Andrea Arnoldi e il peso del corpo “Le cose vanno usate le persone vanno amate”, recensione

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La prima cosa che colpisce di questo nuovo lavoro di Andrea Arnoldi e il peso del corpo è il packaging, semplice, scarno, ma al contempo piacevole e lineare. Un formato che da un lato fuoriesce dai canonici 12×12, dall’altro si propone in maniera inusuale nelle vesti di un cartoncino flessibile. Composizione materiale che pare essere metafora ragionata della musica proposta dal suo autore: soffice e lineare nella sua esposizione, ed indirettamente impreziosita da una studiata e poetica arte scrittoria, resa docile e visionaria, non solo dalla sei corde, ma anche dalle magiche note che popolano le undici delicate tracce di questo Le cose vanno usate le persone vanno amate .

L’album ha il grande merito di fornire all’ascoltatore viaggi emotivi che, (forse) grazie ai fiati che ne rinverdiscono i contorni, riescono a modellare le parole di un vero e proprio cantautore, incapace di vegliare sulla banalità. La costruzione artistica dei brani appare curata e coraggiosa, non solo per la tetra lettura intratestuale, ma anche per merito dello spazio sonoro che l’autore dona alle sue composizioni, evitando di richiudersi nell’esclusivo suono delle parole.

Il debut del combo bergamasco, infatti, sembra volersi comporre inseguendo la scuola cantautorale, ma al contempo inseguendo sonorità espressive che vanno ben oltre al mondo classico della sei corde. Ascoltando (con stupore contemplativo) brani come Coda, vi renderete immediatamente conto di cosa possa rappresentare Andrea Arnoldi, abile compositore privo di demarcazioni e linee estreme.

Tra i pochi e lievi accordi non mancano certo sensazioni disturbanti, né definizioni liriche in grado di formare e deformare parole altrui al servizio di passaggi straordinari come quelli espressi da Ringiovanimento, oscuro e delizioso cantico legato da un sottile fil rouge al finale Decalogo . Nonostante l’ottima esecuzione dei capitoli finali, tra le migliori tracce non ho dubbi nell’annoverare la perfezione emotiva di Ancora, deliziosa e sognante composizione, in cui fuoriescono sensazioni nordiche, atte a definire i contorni di una melanconia descrittoria, in grado di convogliare le palpebre chiuse dell’ascoltatore verso un naturale connubio tra l’arte della deduzione e quella legata alle visioni ipnagogiche.

Insomma… tra la noia del cantautorato contemporaneo, oggi possiamo parlare di una nera e vivace ventata di convincente emozione!