Giovanni Allevi

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Giovanni Allevi
“Joy tour 2007”

Genova 27-01-2007
Teatro Politeama

Il rosso scarlatto delle poltrone si intuisce appena. Il teatro Politeama di Genova è colmo e l’attesa aumenta progressivamente, intanto che la gente sciama cercando i propri posti a sedere. Qualcuno maneggia “ Joy” o “No concept”, con l’intenzione di avere un autografo sul booklet, altri in piena illegalità, preparano fotocamere o sound recorder. Sono le 21.11 quando la voce di Nick the Nightfly invita i presenti a prendere posto. Le telecamere della Rai si accendono sul pubblico plaudente. Dalla mia posizione, un poco defilata, il palco appare vestito solo di uno sgabello e di un nero pianoforte, che per tutto lo show apparirà come co-protagonista di una serata piacevole e di ottima musica.
Giovanni Allevi, appena salito sul palcoscenico, impugna timidamente il microfono, per dare il via alle danze, sfoderando immediatamente la sua sottile e ricercata ironia, che si mescola teneramente a quella timidezza che per alcuni malpensanti appare costruita e caricaturata.

Come solitamente accade, durante i concerti del musicista ascolano, gli spazi musicali sono sapientemente alternati ai divertenti racconti di vita vissuta. Infatti, i brani eseguiti vengono previamente commentati al pubblico, esplicando così come abbiano visto la luce, trainati da sentimenti e sensazioni di vario genere. La tracklist proposta durante questo nuovo tour, riproduce fedelmente la sequenza dei brani di “Joy”, partendo con “Panic”, l’open act che riesce con il suo ritmo arioso, a celare l’autoironia dell’autore, il quale chiarisce come il brano sia nato proprio a seguito di un clamoroso attacco di panico. Ci si rende istantaneamente conto che è sufficiente un solo frammento sonoro per conquistare chi nella platea non sapeva chi fosse Allevi. Lo scroscio di mani accompagna il compositore per tutto il viaggio, anche se talvolta anticipando troppo i tempi e finendo con il sovrapporre l’applauso alla chiusura del brano, non rispettando così le durate della realizzazione. Ma d’altra parte l’entusiasmo, che notoriamente a Genova non è cosa di tutti i giorni, è sorto più volte spontaneo e sincero.
Il viaggio prosegue con l’incantato viaggio di “Portami via”, il passaggio attraverso “Downtown”, seguito dalle cascate di note della fluente “Waterdance”, senza mai dimenticare la sua rara capacità nel raccontarsi, attraverso suoni e veristici racconti. Le storie sono narrate con la sua proverbiale esitazione, che si palesa anche attraverso la postura del corpo, vestito di felpa nera e jeans skater. Osservando l’artista sul palco, l’immagine che mi è affiorata alla mente, è stata quella di Linus, magnifico personaggio dei Peanuts; naturalmente non per una somiglianza fisica, ma perché quel nero pianoforte al quale Giovanni continua ad appoggiarsi, quasi imbarazzato da tutti quegli occhi osservanti, sembra proprio fungere da coperta di protezione.
Nel frattempo i pensieri si accalcano e le introduzioni alle canzoni aiutano a viaggiare con la creatività. La sensazione è che ognuno dei presenti stia volando tra le nuvole della propria fantasia, cullati dal dolce suono di quei tasti bicolore. Continuano a susseguirsi momenti emozionali come la magnifica “Orologio del tempo”, che con le sue sonorità particolari sembra riportare alla mente il Yann Tiersen di Amelie, oppure perle artistiche come “Jazzmatic”, un brano piuttosto difficile nel suo jazz ragionato, “Il bacio” ispirato al viennese Gustav Klimt e la sontuosa e toccante “Come sei veramente”, arrivata alla fama anche grazie a Spike Lee e al suo spot BMW.

Dopo i bis di rito, a malincuore, il pubblico è costretto a subire l’accensione delle luci; il concerto finisce con Giovanni che porge i suoi ringraziamenti all’organizzazione del bel teatro genovese, e si rivolge per alcune riconoscenze alla Superba, per aver fornito al mondo Cristoforo Colombo, Nicolò Paganini, Beppe Grillo e il Pesto!