Colle der Fomento – Anima e Ghiaccio

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COLLE DER FOMENTO
Anima e Ghiaccio

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C’era una volta l’Hip-Hop italiano. O forse non c’era mai stato…In effetti quando la corrente musical-culturale nata nel Bronx ha incontrato il Bel Paese ne sono scaturiti più dubbi che certezze. Successivamente alla prima micro-espansione dai confini newyorkesi, nella prima parte degli anni 80 l’Hip-Hop in Italia era più che altro un fenomeno “da cantina”, portato tra la gente in maniera silenziosa e coraggiosa da pionieri quali Ice-One (a Roma) e DJ Gruff (a Bologna) essenzialmente con cassette artigianali o serate casalinghe a numero chiuso. Poi a fine decennio il boom dei Public Enemy e del loro Hip-Hop socio-politico ha portato la corrente nei centri sociali, nei quali il concetto di musica impegnata è stato estremizzato ed il microfono era diventato un viatico per chiunque volesse esprimere la propria rabbia. Sfortunatamente nella maggior parte dei casi la tecnica e la ricerca musicale erano messi in terzo piano e soprattutto non c’era nessun tipo di spirito Hip-Hop negli improvvisati rappers, ignari delle basi e dell’evoluzione di una cultura i cui elementi portanti erano a loro lontani.

Ci sono voluti gli anni 90 per arrivare ad un filone di Hip-Hop italiano conscio del proprio stile. Inevitabilmente però, l’Hip-Hop universale nel frattempo era cresciuto, aveva subito rivoluzioni sl proprio interno e soprattutto era stato scoperto dai media, tant’è che si parlava già di commercializzazione e di arte svenduta. Così, mentre negli USA ( ma anche in Francia) già si faceva l’elenco dei sottogeneri, da noi si partiva quasi da zero, con artisti volenterosi ma spesso privi di una vera identità stilistica dovuta al voler percorrere dieci anni di storia in un solo disco. E purtroppo l’assenza di una nostra “old school” ha fatto sì che la scena italiana crescesse troppo rapidamente e quindi, paradossalmente non crescesse affatto.

Fortunatamente c’era chi aveva già le idee chiare e faceva iniezioni di creatività che sono rimaste scolpite nel tempo come fossili. E non è un caso che i due gruppi probabilmente più importanti per la svolta dell’Hip-Hop italiano siano affiliati ai due pionieri di cui sopra: i Sanguemisto di DJ Gruff e i Colle Der Fomento di Ice-One. Se i primi hanno fatto un solo album per poi dar vita a rispettive carriere solistiche (su tutte quella di Neffa, ora impegnato in altri generi), i Colle Der Fomento sono stati il gruppo-faro della scena capitolina per anni e tutt’ora sono nella stretta cerchia dell’elite nazionale.

