Così fan tutte, John Eliot Gardiner – Recensione

DVD Cover

Così Fan Tutte
O sia la scola degli amanti

Dramma giocoso in due atti di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Prima rappresentazione: Vienna, National-Hoftheater, 26 gennaio 1790

Fiordiligi: Amanda Roocroft (soprano)
Dorabella: Rosa Mannion (soprano)
Ferrando: Rainer Trost (tenore)
Guglielmo: Rodney Gilfry (baritono)
Don Alfonso: Claudio Nicolai (basso)
Despina: Eirian James (soprano)

Coro: The Monteverdi Choir
Orchestra: The English Baroque Soloists

Concertatore e Direttore d’Orchestra: Sir John Eliot Gardiner
Regia: Sir John Eliot Gardiner in collaborazione con Stephen Medcalf
Scene e costumi: Carlo Tommasi
Luci: Robert Bryan

Registrazione: Parigi, Théâtre du Châtelet, 1992

Raramente come in questo caso un’opera è stata tanto valorizzata in ogni suo aspetto. Abituati come siamo ai peggiori scempi del Regietheater, oppure alle cosiddette “regie concettuali”, una messa in scena così perfetta sembra quasi un miracolo.

Gran parte del merito è da attribuire a quel grandissimo musicista che era Sir John Eliot Gardiner, che di questa edizione ha curato sia la direzione d’orchestra che la regia. Il risultato è stata una ripresa di Così Fan Tutte che non esito a definire di riferimento.

Gardiner fa parte di quel gruppo di musicisti responsabili di una “revisione filologica” dell’interpretazione di molti grandi autori, Mozart in primis. L’orchestra da lui stesso fondata e diretta, gli English Baroque Soloists – che utilizza strumenti d’epoca o copie di analoga fattura – è pressoché perfetta nel ricreare lo sconfinato caleidoscopio di sfumature sonore che questo capolavoro richiede. Il suono è meravigliosamente trasparente, morbido e con una chiarezza di articolazione tale da permettere di seguire ogni linea melodica senza alcuna difficoltà. In particolare legni e corni, che assumono importanza critica nello sviluppo drammaturgico dell’opera, raggiungono livelli interpretativi davvero molto alti.

La direzione è impeccabile: tesa, vibrante e molto agile. Uno dei punti più critici di questa composizione è la caratteristica alternanza di situazioni buffe e drammatiche nel corso del secondo atto, che vengono puntualmente rese al massimo dell’espressività senza mai cadere nella routine. Ogni singolo brano viene intessuto del colore musicale e teatrale più intenso e ricco di sfumature.

Il cast è composto da cantanti di ottimo livello. I quattro “ragazzi” sono tutti interpretati da giovani vocalmente ben impostati, omogenei fra loro, e capaci di buon fraseggio e ottima pronuncia.
Amanda Roocroft è un’ottima Fiordiligi, con voce rotonda, squillante e molto espressiva. Espressività che ha in comune con la “sorella”, Rosa Mannion, anche lei in ottima forma vocale. Entrambe queste cantanti hanno saputo immedesimarsi molto bene nei rispettivi personaggi, facendo emergere le differenze caratteriali che porteranno le due sorelle a seguire strade alquanto diverse, senza perdere la reciproca complicità.
Rainer Trost, il tenore che impersona Ferrando, sfoggia una bellissima voce lirica ed una musicalità davvero notevole, con una encomiabile capacità di cantare in mezzavoce.

Rodney Gilfry, il suo “compare” Guglielmo, mostra un bel timbro chiaro e una grande naturalezza di canto.

Entrambi questi interpreti hanno dato prova di grande espressività e sono stati in grado di rendere al meglio le rispettive caratteristiche: romanticismo e malinconia il tenore, intraprendenza e leggerezza il basso.
Eirian James è una brava Despina, perfettamente calata nel personaggio e con una dizione chiarissima. La sua ottima prestazione teatrale si traduce nella corretta caratterizzazione di un personaggio molto complesso, che sotto l’apparente atteggiamento scanzonato cova sentimenti di rivalsa nei confronti del genere maschile.

Claudio Nicolai risulta un po’ meno efficace degli altri cantanti, con una linea di canto meno fluida e un fraseggio alquanto impacciato. Anche dal punto di vista interpretativo è leggermente meno in forma degli altri, pur riuscendo a ottenere un buon risultato globale.

L’interazione fra i sei personaggi è teatralmente perfetta, merito sia del loro senso artistico che dell’ottimo lavoro di direzione.
Come anticipato, la regia è l’esemplificazione di come si debba mettere in scena un’opera. Non per l’ambientazione classica, ma per la perfetta complementarietà della componente visiva con la musica.

L’opera è caratterizzata da un’assoluta simmetria iniziale fra le due coppie, che si incrina alla fine del primo atto e si rompe del tutto nel secondo. Gardiner porta questo aspetto della musica all’interno della regia in modo diretto, efficace e raffinato. Basti osservare i cambiamenti nei costumi delle ragazze, nei travestimenti dei ragazzi, nelle scenografie che risultano simmetriche all’inizio nel primo atto e che vedono introdursi progressivamente sempre più elementi di “disturbo”.

Come considerazione finale mi preme sottolineare la perfetta resa dei recitativi, cui è stata data la stessa attenzione dei concertati e delle arie.
Unico neo in questa comunque eccellente produzione sta nel taglio dell’aria di Ferrando “Ah lo veggio, quell’anima bella”, francamente incomprensibile soprattutto da parte di un direttore così attento alla filologia e che ha a disposizione un tenore come Trost.

La qualità tecnica dell’incisione è di buon livello, come da tradizione della Archiv; nonostante le difficoltà della presa diretta in teatro, l’equilibrio timbrico è realistico, la dinamica piuttosto buona e in generale il suono risulta abbastanza pulito. L’audio è presente in 3 tracce, una PCM stereo non compressa e le altre due in Dolby Digital 5.1 e in DTS 5.1.

Le immagini sono in 16:9; pur risultando un po’ morbide, sono comunque sufficientemente chiare e definite, con una cromia corretta.
Sono disponibili sottotitoli in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e cinese.

All’interno della confezione è allegato un volumetto contenente delle interessanti note scritte da Sir John Eliot Gardiner in inglese, francese e tedesco.