Modena City Ramblers – Onda Libera. Recensione

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Il sentimento della libertà…una bella utopia, ma sarà possibile un giorno? Nessuno dice il contrario, poiché qui si vuole parlare di una scossa irrefrenabile che non permette di fermarsi davanti a nulla. L’aiuto non è fornito soltanto dal fatto che siamo tutti sognatori di un’Italia migliore, ma da qualcosa di più grande: andare lontano, conoscere, non fare gli stessi sbagli dei tuoi compagni…imparare che l’utopia non è una fantasia. L’Irlanda ancora una volta, aiutata da ritmi reggae e tzigani, prende la parola in questa marcia verso un nuovo domani.

Parte II – Onda Libera

Sono passati 15 anni dall’esordio dei Modena City Ramblers e molte cose sono accadute: molti membri se ne sono andati, chi in cielo ( il 6 Ottobre 2007, muore in un incidente stradale Luca “Gabbibbo” Giacometti ) , chi per strade solitarie; altri hanno preso in mano le redini del gioco; c’è stata un’ evoluzione non male nei testi. Cambiò tutto, tranne lo spirito in “rosso”. Dopo un ultimo incredibile album ( Dopo Il Lungo Inverno ) e una raccolta ( Bella ciao – Italian Combat Folk for the Masses ), i Modena, anche senza Cisco, decisero di andare avanti perché sia il pubblico sia l’ispirazione non li abbandonava. Raccontare altre storie viaggiando è il motivo principale di un nuovo album pieno di storie indimenticabili e dalla incredibile delicatezza, le quali decidono di affrontare tematiche non poco facili in tempi come questi.
Anticipato da un tour in ogni parte d’Italia, “Onda Libera” ( il titolo è l’unione di due canzoni/omaggio fatti dai Modena nei confronti dell’associazione “Libera” contro la mafia e al movimento studentesco “L’Onda” ) non è stata proprio una sorpresa per i fans, i quali, però, hanno apprezzato di gran lunga l’insieme che ne è derivato grazie a molti fattori. Innanzitutto un maggiore “ordine” a livello di band: Davide “Dudu” Morandi: voce, basso, chitarra acustica, chitarra elettrica, banjo, glockenspiel, armonica; Elisabetta “Betty” Vezzani: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, tamburello, mandolino; Roberto “Robby” Zeno: batteria, percussioni, cori, mandolino, chitarra acustica, pianoforte; Francesco “Fry” Moneti: chitarra acustica ed elettrica, chitarra baritono, violino acustico ed elettrico, violino indiano, banjo, oud, mandolino, cori, voce; Franco D’Aniello: flauto, tin whistle, tromba, sassofono, cori, chitarra acustica, glockenspiel, percussioni; Leonardo “Leo” Sgavetti: fisarmonica, pianoforte, organo, organo hammond, clavinet, vibrafono; Arcangelo “Kaba” Cavazzuti: batteria, percussioni, chitarra acustica, basso, charango, pianoforte, tromba, shaker, banjo, cori, voce; Massimo “Ice” Ghiacci: basso elettrico ed acustico, contrabbasso, tea-chest bass, sassofono, cori, chitarra acustica. Tutto questo permette, ovviamente, di ricercare una maggiore compostezza anche a livello musicale. I brani, infatti, danno l’idea di essere stati attentamente studiati in ogni loro particolare, facendo quindi notare un’ evoluzione da tenere sotto d’occhio per il prossimo futuro.

