Ernest Lo, “Io so essere macchina”, Recensione

Giocoso e accomodante. Questa è la sensazione provata nell’ascoltare la follia Ssialaè, brano introduttivo di questo nuovo disco promosso da Music Force. Infatti, le ritmiche estive e danzanti dell’overture si mescolano a suoni inusuali, in cui citazionismi giocosi, narratività accorta e rimandi al miglior Alberto Fortis si mescolano con il featuring di Micromega. Ma… mai giudicare dalle apparenze…altrimenti, vedendo la cover art, non avrei neppure aperto il disco… e mai giudicare dalle prime impressioni, perché potremmo sbagliare, imboccando una strada errata. Infatti, già con il secondo brano Errore 404 l’autore offre una piccola gemma intrisa di uno spirito electro hip hop  trovando (ancora grazie al featuring con Micromega) un interessante mood che (prendete questa mia affermazione con le pinze) mi ha riportato agli anni de Il cielo su Roma.

 

 

 

Ma di cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando di Ernest Lo e del suo album Io so essere macchina. Un debutto interessante e destabilizzante, difficile da inquadrare, ma facile da consumare, sia per chi come me ricerca sonorità di cui parlare, sia da parte di chi cerca musica per spegnere la routine. Per rendervene conto vi basterà ascoltare le memorie anni ’70 di Bla bla bla, figlia di un elettronica vintage, e la giocosa e strampalata I gatti del borgo che, qui lo dico, mi piacerebbe consigliare al mondo di Deejay Chiama Italia, perché sono convinto che potrebbe tranquillamente diventare una vera e propria hit.

 

 

 

Ma torniamo a disco, per ritrovare i minimalismi distorti di Ti piace?, che, nonostante l’impronta musicale vicina alla peggior Amanda Lear, probabilmente sarebbe stata apprezzata dal mitico Freak Antoni, così come Alla Coop, brano folle e destabilizzante nel suo spoken word, che tanto mi ha portato alla mente le provocazioni sonore di Faccio il militare.

 

A questo punto dovreste aver compreso che  di fronte a voi avete un disco più che interessante, in grado di regalare sonorità ammiccanti (Serena vuole andare a nanna) e squilibri emozionali (Numeri) in grado di disegnare un disco molto, molto lontano dalla banalità, così come dimostra l’aria tzigana di Talpe ubriache, ricca di striature Battiato, e la destrutturante chiusura dettata da Bar Lume, ultimo episodio di un disco che sento di dover consigliare, senza troppi dubbi.