Subtrres “Polluted Roots”, recensione

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La vita attuale è inquinata alle radici.

Partiti dalla Bologna del 2014, i Subtrees arrivano alle pendici del monte Bervisti portando in dote un disco pensato e sviluppato attorno alla tematica della memoria e del trauma, alimenti narrativi che fungono da fulcro ad un vero e proprio concept. Sette capitoli avvolgenti, in cui l’urgenza espressiva emerge in maniera fluida e continuativa.

La realtà descritta dalla band ha il proprio incipit con le strutturazioni post rock di Syngamy, in cui la stasi iniziale viene dirottata verso un breve tracciato, che ritrova l’iniziatico fil rouge nella partitura di Everything’s beautiful, nothing hurt. La composizione, probabilmente annoverabile tra le migliori della set list, delinea un crocevia di sensazioni e rimandi particolari, riuscendo ad offrire una linea di basso ordinata ed espressiva oltre ai graffi estetici di Roberto Andrès Lantadilla (che tanto ricordano gli albori dei Stone Temple Pilots e Nirvana). Il continuum trova poi la via da percorrere nella stimolazione cripto-stoner di Conversation#1 hero’s death, posta tra stop and go, estremismi controllati e reminiscenze ISIS.

L’album, registrato nella loro Bologna, sembra voler dilatare le proprie intuizioni, riuscendo con clangore a giocare con stilismi rigidi e predefiniti, fornendo così all’ascolto diversificate situazioni in cui trovare e conservare distorsioni eclettiche (Conversation #2), ideali per mostrare cromatismi fagocitanti. Da qui si riparte alla volta di “riflessi” osservativi per poi trovare degna conclusione nella terminale Jungle/overexposure, inquieto atto conclusivo di un disco impreziosito dalla buona opera di artwork curata da Valentina De Felice, abile nel dare forma visiva alla perfettibilità dei ricordi e alla contestuale paura di distorcerli… perdendoli nell’antro misterioso della nostra mente.

1. Syngamy
2. Everything’s Beautiful, Nothing Hurt
3. Conversation #1 (Hero’s Death)
4. Conversation #2 (Adam’s Resurrection)
5. Reflections
6. Motorbike
7. Jungle/Overexposure