U2 – War. Recensione dell’album.

U2 - War cd cover

Quei ragazzi che s’interrogavano sulla difficoltà di affrontare il difficile mondo adulto prima, e di unire la vita dissoluta da rockstar con gli ideali spirituali più alti dopo, in WAR abbandonavano ora una visione del mondo troppo interiorizzata. E anche troppo tormentata.

WAR è più diretto.

Significativo il fatto che ritorna in copertina il bambino Peter Rowen. Se in Boy il suo volto trasmetteva incertezza, adesso durezza e determinazione. L’album è un’insieme di personali opinioni su alcune vicende accadute nel mondo. Quelle della Polonia di Solidarnosc in New Year’s Day o quelle dei rifugiati del terzo mondo in Refugee.

Fin qui opinioni politiche. Ma quando toccò alla loro Irlanda, gli U2 si spinsero oltre. Si immedesimarono con tutto lo sdegno di quegli Irlandesi che ancora non avevano dimenticato una delle loro pagine storiche più tristi. L’album del 1983 si apre infatti con Sunday Bloody Sunday che gli U2 presentarono la sera di Natale dell’anno prima a Belfast. Ricordando la tragica Domenica di sangue del 1971 quando a Londonderry poliziotti inglesi, sparando alla cieca su alcuni manifestanti irlandesi disarmati ne uccisero tredici, Bono con padre cattolico e madre protestante, è duro con la Chiesa cattolica, Protestante e terroristi IRA.

“…I won’t heed the battle call It puts my back up against the wall…”.

Trad. Non ascolterò quel grido di battaglia che mi mette con le spalle al muro.

Quando tredici persone innocenti sono state uccise e nessuno ancora oggi ha pagato non si può pensare che qualcuno abbia avuto giusti motivi per farlo. Non è giusto.

“…To claim the victory Jesus won…” Trad. Per riaffermare la vittoria di Gesù…” . Avere il coraggio di guardarsi dentro e ammettere le proprie colpe.

Nonostante le posizioni politiche, WAR è prima di tutto il contraltare di October e il suo dubbio sull’esistenza. Se in October la fede religiosa creava tormento, in War se ne scopriva la purezza e l’enorme potere rigenerante. Una sorta di salvezza esaltato in tutti i brani. Drowing Man “…Take my hand, You know I’ll be there, Hold on and don’t let go of my love…” Trad. Prendimi per mano Lo sai che ci sarò Resisti a non mollare il mio amore…”.

E se October si chiudeva tra la confusione, WAR invece con delle certezze, che però non sono risposte definitive. A dimostrazione che le accuse di dogmatismo e moralismo non avevano senso. In Surrender, riferendosi a Dio, si esalta quel potere salvifico che meglio giunge quando si è disposti a seguire la fede totalmente, abbandonandosi. “…It’s in the the street getting under my feet It’s in the air It’s everywhere I look for you If I want to live, I’ve got to die to myself someday…”. Trad. È nella strada che scorre sotto i miei piedi È nell’aria, dovunque io ti cerchi. Se voglio vivere, prima o poi devo farmi morire…”.

Difatti in 40, ispirata al Salmo 40 della Bibbia, la canzone che chiude l’opera , finalmente si ha piena consapevolezza di essere rinati spiritualmente “…I will sing Sing a New sing..” Trad. Ora canterò Canterò una nuova canzone…”.
È tutto chiaro allora. Aprendosi proprio con Sunday Bloody Sunday si potrebbe subito associare il titolo dato all’album e quindi al suo intero significato, ad una Guerra in atto umana o forse ideologica. In realtà è una Guerra spirituale. Proprio passando con sofferenza i tormenti di October gli U2 capirono che mai come oggi si dovevano inseguire con totale determinazione valori spirituali comuni per l’intera umanità. Presa piena sicurezza, gli U2 continueranno questa Guerra. E la loro trincea avanzerà vincendo tappa dopo tappa, fino al trionfo di The Joshua Tree del 1987.

Com’era successo per October che si presentava stilisticamente migliore di Boy, vale lo stesso discorso per War. Oramai tutti hanno acquisito padronanza delle proprie possibilità. Così come Bono impressiona per i miglioramenti della tecnica vocale e dell’interpretazione che non si fermeranno qui, così la chitarra, il basso e la batteria dei compagni creano all’unisono il più adatto e coerente apparato sonoro. Anche loro non si fermeranno qui. Gli U2 sono un gruppo che ama sperimentare e mettersi in gioco.