Black Wings of Destiny “The Storyteller, Part Two”, recensione

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“Ci piace cantare le meschinità del mondo ed esplorare gli abissi dell’anima e le contraddizioni dell’essere umano sputando veleno e sudando sangue su ogni palco e in ogni situazione.”

Uno sfondo rosso sangue su cui uno stilizzato teschio funge da layer suppletivo alle sinuose e pericolanti forme di una giovane e tatuata donna. Un ragazza minacciosa pronta ad esplodere la propria indole attraverso i pesanti riffing dei loro demiughi: i Black wings of destiny.

Il quartetto torinese si mostra a noi attraverso le finestre sonore di Scatti Vorticosi Records e D.I.Y. Records utilizzando sensazioni metal di fine anni’80 intercalate verso strutture di heavy più contemporanee, modulando idee attraverso sguardi ammiccanti che si fondono e confondo con sporcizia e granulosità, pronte a dare costrutto ad una struttura scheletrica molto vicina alle sonorità stoner (Black knife).

Il sound, a tratti oscuro e incavato ( Jane the hunter), volge il proprio sguardo a ritmiche più aperte senza mai perdere il mordente espressivo, penalizzato (però) da una propensione anglofona a mio dire perfettibile.

L’apice espressivo del disco può essere considerato, senza troppi dubbi, Venom i cui richiami alt-metal si avvicinano al groove straordinario di Dillinger is Dead, per la quale si segna il reale sentiero che deve condurre la band verso la giusta via, portando le intenzioni al giusto e atteso compimento.

La seconda parte di The Storyteller va, infine, a trovare la propria chiosa con la pacatezza iniziale di Masquerade, interessante brano da cui emerge la vitale espressività di una bass line cadenzata e narrativa, in grado di dare corpo ad una traccia ciclotimica da cui emergono le reali intenzioni della band: raccontare attraverso suoni grezzi, ma tutt’altro che estremi.

TRACKLIST
1. Black Knife
2. Jane the Hunter
3. Venom
4. Dillinger Is Dead
5. Dust
6. From Day One
7. Masquerade