Ivan Francesco Ballerini: nella storia dei Nativi Americani

Bel disco, leggero, coerente e assai credibile quello che ci regala la matura penna del cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini. Quel suono pop d’autore incastonato dentro melodie che cercano sempre soluzioni efficaci anche se, probabilmente, manca la vera frase melodica che si lascia ricordare senza difficoltà. Canzoni dedicate alla storia dei Nativi Americani, percorrendo la cronaca che ci è stata tramandata, i suoi personaggi e le gesta realmente avvenute… ma anche improvvisazione, fantasia e una scusa buona per fare un parallelo anche con la nostra vita quotidiana. Ivan Francesco Ballerini esordisce soltanto ora, dopo anni di carriera come performer… una voce che spolvera la bella forma della canzone d’autore italiana, quella che si fa narrante con il fascino della saggezza, in perenne equilibrio tra attualità a fantasia. Certamente i confronti con i grandi storyteller della nostra tradizione sono immediati e la battaglia si fa impari per il nostro novellino toscano… di certo manca quella scrittura che si carica di una poesia efficace, forse troppo “pop” per i puristi del genere. Ma non dimentichiamoci che è un esordio anche e soprattutto ricco di suoni assolutamente di livello.

La canzone d’autore spesso racconta la storia. Secondo te è importante tornare a restituire alla canzone anche questo ruolo?
Bellissima questa domanda… mi da modo di esprimere esattamente il mio pensiero. Non è per me solo importante, per me direi è FONDAMENTALE. Una bella musica se non è accompagnata da un bel testo della canzone non mi dice niente, allora preferisco un pezzo strumentale. Per me una canzone significa raccontare una storia, che sia di vita vissuta, d’amore, o di un fatto che ci ha particolarmente scossi,
comunque per me significa parlare, raccontare, inviare un messaggio a chi ci ascolta, qualcosa che ci faccia pensare, riflettere. Per questo ho cercato di curare i testi di questo mio esordio musicale che porta il titolo di “Cavallo Pazzo”. Quando hai scritto un bel testo, ricco di emozioni, poi lascio il lavoro musicale in mano a chi è più bravo di me. In questo secondo disco che sto per ultimare ho affinato ulteriormente il tiro, pur parlando di cose contemporanee, ho cercato in ogni canzone di raccontare, di raccontarmi e di inviare un messaggio, dando sempre comunque largo spazio ai sentimenti e alle emozioni.

Per la canzone d’autore questo è un periodo assai importante. Arriva il Premio Tenco come ogni anno? Cosa pensi e che tipo di riscontri ti aspetti?
Questa è una domanda davvero difficile. Non mi aspetto niente, mi basta soltanto che gli addetti ai lavori, mossi da curiosità, ascoltino questo mio primo lavoro… e in qualche modo ne restino colpiti.
Spero davvero che questa curiosità le spinga poi a porre ancora più attenzione a questo secondo e nuovo album che sta per uscire, un album articolato, che tratta vari argomenti… in cui la parola libertà, viene evocata spesso. A questo giro, al mio fianco, assieme al caro compagno di viaggio Alberto Checcacci, avrò una cantante d’eccezione, che colgo l’occasione di salutare caramente: Monica Barghini.
Ma avrò l’onore di avere anche un violinista eccezionale, che ha aderito subito al mio progetto, e che non ho parole per ringraziare: Alessandro Golini. Ma le sorprese non sono finite… avrò anche un batterista: Alessandro Melani. Quindi con mia gioia infinita la famiglia cresce e cresce con al mio fianco persone care, squisite, e soprattutto GRANDI professionisti. Curerà il video clip del lancio promozionale, l’amico fotografo e in questo caso regista: Nedo Baglioni.

