Luca Poletti Trio “Colors”, recensione

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Se andassimo ad analizzare il concetto del colore da un punto di vista bio-scientifico andremmo forse a perdere la poesia che il colore stesso stimola in noi. Da cripto artista ho da sempre cercato di vedere i colori come qualcosa di vivo e pulsante, senza mai riversare i miei intenti cromatici verso il freddo concetto di fotoricettore. Le tinte, qualunque esse siano, celano da millenni rappresentazioni allegoriche della vita, attraverso intrecci sociali, antropologici e psicologici. Infatti i cromatismi, da sempre, rappresentano molto di più di quello che appare: raccontano sensazioni, emozioni e narrazioni figurative… proprio come le note di questo interessante debut album del Luca Poletti Trio, abile nel definire, sin dalla cover art un variegato cosmo di tonalità sonore, metaforizzate dalle terre immortalate da Dan Brady.

Proprio questi lucenti colori trovano spazi vitali attraverso un percorso jazz delicato e attentivo, che mette in risalto la lucidità compositiva di questa abile triade composta da Luca Poletti, Stefano Senni e Matteo Giordani, ai quali si affiancano guest star del calibro di Paolo Fresu. Volenti o nolenti è proprio la partecipazione attiva del musicista gallurese a catalizzare l’attenzione, ma… solo sul principio; infatti ascoltando le 17 tracce di questo Colors, ci si può immediatamente rendere conto di come l’apprezzato trombettista sia solo il delizioso e dorato ingranaggio di un disco che offre un’interessante visione armonica, ben assestata tra jazz classico, easy listening, free e (poca) sperimentazione.

La tracklist arriva ad alternare tracce reali a gustosi e brevissimi prelud,i che fungono da sviluppi narrativi, in grado di definire al meglio una forma strutturale di un disco che trasuda note. Il platter, tradizionalmente jazz, propone sonorità differenziate, che avranno seguito tra gli amanti del genere, ma che potrebbero (senza molti dubbi) essere materiale attrattivo per chi non vive a stretto contatto con le blu note. Esempio cardine di questa trattazione tout court è la splendida This is for you, composizione dal facile impatto, in cui la calda vocalità di Annika Borsetto, arriva a stemperare il classicismo jazz in cui è avvolto questo full lenght. Infatti, proprio attraverso un’inattesa linea di cantato, che per certi versi si avvicina al blues ed al gospel, l’ascoltatore riesce a tradurre le emozioni intuite dalle tracce iniziali, arrivando a concretizzare il crocevia tra sensazioni solari ed aperte (Strolling Around) e melanconie narrative (Preludio#1 , Preludio e fuga (dalla realtà) ).

Il disco, chiuso a cerchio da Prologo ed Epilogo, si fa soffuso ed osservativo attraverso le sonorità di Sirene, la cui diffusa armonia satura le emozioni con fluidità ed emozionalità, tra slap ed atmosfere eleganti, pronte a vestirsi di groove con Bastian oirartnoc, il cui animo jazz si fonde a contorni espressivi modulati su falsi finali e reprise.

Se poi la brevità inquieta di Preludio#3 ci porta negli antri bui dell’album, è con i rimandi alleviani di Leo che la composizione degli autori dona immediatezza e profondità, di certo più centrati rispetto alle auree funky espresse con Sold 20%. A chiudere il full lenght è la “distaccata” titletrack, brano di chiusura per un viaggio da ascoltare con attenzione, unica modalità
per riuscire a comprendere un disco che racchiude in sé l’anima vera del musicista, pronto a raccontare attraverso partiture nobili le sensazioni di un mondo che, nonostante le sue scale di grigio, è ancora rappresentabile da luminosi cromatismi, qui intercalati tra Herbert Hancock e Bill Evans.

In fondo Questo non è un disco…è semplicemente Colors.

Tracklist

1.Prologo
2.Strolling Around
3.Preludio # 1
4.Raining Grey
5.Preludio # 2
6.Sirene
7.Prelidio # 3
8.Bastian Oirartnoc
9.This Is For You
10.Preludio # 4 (Leo)
11.Leo
12.Preludio # 5
13.Preludio e fuga (dalla realtà)
14.Preludio # 6
15.Sold 20 %
16.Epilogo
17.Colors