Aghata

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Sono andato a rivedere ciò che avevo scritto sulle Agatha circa due anni addietro:

… breve disco finisce infatti per arroccarsi troppo su se stesso come accade in “Agata theory on high heel”, che ne rappresenta il fulcro. Il brano conclusivo tende a percorrere la via retta senza regalare reali cambi di ritmo, senza i quali le quattro track rischiano di rimanere zavorrate alla medesima maniera. L’Ep vince di certo la sfida, perché brani come “16 things i live” e “Three night stand” conquistano senza dibattito, ma sembra mancare quella voglia di osare che forse arriverà solo con la maturità che ancora manca.

Rileggere ciò che ho scritto per applicarlo al nuovo Goatness, non è stata impresa così lineare, in quanto, senza troppi dubbi, posso affermare che la band è riuscita a migliorare il suo approccio musicale, nella sua particolare mescolanza di folle noise, alternative punk e metal.
L’ossatura portante del combo è oggi rimasta sotto l’egida di Pamela (bass, pedals, noise and voice) e Claudia (drums, beats, and loud cymbals), che, nonostante la perdita artistica di Daniela, suonano ancor più forte di prima.

Il disco è introdotto dal rumorismo controllato di Mosh Training , definito attorno ad una batteria i cui piatti tuonano, per poi distaccarsi dal noise verso un heavy blues, caratterizzato da un magnifico riff alla Tommy Iommi, che avrebbe fatto la felicità di Ozzy. La direzione però non quello del proto hm alla Black Sabbath, come dimostra l’introduzione alla parte vocale, piuttosto originale, scomposta e piacevole. La prima traccia rappresenta una polveriera, ricca di influssi che vanno dal grezzo punk anarchico, sino ad una vocalità alla Greenweay , senza poi dimenticare accenni d’ambientazione a cadenze doom.
A conferma del buon inizio For Whom The Alarm Tolls raccoglie a sè una vocalità essenziale e scarna, avvolta da note ipnotiche e ridondanti , a tratti rilassate verso un sapore 70s, tra dosi di alt metal di ampio respiro e celebrali doti grind -industrial. Il complesso viaggio prosegue poi con le basse note di The Hard Life Of Last Minute Lyric Writers , da cui trapelano sapori Godflesh e l’organizzato rock estremista di Autunn((O)), di certo non tra le tracce meglio riuscite. Con Slayer Vs Morrissey si torna a godere appieno ti una tiratissima invenzione musicale tra rabbia compulsiva e efficacia compositiva, che si evolve in Un Univers Dans Une Tasse De Thé verso un alternative stoner lineare e funzionale.

Tracklist:

01 Mosh Training
02 For Whom The Alarm Tolls
03 The Hard Life Of Last Minute Lyric Writers
04 Autunn((O))
05 Punk Explained To My Mother
06 Slayer Vs Morrissey
07 Take Care Of My Carogna
08 Un Univers Dans Une Tasse De Thé

Intervista

1. Partiamo dall’origine del vostro nome, perché Agatha?

CLAUDIA: Mi cogli subito un po’ alla sprovvista nel senso che è passato talmente tanto tempo che sinceramente non mi ricordo più bene perchè è stato scelto questo nome. Ricordo che volevamo un nome femminile e mi pare che Pam abbia proposto proprio Agatha! Ai tempi alla chitarra suonava con noi ancora Daniela, a me e a lei è andato bene subito.

PAMELA: Sì sì il nome è una di quelle cose a caso tipiche delle Agatha! Poi ci abbiamo trovato mille significati e quello che fa più ridere è che Sant’Agata oltre a essere la santa patrona di Catania (e vai di Uzeda) è anche la santa protettrice delle puppe grosse ahahah (si può dire puppe??)

2. Parlateci della bella work art che caratterizza il vostro ultimo lavoro.

CLAUDIA: L’art work è stato realizzato dal bravissimo Pietro Sedda, tatuatore e amico. Abbiamo deciso assieme come fare il tutto. Partendo dall’idea di base, la donna-caprone con le corna “ritagliate”, all’idea delle foto interne!
Le foto sono state fatte da un’altra nostra carissima amica fotografa, Elena Buscemi. Un sabato pomeriggio ci siamo truccate con un bel face painting metallaro e siamo andate in giro per Milano con Elena appunto che scattava foto, cercando anche di prendere anche le facce stupite dei passanti che ci
vedevano “conciate” cosi! E’ stato molto divertente.

3. Ascoltando “Goatness” l’impressione rispetto al passato è quella di un disco più intenso e maturo. Cosa è cambiato rispetto al recente passato?

PAMELA: Bhe ma è più maturo perchè noi siamo più mature purtroppo ahah… ormai abbiamo passato i trenta!

