mannarini, proponendo ritmiche più dure, senza però mai tralasciare la spensieratezza e l’allegria che rendono particolarmente coinvolgenti i live del gruppo.

Il quartetto barese, con questa nuova uscita, recupera dal grammofono molti brani caduti nell’oblio, come la magnifica “Tre numeri al lotto”, di quel Carosone che ancora oggi ha un incredibile stuolo di fan, grazie in parte al lavoro di artisti come Tonino Carotone, che ne hanno rinvigorito il mito anche per i più giovani. Tra le chicche del cd ritroviamo “Ma cos’è questa crisi”, cinica e umoristica composizione di De Angelis, e “Carlo Martello (ritorna dalla battaglia di Poitiers)”, forse uno dei brani meglio riusciti insieme alla già citata “L’avvelenata” e “Tre briganti e tre somari”. Quest’ultima ospita, nella sua delirante esposizione, la voce di Erriquez dei Bandabardò e Caparezza che si improvvisa in una teatralità a tratti sopra le righe.

Un disco quindi che cerca di rivitalizzare la nostra perduta cultura musicale, attraverso nobili collaborazioni tra cui spicca il talento di Daniele Sepe, valore aggiunto per una band tutta matta, come direbbe Elio, basti pensare alla notorietà cercata e trovata all’interno del Guinness dei primati come il gruppo capace di suonare ininterrottamente per 30 ore la medesima canzone…!

Per conoscere ancora meglio la genesi dell’ultimo lavoro, riportiamo l’intervista gentilmente concessa a music-on-tnt, ringraziando la PoP Press Office & Promotion di Sonja Berti e la band per la gentile collaborazione.

• Signori buongiorno! Dopo aver ascoltato il vostro ultimo lavoro, la prima domanda che mi è sorta spontanea è stata: un album di cover? Come è nata questa idea?

Più che un album di cover ci piace pensarlo come una rilettura di un periodo della canzone italiana che va dagli anni ’30 agli anni ’80. I brani infatti sono stati completamente riarrangiati e hanno il suono dei Folkabbestia. L’idea è stata del nostro produttore Annibale Bartolozzi che conosce bene i nostri gusti musicali in fatto di canzone italiana. Da sempre nei nostri concerti c’erano pezzi come “Azzurro” di Conte o “Donatella” della Rettore insieme a Tarantelle della tradizione garganiga o salentina o come la “pizzica” di Domenico Modugno dal titolo “Tamburredu”.

• In questi ultimi anni sia la musica sia il cinema si sono spesso dedicati a cover e remake. Credete che possa essere, come alcuni sostengono, una scelta dettata dalle poche idee, oppure una semplice voglia di rivivere il passato?

In realtà per noi è una volontà di far conoscere e questo è spiegato anche nelle note introduttive di 25.60.38 il nostro nuovo cd, brani di diverse epoche e dai diversi contenuti, anche a chi non ha avuto la fortuna di averci a che fare, senza doverci per niente vergognare dell’italianità della proposta musicale e senza doverci per forza rifare a modelli stranieri.

In fondo siamo …campioni del mondo!!, e lungi da noi qualsiasi forma di nazionalismo.

• Perché i Folkabbestia hanno deciso di scegliere proprio queste canzoni? Come è avvenuta? È stato difficile attingere all’enorme possibilità di opzione?

Quando ci siamo visti in sala prove con le proposte abbiamo tirato giù un po’ di tutto, avevamo cd di Ciampi, Tenco, Branduardi, Mina, etc, e abbiamo seguito un metodo abbastanza naturale. Su computer abbiamo registrato le prime versioni dei nuovi arrangiamenti dei brani che venivano scelti di volta in volta, per catturare l’istintività dell’approccio alle canzoni. Poi le riascoltavamo a casa e se ci piacevano e suonavano bene venivano scelte. Ovviamente tutte le canzoni del cd hanno un significato per noi e in qualche maniera ci rappresentano.

• Nella cernita avete escluso gli anni 90. Troppo vicini all’oggi o troppo poveri per salvare qualcosa di decente?

No, è stato un caso, pensiamo che ogni periodo ha delle cose belle e delle cose brutte e ed è propedeutico a quello successivo, vedi ad esempio l’elettronica degli anni ’80, che per certi versi proveniva da cose come Kraftwerk, ha gettato le basi per “nuove forme” come la jungle o il drum’n bass.

• Secondo voi quali tra le track del disco non piacerebbero all’autore originale?

Non sappiamo…

• Lavorare con Battiato cosa ha significato per i Folkabbestia?

Siamo onorati della sua presenza e non finiremo mai di ringraziarlo, Battiato fa parte di quella schiera di artisti che bisogna assolutamente conoscere, come De Gregori o De Andrè, etc.

Non ci siamo visti di persona perché le sue parti vocali sul brano” l’Avvelenata” sono state inserite a “distanza”, noi a Bari e lui a Catania, quindi è venuto meno un poco l’aspetto emotivo (p.s. gioia e dolori dell’era digitale), ma grande gioia e commozione si manifestò quando, per primi, sentimmo la sua voce sulla base che ci era appena giunta dall’etere.

• Pensate sia possibile una comparsata del maestro Franco durante qualche vostro live?

L’abbiamo invitato a un concerto che faremo a Bari , la nostra città , per fine settembre, ma non penso che verrà, è pieno di impegni, sta preparando un altro film .

• Come è nata la collaborazione con Caparezza e Erriquez .

Ci conosciamo da tempo, li abbiamo contattati per telefono e loro sono stati molto gentili e disponibili nel far vibrare le loro corde vocali insieme a quelle di Lorenzo. Sono artisti che stimiamo per il loro approccio alla musica e per il loro messaggio.

• I folkabbestia cosa riescono a dare in più durante i live?

Siamo nati come una live band e ci siamo fatti conoscere soprattutto per i nostri concerti. Penso che creiamo delle situazioni che fanno sentire bene le persone, che le fanno stare serene.

• Quale è la differenza tra un live in terra natia ed uno all’estero?

…che in Italia il pubblico capisce le parole…