Aurelio Follieri “Overnight”, recensione

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Spegnete la tecnologia invasiva, oscurate leggermente l’ambiente e con le cuffie wireless sdraiatevi nella stanza. Iniziate a perdervi nella semplicità della cover art e iniziate a sognare, viaggiare, tornare, restare.

Ladies and gentlemen here’s the Overnight, prima release solista de Aurelio Follieri, talentuoso musicista pronto a regalare poco più di un’ora di note notturne immerse tra reminiscenze gilmouriane (Circle of life) e rock strumentale contemporaneo (One step).

L’album, promosso dalla Red Cat Records, ridefinisce più volte il proprio ego attraverso virtuosismi (Fliyn’high) e ambientazioni Santana (Back to you), che proseguono prima sulle poco riuscite intuizioni retrò di Mary Anne e poi sulla presa rock di Goliath, dove si giunge a tangere un piacevole hard rock anni ‘90.

L’opera, a mio avviso eccessiva solo nella sua durata, offre un mondo sonoro ben bilanciato tra rock classico (To delight) e sovrastrutture ragionate che si fanno grunge in Anarchy, senza dubbio tra le migliori tracce dell’album. Proprio dalle note soundgardeniane Follieri mostra la sua notevole poliedricità partendo da Seattle per attraversare l’oceano e ritornare al rock nostrano. Sulla medesima onda troviamo poi la semplicità emozionale di Morning Breeze, delicata composizione in cui lo sguardo vintage porge lo sguardo verso la brevità espressiva di Majesty, vero e proprio incanto sonoro in grado di restituire all’ascoltatore un intero mondo da origliare con occhi persi nel buio.