Sun Na

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Come spesso accade con le novità musicali in ambiti poco classificabili si può fare la scelta di parlarne in termini colti, collocando al posto giusto riferimenti, contesti, citazioni e passaggi, oppure di ascoltare lisci, provando a stare sopra o sotto i rimandi, a far fluire musica senza l’intorno.

Spesso questo bivio e la sua risoluzione del momento sono un discrimine che fa anche da indicatore del prodotto con cui si ha a che fare. Ed è un indicatore generalmente crudele ma di relativa precisione. Voglio dire: se una barzelletta devi spiegarla dall’inizio alla fine allora magari sarà anche segno di raffinatezza e qualità alta dei contenuti, ma la barzelletta avrà perso i motivi per cui esiste e trova diffusione: coinvolgere e far sorridere chi c’è.
È per questo che le note, il booklet, le interviste a Fuschetto e l’esegesi del progetto mi fate la cortesia di andarle a leggere non solo dopo aver letto qui, ma anche dopo aver ascoltato il lavoro.

Scrivo queste righe dopo e durante i suoni, mentre li ho nelle orecchie.

Progetti come questo sono certamente un gran lavoro mentale, di raccolta, analisi e sintesi di flussi e materiali differenti. Un obiettivo sano e sensato che la musica “colta” o comunque non pop può e dovrebbe darsi dopo il novecento è arrivare; non può più esistere la sola contemplazione, catalogazione, enciclopedica ostensione di un’architettura musicale, per quanto variegata questa possa essere. È tempo, da tempo, di portare i suoni nelle mani di chi per ultimo li vive, traducendo il lavoro progettuale in musicalità. È qui che Max Fuschetto raggiunge, in più punti, un approdo soddisfacente, e non usuale nell’ambito di cui parliamo. Sùn Nà arriva anche in pancia, racconta, riscalda. Non tutto il percorso mi appare completamente fluido e godibile con pienezza, ma sono finalmente contento di ascoltare un lavoro in cui le culture e le tradizioni che lo hanno generato non privano il loro figlio dell’autonomia, che è uno dei pochi motivi per cui davvero uno dovrebbe ascoltare una nuova uscita musicale: la capacità del prodotto di stare in piedi da solo e camminare fino, appunto, ad arrivare a chi lo ascolta, senza il riferimento culturale a fare da badante. Musica non senza passato, ma che usa quest’ultimo come nutrimento, non come vestito, avendolo dentro anziché fuori. Tutte le meravigliose, coloratissime vagonate di cultura che un nuovo progetto musicale può portare con sé non possono essere la giustificazione narrata dell’insostenibile fatica da fare ad ascoltarlo, perché la musica racconta o non è, quantomeno non più dopo decenni di sperimentazioni che, pionieristiche agli inizi, avevano quantomeno l’attenuante e l’autorevolezza di chi apre un sentiero e documenta anche fatica a cercare.

Se mi piace? Vi ringrazio della domanda. Questioni di pancia qui non se ne fanno mai e ognuno sceglie per sé, ma c’è da godersi una varietà timbrica ampia e respirata in scelte che spaziano lungo gli anni e la modernità, con strumenti classici ma anche elettricità e chitarre, e con l’anima dei legni a vibrare in una resa acustica che restituisce la materia assieme al suono che questa produce. Questa qualità di registrazione avvicina a mio avviso chi scrive musica a chi la ascolta, perché alla storia raccontata ed al paesaggio disegnato aggiunge, come elemento non accessorio ma complementare, la voce che dice, il tono che caratterizza.
Sempre che ci sia un hardware adeguato all’ascolto… ma è questione articolata, triste e fuori posto qui.

I nostalgici degli anni ’80 troveranno in un brano la splendida voce di Andrea Chimenti, ed i nostalgici di qualche anno prima troveranno qui due dei “nuovi” Osanna… ma non vorrei scrivere oltre in merito perché non vi si manifesti agli occhi l’immagine di un disco con le guest star. Qui siamo altrove: world, classica, percussioni vicinissime e sapori lontani vengono lasciati all’incontro non spontaneo ma comunque mai forzato, in modo da evitare sia l’ennesimo episodio di contaminazione sia l’ammasso acritico di voci.

Ascoltate questa musica e date spazio a suoni veri ed alla possibilità di armonizzare mondi differenti per creare una nuova storia sonora. Se poi dovesse non piacervi troppo potrete sempre guardare questa storia e dirvi che di solito non ve la raccontano così. Di questi tempi è un traguardo raro.