“Anima e Ghiaccio” è il loro terzo album (finalmente in uscita ben 8 anni dopo il loro secondo, “Scienza Doppia H”, del 1999!) ed è anche il primo album in cui non c’è Ice-One a curare la produzione. Ridotto quindi alle sole due storiche voci, Danno e Masito, il Colle affida la parte musicale a diversi nomi noti e meno noti della scena, tra cui Mr.Phil, DJ Shocca e Don Joe dei Club Dogo. Comunque, seppur privi del loro mentore e beatmaker naturale (il quale ha in ogni caso abbandonato il progetto già da anni) le atmosfere sono sempre quelle cupe a cui il Colle ci ha abituato. Zero concessioni a suoni facili e morbidi, la strada che si segue è sempre quella di un Hip-Hop allo stato puro. Dopo un’introduzione che sottolinea proprio questa tendenza, a togliere ogni dubbio c’è il manifesto “Ghetto Chic”, egregiamente aperta da un campionamento dal film “Accattone” di Pasolini, su un tiratissimo beat di Lou Chano, i due rappano un testo che gioca sulle contraddizioni di chi emerge in modo positivo da povertà e degrado sullo sfondo di una città (Roma) che “metà e discarica e metà illumina”. A seguire un notturno beat alla Showbiz di Turi è il tappeto adatto per “Pioggia Sempre”, un attacco nemmeno troppo metaforico alla società dei ricchi che si arricchiscono sempre di pià a scapito delle classi minori, a cui appunto è destinata una vita di “pioggia sempre”. Esemplare il verso di Danno, con varie perle come “il conto non va mai in pari, tra banchieri e palazzinari, hai pagato per il sole e t’hanno dato solo temporali”. La tensione viene momentaneamente interrotta da due classici pezzi da battaglia, “Benzina Sul Fuoco” (e Danno sembra voler confermare il suo status come uno degli mc più rispettati d’Italia) e il primo singolo “Più Forte Delle Bombe”, dal sound piuttosto trascinante. Ma se già nella successiva “Capo di Me Stesso” il testo è di nuovo pesante, capace di far trasparire il senso di frustrazione nonostante un beat un pò troppo convenzionale di Don Joe, il clima si fa di nuovo tetro in “Solo Amore”, un rifiuto di allinearsi alla massa approcciato in maniera filosofica, dando la massima importanza al rimanere coerenti con le proprie idee (“Questa è la potenza, è rap nella sua essenza, il più grosso motivo per farti rosicare ma è solo amore se amore sai dare”). Spicca la produzione minimalista di Squarta i cui ritmi fanno tornare a cavallo tra vecchia scuola e sperimentazione underground. Ma chi ancora una volta fa centro è Mr. Phil, che in “Accannace” dà al Colle la migliore base dell’album, una tesa batteria con campionamenti ridotti all’osso e centellinati in maniera chirurgica. Il tutto è reso ancora più potente dal fatto che Danno interpreta uno dei versi più efficaci della sua carriera, un vero condensato di quello che il pezo vuole trasmettere, cioè la critica all’uniformità dettata dai modelli voluti dalla peggiore televisione: “lo sai che io non sono amico di Maria e tengo fuori a forza venditori porta a porta dalla vita mia, la mia domenica non è mai buona e non rispondo e non partecipo e non passo la parola”. In “La Fenice” c’è l’unico ospite di lusso, Kaos, la cui poetica è sempre al top e ribadisce l’unità di visione tra lui ed i suoi colleghi romani. Il risultato è un pezzo classico, con ogni verso infuocato ed aggressivo come ci si aspetta. In “Questi Giorni” e “Punti di Domanda” lo scetticismo verso la società è di nuovo sottolineato in varie salse, seppur non sempre focalizzato al 100% su un punto preciso. Bello e quasi commovente invece il testo di “Fratello Dove Sei”, una ricerca di unione nella comunità Hip-Hop rivolta con sincerità a chi si è perso nella trasformazione commerciale di questa cultura (“Fratello dove sei, sorella dove sei tocca dasse retta perchè forse questo è quello che ci spetta”; “con lo sguardo triste quando parli di un traguardo che non esiste, si capisce che hai rinunciato…”). Fa l’occhiolino all’electro la produzione di “Sorridi”, perfetto tappeto per un tagliente testo che fa le scarpe ad un certo (diffuso) tipo di politici:”col tuo sorriso per cui tutti vanno pazzi ci vendi a trance dopo averci fatto a pezzi” o ancora “amici elettori, repressione!repressione! lo stesso controllato è il controllore”. Senza dubbio una delle composizioni migliori nell’ambito del rap politico dai tempi di “Fight Da Faida”. A chiudere l’inevitabile pezzo dedicato a Roma, “RM Confidential”, stavolta in salsa molto più amara rispetto al loro vecchio classico “Il Cielo su Roma”. Qui infatti la parte nostalgica rimane solo nel sound, dominato da un giro di piano che si sovrappone ad una lenta batteria. Il testo, in questo caso prevalentemente in dialetto, dipinge una città cattiva e stressata, meglio sintetizzata da qualche frase di Danno. “qui tutto l’anno famo i botti, uno sull’altro e me li sento tutti addosso e semo troppi”; “è una città de preti e de coatti, paralizzata che se move a scatti”. Sul pezzo è presente anche il rapper Supremo, il cui versamente è francamente trascurabile.

Da “Anima e Ghiaccio” si percepisce con chiarezza la passione di Danno e Masito, la cui ricetta non è sicuramente cambiata negli anni e questo rende virtualmente identico il loro approccio ed il loro stile. E’ ancora innegabile che, nonostante gli evidenti progressi di Masito, Danno sia l’mc più d’impatto del gruppo, sia a livello tecnico che di contenuti. Ma l’alchimia fra i due rimane alta ed i testi hanno la capacità di catturare, ancor di più quando l’argomento è centrato e non ci si perde sul generico. Con una produzione da buona ad ottima che si aggiunge a tutto questo, il lavor è di sicuro uno di quelli che alza il livello dell’Hip-Hop nostrano, tracciando una doverosa e netta linea tra chi fa sul serio e chi utilizza il rap come territorio franco dal quale fuggire appena non conviene più. Ma il Colle der Fomento ha messo le radici, anzi in realtà ha contribuito a piantarle…