CLAUDIA: Scherzi a parte, per quanto mi riguarda la cosa principale che è avvenuta è stata la totale libertà di fare davvero quello che ci piaceva fare. Trovare delle persone affini musicalmente è sempre un bel problema, e per fortuna io e Pam, da questo punto di vista, siamo state sempre abbastanza sulla stessa lunghezza d’onda.
Io e pamela ultimamente volevamo fare sempre cose più pesanti ma allo stesso semplici, riff pesanti, non troppo ricchi di “abbellimenti”, molto più diretti di quanto fossero stati i pezzi vecchi delle Agatha. La voglia di evolversi in questa direzione purtroppo ci ha portato a optare per una formazione a due. A volte mi manca un po’ il suono della chitarra però sinceramente sono molto contenta del risultato che siamo riuscite ad ottenere. Questo disco lo senso molto più vicino a me, ci sono dei pezzi che mi piace proprio tantissimo suonare nei live.

4. Prima eravate un trio ora un duo. Perché questa decisione? Cosa cambia dal punto di vista artistico musicale?

PAM: come diceva prima Claudia, la nostra volontà di far cose diverse dal passato ci ha portato a rimanere in due. Cosa che da un lato ha molti vantaggi: a volte meno teste ci sono in un “progetto” e più facile è mettersi d’accordo sul da farsi, ed essendo noi due quelle più simili musicalmente per ora sta andando alla grande!

5. Ascoltando le vostre composizioni si percepiscono sviluppi musicali che arrivano dal rock and blues sino ad arrivare al noise e al metal. Da dove arrivano le Agatha?

CLAUDIA: Io ho iniziato ad ascoltare un certo tipo di gruppi più tendenti al metal e hardcore quando ho iniziato a suonare nelle Agatha, è stata una crescita simultanea diciamo. Prima ascoltavo molto più “Noise”, shellac, uzeda, jesus lizzard, killing joke ecc.. Poi mi sono avvicinata molto anche allo stoner e allo sludge: Kylesa, Dark Castle sono due dei gruppi che più mi piacciono di questo genere! Spaziando da Om, OvO, Tragedy, Inferno a generi un po’ più “romantici”, visto che dopo tutto siamo sempre delle ragazze, come Rella the wood cutter, Above the tree, Cat power e tanti altri.

PAMELA: io ho sempre avuto ascolti abbastanza vari: come dice la nostra bio io e Daniela, la prima chitarrista delle Agatha, ci siamo conosciute quando eravamo super metal! ahhah… poi ovvio gli ascolti si son diversificati, passando dal noise, l’hardcore, il punkharcore, anche se ultimamente pure i miei ascolti vanno molto in direzione sludge lentone, doom, stoner. Oltre ai gruppi citati da Claudia io ultimamente sto ascoltando molto i Morne, i Black Cobra, i Torche…

6. Osservando la vostra vita live si palesa un vostro interesse per l’estero…oppure è l’estero che si interessa a voi? Quali sono le differenze tra Italia e l’oltreconfine per una band come la vostra?

CLAUDIA: Ci piace molto suonare in generale, trovo che sia forse l’aspetto più bello dell’avere un gruppo, in passato abbiamo suonato molto di più in Italia, poi pian piano siamo riuscite a fare tour sempre più lunghi all’estero. Suonare in Italia è sempre bello però! Anche perchè quando vai a suonarein qualche festival è sempre un po’ come una “gita delle medie”, ti ritrovi sempre li con i membri di altri gruppi, tuoi amici appunto con cui fare un granbel casino.

PAMELA: Come dice Claudia, l’aspetto più bello di suonare in un contesto diy è proprio questo: il gravitare in quello che è un macro gruppo di “amici” che suonano, ma che soprattutto la pensano come te. Il suonare in Italia e poi all’estero ci ha permesso di entrare in contatto con tantissime realtà e di crescere un sacco!

7. Per un gruppo come Agatha quali sono gli ostacoli e quali i vantaggi del mondo internet?

PAMELA: Beh l’essere ormai non più di primo pelo, come dicevamo prima, ha fatto sì che vivessimo la gloriosa era del “pre” internet, quando si organizzavano i concerti col telefono fisso o per posta e si facevano i demo in cassetta. Quindi, così su due piedi non posso che trovare nei vantaggi nelle infinite possibilità di internet! Ormai chiunque può organizzarsi un concerto, addirittura un tour! Ovvio che ci son anche tanti aspetti fuffa, ma sta nell’intelligenza delle persone riuscire a barcamenarsi tra tutto questo!

8. Musicalmente parlando c’è qualche desiderio ancora chiuso nel cassetto della vostra psiche?

CLAUDIA: Come dicevo prima io sono molto molto soddisfatta del nostro ultimo album che è stato quasi come un parto! Se si pensa che la registrazione è stata fatta quasi 1 anno fa e comunque ci sono pezzi vecchi di almeno una paio di anni, quattro di questi che prima venivano suonati in 3 e poi rivisti per il duo. Però ad esempio me piacerebbe “lavorare” di più sulle voci, nel senso di usare non solo una voce.

PAMELA: IO voglio andare in tour negli States! ahah a parte questo non vedo l’ora di registrare di nuovo, abbiamo già un pò di pezzi in cantiere, quindi non tra troppo tempo potremmo ritornare in studio, questa volta con la formazione a due ben rodata!!!