In base ad alcune riflessioni, si può dire che “Onda Libera” potrebbe essere tranquillamente categorizzato come un concept album. Comincia con il “moto” che da inizio alla voglia di andarsene: “Onda Libera”, legata, a sua volta, da descrizioni di una terra orgogliosa di ciò che è ( Libera Terra ) perché sa che un giorno tornerà a far sorridere il suo popolo. Arriva il momento dei ricordi: “Valzer Chiuso In Soffitta”, dove una figura anziana osserva malinconica come sia diventato il suo “paese”: freddo, artificiale per le campagne promozionali…dove sono i vecchi valori? Dove è finita la terra dei suoni che conosceva? E’ tempo di andarsene per ritrovare i veri ideali: si prende una nave e si tenta di cercare un percorso, ma, improvvisamente, “Il Naufragio Della Lusitalia” per approdare su terre, solo all’apparenza, conosciute. Ecco il momento più difficile che ricorda di come è importante non fare di tutta l’erba un fascio: “Figli Del Vento” ( dedicata al popolo dei Rom ) e “Di Corsa” ( dedicata ai profughi ). Qui, i Modena sembrano non trovarsi male e continuano a sognare nella ricerca della pace attraverso la descrizione della reale idea di vita matrimoniale, l’unico modo per sopravvivere alle tempeste della vita: “Il Mulino E Il Tuo Giardino”. L’entusiasmo, però, davanti alla realtà dei fatti sembra venire meno ( Prigioniero Di Chi?; probabilmente riferita anche alla detenzione di Aldo Moro nel covo del BR ), ma la gabbia è solo un illusione mentale ed ecco, quindi, che torna utile ricordare il reale motivo per cui si è deciso di attraversare il mare: “C’è Tanto Ancora”. Ora il monito è quello di non ricadere nei tranelli di chi regge i fili di tante marionette: “Libera Mente”, una serie di consigli che aiutano a riflettere, ma con la propria testa. Giunge un’atmosfera macabra, il brano più d’impatto dell’album: “La Ballata Della Dama Bianca”, il più ignorato degli spettri italiani. In collegamento al brano precedente, giunge infine l’immagine da sdoganare: “L’Uomo Nell’Alto Castello”, un signore immobile che non si cura di nulla, ma che sta inesorabilmente morendo. Ne è valsa la pena di prendere tanto potere per poi restare da solo?

“Onda Libera” non è solo il “Decamerone” a livello di testi, ma anche linguisticamente ( in “Onda Libera” si ha l’unione del dialetto emiliano e partenopeo per far notare come la musica abbatta le differenze tra i popoli ) e musicalmente: esistono vari insiemi di melodie che prendono spunto dai cari vecchi temi irlandesi ( Libera Terra ), avvicinandosi poi verso altre culture ( Figli Del Vento ) o altri generi ( Valzer Chiuso In Soffitta ), per poi giungere anche alla musica leggera ( Il Mulino E Il Tuo Giardino ). Tutto questo nuovo tono di varietà è immesso anche vocalmente, poiché le due voci principali ( Dudu & Betty ) sembrano distribuirsi i brani in maniera proporzionata. Da notare la copertina, sulla quale sono impressi i primi articoli della Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani.

Qui si assiste alla testimonianza che non siamo in pochi a credere che è possibile vivere meglio con un desiderio chiuso nel cuore. Ebbene sì: tutto questo è possibile anche in Italia. I Modena, ancora una volta, fanno riflettere, stavolta senza grandi leader, senza grandi ricordi, ma con una storia qualsiasi che racconti un mondo che può essere riscoperto.


Conclusione

Nel 1994 si diede voce al popolo attraverso la musica indipendente. Nessuno poteva sapere cosa sarebbe diventato quel grido, ma oggi è così impetuoso che si è riusciti a materializzare i sogni dei lavoratori e di ogni voce soppressa dal “Politically Correct”. Sono cambiati i narratori, i modi di raccontare, ma cosa è rimasto a distanza di anni? L’amore per il proprio paese. I Modena sono innamorati dell’Italia e cercano, attraverso la musica, di ricordare a tutti che solo tornando ad innamorarci della patria della poesia, delle grandi conquiste, della cultura, sarà possibile cambiare qualcosa. L’Italia non sta morendo, è solo stata messa nelle mani di chi vuole distruggerla, sta a noi salvarla.