Daniele Braglia “Lullabies and Nightmares”, recensione

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Molto spesso accade che l’espressività libera di un artista non riesca a trovare il pieno compimento nella morsa accogliente della propria band. L’unica soluzione appare quella di uscire dal gruppo, e come John Frusciante dare respiro alle proprie idee. Non sempre, infatti, la condivisione di intenti riesce a trovare la piena soddisfazione in una (pur) ristretta cerchia. Pertanto la naturale conseguenza di proseguire verso il più classico dei project solo, restituisce all’artista e agli astanti un punto d’osservazione inedito e diversificato.

Così è accaduto anche a Daniele Braglia, voce dei Muddy Fly, grunge band emiliana dalla quale ha deciso di allontanarsi per raccontare i propri incubi e le proprie dolci nenie. Un sentiero delicato e osservativo, in grado di riconsegnare un animo introverso ed intimista, raccontato da pianoforte, archi e ukulele.

Ad aprire il disco è Crying in the rain un inatteso ed osservativo suono, vivo ed avvolgente, ricco di striature indie, qui immerse in un armonia diretta ed immediata. La voce sussurrata e descrittiva, si dondola sull’arpeggio regolare della traccia iniziale, ponendosi su di un piano espressivo leggero e fruibile, in cui brevi note in overlay donano profondità, mostrandosi legate ad un certo tipo di cantautorato d’oltreoceano.

Echi Bowiani danno poi il margine espressivo a To Myself, definendo l’ emersione marcata di rimandi al mondo di Beck, tanto da rendere innegabile e palese la somiglianza vocale con l’artista statunitense. L’imprinting creativo delle tracce, senza dubbio, riesce a trovare il proprio focus espressivo nell’interezza del full leght, trovando una naturale continuità espressiva tra le canzoni. Dimostrazione evidente è Whisper, immaginifico trait d’union tra le turbamenti alternative, che si perdono per poi ritrovarsi nei richiami deja ecù di Sweet Alien.

Il disco, ben costruito, attraverso armonizzazioni semplici, ma profonde, riesce a definire un ottimale bilanciamento tra emozioni e note. Uno sguardo fondamentalmente acustico, pronto a ergesi con Falling, in cui le corde della chitarra sembrano richiamare le sensazioni Wild horses, per poi svilupparsi su semplici accordi ammalianti e lineari. Infatti, ancora una volta, il cantautore delimita un tracciato accogliente e genuino, su cui si posano le ponderate note. Note che si voltano verso sentori Into the wild, grazie a venature iniziali, atte a dirigersi in direzione Yann Tiersen, ritrovato tra archi e note alte, pronte a scendere su di noi come docili gocce di rugiada, al servizio di un interludio strumentale, emozionale e magico.

A chiudere il disco è, infine, l’aria libera e spensierata di Running in circe, attraverso cui l’autore scioglie la malinconia e decreta l’arrivo del sole, definito da tromba e ukulele in maniera disincantata è aperta.

Tracklist

1. Crying in the rain
2. To Myself
3. Whisper
4. Nightmare
5. Beside you
6. Sweet Alien
7. Falling
8. Lullaby
9. Running in circles