Dissidio “Thisorientamento”, recensione

dissidio.jpg

Basterebbe la copertina di questo disco per far parlare dei Dissidio. Una piccola perla d’arte fotografica in cui l’arte surreale di Salvador Dalì si avvicina alle immagini prive di gravità e logica pensata da Echer. Una cover art straordinaria, ricca di dettagli, giochi espressivi e metafore celate, che rendono la work-art di Thisorientamento una tra le migliori opere dell’ultimo periodo. Incastonate tra la ricchezza espressiva ed il disorientamento spazio-temporale, troviamo 13 brani eloquenti, che delimitano le partiture su intuizioni teatrali, in cui l’animo rock emerge dal power trio pronto a guidare note ricche di groove e felici intuizioni.

Il full length, promosso dalla OverdubRecording, si erge sulle proprie filature ciniche, raccolte attorno ad un accorto songwriting ideale nel restituire vitalità all’opera, di certo ben bilanciata attorno a espliciti approcci e riff granulari. Un insieme di espressività indurita e solo a tratti resa calmierata dai suoi passaggi sarcastici. Ad aprire il mondo dei Dissidio è Ciao Ciao (parte I) overture giocosa, strettamente e imprescindibilmente legata all’impulso violento ed emotivo di Ha ha ha ; sviluppo intenso ed viscerale che ci trascina verso un implosione avvolgente. Infatti, la traccia musicale, di certo tra le più interessanti del disco, si avvicina ad un corposo metal hc di nuovo stampo, ponendosi tra echi e riverberi di una struttura convincente ma talvolta perfettibile sulla linea vocale.

I sentori Mudvayne, la teatralizzata narrazione e la sottile schizofrenia rende godibile il sentiero sonoro disegnato dai Dissidio, proprio come dimostra l’insania armonia di Pezzo di sfiga e gli ossimori di una vita reale raccontata da Qualcosa di meglio da dire. Mediante un ritmo battente e cadenzato, che lascia spiragli su calmieranti armonie, la malcelata follia compositiva va ad ampliarsi mescolando virtù e grezzezza del nu metal, affiancandoli coraggiosamente ad accenni in levare. Apici sonori riusciti, che si stagliano dalle accennate sensazioni space dirette ad acuire l’interesse d’ascolto, anche grazie alla ritmica base, fulcro espressivo di una narrazione pronta a farsi cupa.

Se poi con La parole(fine a se) la band sfiora reminiscenze HC d’oltreoceano, con Vetrinaspecchio torniamo a isteriche ridonandanze, atti anticipatori dei gustosi stop and go nereggianti e nevrotici diSe si sa, Si sa, Sai?

Insomma, un disco reale, concreto e sostenibile…”ma non è questo è il punto”.

1. Ciao, ciao. (Pt. I)
2. Ha Ha Ha
3. Qualcosa di meglio da dire
4. Uniforme-mente
5. L’amore è un lavoro strano
6. Pezzo di sfiga
7. VetrinaSpecchio
8. La “Parole” (fine a se)
9. 9
10. Se si sa si sa, sai?
11. Saturday Night Dead
12. Ciao,ciao. (Pt. II)