Parliamo di “premi” in se: come vedi questa dimensione di “premio” o di “gara” per la canzone d’autore? Molti sono restii a questo concetto…
Ecco, una domanda molto pericolosa… insidiosa. Cerco di spiegare in modo chiaro ed inequivocabile il perché la reputo pericolosa. Allora premetto che ho sempre odiato le gare, le sfide, le competizioni, sin da quando ero ragazzo. Per questo ho sempre preferito gli sport in “solitaria” e non di squadra.
Quindi trovarmi a dover essere giudicato mi crea disagio. Tuttavia quando si produce qualcosa, un quadro, una scultura, o come in questo caso, un disco, c’è e ci sarà sempre una “giuria” per valutarne la bontà.
Però trovo piuttosto sconveniente fare una sorta di gara, dove partecipano centinaia di persone, ascoltando uno o due brani di ogni autore. Trovo sia difficilissimo poter capire e valutare i contenuti di tale enorme mole di lavoro. Oltre tutto, si sa, coloro che fanno parte di queste giurie, tendono sempre a portare in luce, gli autori più noti, perché sono quelli che gli danno maggiori garanzie.
Quindi per gli autori “piccoli” diventa una impresa praticamente impossibile quella di farsi conoscere, ammesso non si investano tanti soldi, col rischio che non torni indietro nulla. Io sto cercando di fare un lavoro al massimo della mia serietà di uomo e professionale, raccontandomi esattamente come sono… chi ascolta le mie canzoni trova Ivan… questo spero sia premiante, prima o poi.

“Cavallo Pazzo” in che momento della tua vita arriva? Sotto le tracce di una storia antica di secoli, che tipo di riflessione nasce per la tua di vita?
Cavallo Pazzo arriva nel gennaio del 2019, a 52 anni già compiuti… io sono nato il 15 Gennaio del 1967.
Molti amici, parenti, ascoltando questo mio primo timido esordio, mi hanno chiesto… perché ti sei deciso solo adesso a comporre canzoni? La risposta, come sempre è semplice ed autentica… perché fino ad oggi non ho avuto il tempo per potermi dedicare alla scrittura e alla musica. Ho sempre dovuto correre il mondo, inseguendo i debiti, le scadenze, i mutui da pagare. Poi però il tempo è passato: i mutui sono finiti, i debiti sono stati pagati, la mia bella figlia Eleonora è diventata grande. Ho potuto così iniziare ad avere tempo, questo prezioso tempo, che molti ignorano e che invece è la cosa più importante della vita.
Ho iniziato innanzitutto a studiare chitarra, la conoscenza di uno strumento, mi ha aiutato moltissimo nella stesura delle canzoni. Quindi per scrivere una canzone, a mio avviso, sono necessarie tre cose: passione – buona conoscenza musicale – ottima conoscenza della lingua Italiana.
Che tipo di riflessione nasce per la mia vita?
Non so dire a tutto tondo, posso solo dire, che mi vedo tra qualche anno, quando la mia attività lavorativa sarà conclusa, mi vedo in giro per il mondo a fare concerti alle persone che verranno ad ascoltare le mie storie. Questo penso e spero.

Bellissimi suoni, morbidi e aspri al tempo stesso… c’è la nostalgia, la semplicità ma anche un filo di quella decisione che per poco non sfocia in rabbia. Come li hai scelti e cosa volevi ottenere?
Bellissima domanda, siamo sul finire dell’intervista e mi posso rilassare. Quando arrivo in studio di registrazione, porto tra le braccia un bambino appena nato, che è una mia canzone, fatta di parole con su scritto qualche accordo. Questo mio figlio, questa mia canzone, la pongo tra le braccia di Alberto Checcacci, che la prende per mano, con amore, la veste di un abito di musica,
e la trasforma da bambino ad adulto. Un grandissimo professionista.

A chiudere: dopo “Gufo Grazioso” pensi di realizzare un altro video?
Certo, abbiamo appena finito di girare il videoclip che lancerà questo mio nuovo secondo disco.
Alla regia c’è sempre il formidabile Nedo Baglioni. Come location ho scelto il bellissimo murales di Nelson Mandela a Firenze. Quando ho parlato con Nedo ed Alberto di questa mia decisione mi sono parsi veramente entusiasti. Vi domanderete perché ho scelto questo luogo così particolare sotto l’immagine di un personaggio così importante e meraviglioso, l’ho scelto perché il nuovo disco parla di libertà, di questo valore così importante e sfuggevole. Il resto ve lo racconterò in futuro… strada facendo. Un abbraccio. Ivan