Gino Paoli e Ornella Vanoni – Ti Ricordi? No, Non Mi Ricordo recensione

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50 anni di storia della musica italiana.

Raccontarli sarebbe un’impresa esasperata per il semplice fatto che, da qualsiasi punto si voglia partire, un miliardo di nomi potranno tornare alla memoria e raccontare un ulteriore capitolo dell’immortale storia dell’arte di fare canzoni. Dove, quindi, iniziare? Partiamo dagli anni sessanta: un periodo in cui nascevano le prime canzoni d’amore, le prime melodie meravigliose, i primi “valzer commerciali”. Quest’ultima affermazione non vuole attribuire al periodo più giocoso della storia il merito di aver inventato la danza d’amore più elegante del mondo, ma semplicemente ricordare che, nel tempo del beat e del rock’n’ roll, s’inserì, tra le righe di un pentagramma magico, un brano di assoluta delicatezza che si chiamava “Senza Fine”. Un valzer fuori moda, una canzone strana: un brano immortale dedicato ad una donna dalle grandi mani e dal grande spirito scritta da Gino Paoli per Ornella Vanoni.

A dirla tutta Paoli è sempre stato famoso, nel corso della sua storia, per le sue varie relazioni (Vanoni, Sandrelli, ecc.) e si può, infatti, tranquillamente affermare che senza le donne che tanto lo stregavano e lo ispiravano non sarebbero mai nati i grandi capolavori della musica leggera italiana. La Vanoni, dal canto suo, ha avuto una schiera di uomini che l’hanno formata nello spirito facendola diventare una donna forte e determinata nonché la più grande interprete del panorama italiano. Una voce intensa che si rispecchia in un animo difficile, tormentato, incredibilmente misterioso che sapeva creare poesia del comporre canoni. “Senza Fine” fu un successo senza precedenti, nonostante lo scetticismo dei produttori ( “Gino! Va di moda il rock e tu mi porti un valzer!” ), doppiato poi dalle tante altre pietre miliari che Gino ci ha saputo regalare in quel periodo (“Il Cielo In Una Stanza”, “Sapore Di Sale”, “Sassi”, “Che Cosa C’è”, “La Gatta”, ecc.). Nel corso del 1961, tra i due cantanti, nacque un sentimento profondo che, però, non seppe reggere lo scorrere del tempo e lo spirito di Gino. Successero tante altre cose determinate dal nascere di nuovi amori, da morti improvvise (Luigi Tenco) e dai tempi che cambiavano trasformando anche la canzone italiana da poesia a prodotto confezionato per innamorati.

Giunse il 1985: l’anno d’uscita dell’album “Insieme – Live”. I due amanti, che da tempo si erano perduti, ma che continuavano a scambiarsi canzoni e vecchi ricordi, decidono di incidere un cd insieme per cercare, attraverso la pubblicità, di ridestare la curiosità degli spettatori verso la loro vecchia relazione e verso la grande musica che, sempre attraverso le storie d’amore, sembra permanere in eterno attraverso il tempo. Il rapporto tra i due cantautori (anche Ornella aveva iniziato a scrivere canzoni in proprio) sembra non essere cambiato e il disco, come anche la tournee, registra un numero impressionante di vendite.

Passano gli anni e altre canzoni nascono (“Quattro Amici”, “Averti Addosso”, “Una Lunga Storia D’Amore”, ecc.) fino ad arrivare al 2004, un anno che determinerà, una volta per tutte, l’assoluta immortalità di alcune determinate canzoni e delle storie d’amore permeate non solo dal sentimento, ma dal rispetto reciproco tra due persone che attraverso le piccole cose, anche se non sembravano molto coinvolte, sanno costruire la più salda delle relazioni in cui niente e nessuno sa entrare o capire, probabilmente neanche loro stessi. E’ l’anno di “Ti Ricordi? No, Non Mi Ricordo”, il ritorno nella discografia e nei teatri di Paoli e Vanoni.

Un disco meraviglioso, delicato, puro forse il più sincero delle loro carriere contornato da canzoni che raccontano, dopo ben 19 anni, come sopravvive una relazione fatta ormai di ricordi che, però, sembrano riportare indietro nel tempo i due amanti: l’innamorata e il poeta. Le due figure, molto interessanti, sono interpretate con grande passione e, anche nell’ambito della loro unione sembrano distaccarsi a livello di coinvolgimento poiché sicuramente la donna si trova più all’interno dei sentimenti dell’uomo che, invece, sembra concentrato, apparentemente, in altre cose poiché è troppo forte per cedere a ciò che gli risulta ovvio. Il tutto si apre con “Boccadasse”: l’inizio dell’avventura verso i ricordi attraversati da una casa sul mare (il luogo ideale dove abitare per la Vanoni) e da un dialogo fatto di dimenticanze e certezze di romanticismo. In questa sezioni la Vanoni e Paoli sembrano essere distanti tra loro, ma, all’improvviso, ecco che dal dialogo la casa al mare si materializza e i due amanti sono ancora lì. Non si sa se per volere dell’uno o dell’altro: “Non so cosa m’è preso questa sera, ti parlo come fossi ancora qui. Mi volto e sei seduta vicino alla finestra; sorridi come tanto tempo fa”; l’inizio di una dolcissima melodia che presenta all’ascoltatore la canzone più bella dell’intero album tra la commozione e l’universalità del dire che è possibile non far frammentare i sogni dal tempo: “Fingere Di Te”. Due duetti incredibili.

A questo punto i due amanti si separano per diventare due entità autonome rivelando, quindi, le loro due anime: “Il Buon Senso” (Ornella, l’amore passionale che ammette sbagli) e “Lo Specchio” (Gino, l’oggettività del sentimento non coinvolto) collegato a “Magari” dove Gino e Ornella continuano a scambiarsi ricordi cercando di vedere il lato positivo dello scorrere del tempo.

Dove, però, esiste l’oggettività esiste anche il suo opposto al quale anche Gino cede attraverso “Uguale A Te”, ammettendo che il mondo è un posto crudele, ma sapere dell’esistenza della propria amata sa sempre far notare che, tutto sommato, anche nel posto peggiore del mondo si starebbe bene se si ha la persona giusta.

Di nuovo, poi, le due anime si separano tornando alla normalità: “G.A. – Lux” e “Annamaria” (storia di vita vissuta); “Sogni” e “L’Azzurro Immenso” (ancora l’amore che ti rapisce).

Per l’ultima volta, poi, i due amanti sembrano ricongiungersi, però, con un’accezione diversa: sanno che non si ameranno per sempre e che tutto, in qualsiasi momento potrà finire (“Io Non T’Amerò Per Sempre”), ma rimarrà sempre la complicità (“Una Parola”). Un finale aperto che lascia spazio a molte domande.

Una storia d’amore meravigliosa raccontata attraverso parti mai viste e che mai se ne vedranno. Dal mondo incantato della musica alle pagine di un libro (Enrico De Angelis – Noi Due Una Lunga Storia) “Ti Ricordi? No, Non Mi Ricordo” è un album forte che ha sconfitto l’erosione del tempo sui sentimenti.

Vedere queste cose, al giorno d’oggi, non è possibile o meglio lo è soltanto per chi lo vuole.