Incomprensibile Fc “Superfast Nonstop”, recensione

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All’ombra della Mole Antonelliana vivono le idee di un originale power trio che (almeno personalmente) mi ha colpito con il proprio coraggio d’osare. Si chiamano Incomprensible Fc e sono dediti ad una stralunata mescolanza di generi, ricchi di richiami seventies, legati imprescindibilmente alla cultura hip hop e rock, talvolta limato da metalrap e aliti elettronici.

Dopo l’anteprima vestita da Ep, la band arriva finalmente alla pubblicazione di questo Superfast nonstop, promosso dalla sinergia tra Ikebana Records, Goodfellas e Fleisch Agency. Un disco che riesce a ridefinire ancoraggi stilistici mediante congetture ragionate e un’ottima produzione… proprio come dimostra l’incipit del full lenght. Un progressivo avvicinarsi sintetico a note algide e ridondanti che trovano vita tra i movimenti dei piatti ed intuizioni danzanti. Un vortice sonoro in grado di avvicinare riffing anni’70 con la granulosità Prodigy e le battenti ombre industriali.

Il brano iniziale sembra, senza troppi dubbi, avere i contorni della sorpresa, in grado di appressare l’ascoltatore curioso mediante suoni e volumi accorti, ideali ponti espressivi tra generazioni differenziate. Infatti, proprio questa coraggiosa mistura sonora coglie nel segno, anche grazie ad accorgimenti rap che tornano prepotenti nell’ovattato battito di Rockstep revolution. Il brano alimentato da uno scratching tipico dell’age d’or, si mostra pronto ad unirsi a rockriff tipicamente Rage Against the machine, per un viaggio rapido ed esplicito che, tra filtri e note stoppate, infonde rabbia e arte al servizio di un curioso crossover, qui impreziosito da DJ Slait della Machete Empire.

Con Che male c’è torniamo poi nei profondi antri sintetici che, attraverso spezie d’n’b, allineano gli entusiasmi delle “riflessioni” Casino Royale con (in aggiunta) richiami chatchy e barre underground. Un insieme di fattori che giocano con parole e movimenti, filtri e piccoli divertissement pronti a tornare anche in Ayahuasca, che con il suo ritmo andante riporta alla mente i Black Keys di El Camino, per poi virare su impostazioni Spirit in the sky, anche grazie ad un uso stoppato delle toniche. Il cambio espressivo della traccia anticipa poi i graffi vinilici di Dr.Gonzo, il cui sguardo folk blues va a specchiarsi sulle polveri distorte di sampler e ritmica; un brano che traina verso un impatto sonoro straordinario per il quale appare impossibile rimanere inermi. Pertanto, non dovrete che lasciarvi andare in questa magica e variata trance…senza fermarvi, perché sarà una Non stop sorprendente.

Infine, impossibile non segnalare tra i momenti più interessanti dell’album la voglia di distruggere, raccontata dal power trio attraverso piacevoli stop and go, in cui la linea vocale sofferente e ridefinita deforma le linee narrative apparentemente legate al mondo classico.
Insomma, un disco che ha voglia di mandare a “fare in culo” (scusate il francesismo) in maniera diretta (…vi basterà osservare la cover art) e che al contempo ci invita ad unirci alle sensazioni avvolgenti di un mondo nuovo.