Public Image Limited. Live, Genova 21 luglio 2025
Partiamo dal fatto che vedere i Public Image Limited a Genova è un evento, e di questo è necessario ringraziare Ahula Eventi e l’associazione Mojotic, che lascia le coste della natia Sestri Levante per arrivare nel cuore della Superba. Infatti, la straordinaria serata di ieri (21 luglio 2025) ha portato fan di ogni età nella magica location dell’Arena del mare, al cospetto dei magazzini del cotone, antico cuore pulsante della città operaia.
Il live, posto ai margini del ventennale del Mojotic Festival ha inizialmente visto salire sul palco il progetto musicale Kyoto, disegnato con coraggio da Roberta Russo, cantautrice, performer e poliedrica batterista, dedita a sentori spoken word dall’area oscura, in cui stilemi Post Punk e venature Industrial-Techno hanno definito una crasi tra arte e musica.
L’autrice, in pochi brani, ha destabilizzato i presenti, mostrando originalità e coraggio, attraverso una mescolanza di sensazioni che, (so)spinte dalla sezione ritmica, hanno definito un mood trainante e a tratti ipnotico.




Mentre il sole cala sul mare e gli ultimi traghetti scivolano al fianco del palco posto a due passi dalle acque, il palcoscenico viene conquistato da Ringo. Partito dalle fucine di Virgin Radio e sceso a valle con il fidato Bonzo Bisi, il DJ si è prodigato per scaldare gli animi di un sottopalco piuttosto posato e osservativo.
Dopo qualche disgressione, posta tra Punk e New Wave, Ringo saluta distribuendo gadget, mentre il sole tramonta oltre lo skyline genovese, per lasciare posto la cult band dei Public Image Limited.

Alle 22 circa, infatti, l’attenzione si posa immediatamente sull’iconico frontman, che non ha solo rappresentato il punk inteso nella sua accezione più pura, ma definisce oggi contorni sonori di una delle band più acclamate del Post Punk, qui sporcato (o se preferite contaminato) da Psycho-Dab, Tribal, intarsi Electro Dance e metodologie New Wave. Strutture sonore che questa sera sono tornate grazie ad una scaletta pronta a raccontare non solo le origini, ma anche il nuovo mondo ripartito nel 2009 con quel nuovo logo che capeggia su un drappo rosso, proprio sopra le quinte di questo atteso This is not the last tour.
La setlist attesa viene confermata, seguendo i passi sonori proposti a Taranto e Bologna (le altre due date italiane); ad aprire le danze sono, difatti, Home e Know Now, che restituiscono uno stato di forma invidiabile. Rotten si presenta in basket short davanti ad un leggio, su quale i testi della band scorrono tra le folate di vento a cui Genova è abituata, mentre ai lati di Mr. Lydon si posizionano l’incredibile talento chitarristico di Lu Edmuns, le potenti toniche di Scott Firth e un metronomo di nome Bruce Smith.


La band, spinta da un frontman teatrale, comunicativo e istrionico, osserva la propria storia attraverso una scaletta ben calibrata, in cui spiccano This i not a love song (ovviamente), una versione extended di Poptones e la magnifica performance di Flowers of Romance. Infatti, proprio il brano estratto dalla loro terza fatica, ha regalato un magnifico climax musicale, sorretto da un potente contrabbasso elettrico, riverberi e quella rara forma comunicativa che ha reso John Lyndon un essere mitologico.
Lo show è proseguito poi con Warriors, il fondamentale anthem Public Image e la provocatoria Shoom, proposta poco prima di un bis che ha offerto Open-up, traccia dei LetField pubblicata nel ‘93 proprio in featuring con l’ex Sex Pistols, la trainante e, per certi versi, onirica Rise e la spigolosa Annalisa, pronta a dimostrare quanto le doti vocali e teatrali di Lyndon non siano marcatamente mutate nel tempo.