Drunkard’s prayer

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Over the Rhine è un gruppo che ha ormai quindici anni di carriera in sala di registrazione e certo in questi tre lustri i cambiamenti non sono mancati sia sul piano musicale – i tempi dell’art/pop/rock sono lontani e il suono di oggi lo definirei americana con inclinazioni pop – sia per la formazione – ridotta da un po’ di anni in qua ai soli Linford Detweiler e Karin Bergquist, ormai sposati non solo artisticamente.

Una atmosfera familiare che impregna le undici tracce che compongono questa Preghiera dell’ubriaco, disco pubblicato nelle primavera del 2005 e che è stato registrato nel salotto di casa. Per quanto riguarda le canzoni naturalmente sono state tutte scritte a quattro mani da Karin e Linford fatta eccezione per il brano di chiusura, la straclassica My funny Valentine..

Presentati così gli Over the Rhine passerei all’album iniziando col dire che proprio la cover della celeberrima canzone del catalogo di Rodgers & Hart è l’unico punto debole di questo lavoro: quando si decide di registrare brani incisi da gente come Ella Fitzgerald il compito è suicida per chiunque e il paragone improponibile.

Parlavo poi di americana con inclinazioni pop: in realtà gli Over the Rhine sfuggono alle classificazioni, perché se è vero che la voce di Karin viene paragonata a quella di Margo Timmins dei Cowboy Junkies è altresì vero che Karin ha la tecnica di chi ha studiato canto lirico, fatto che la rende più versatile di Margo; quanto al genere americana se da un lato il legame stretto con il loro stato – l’Ohio – permea le loro storie è altrettanto evidente che quei testi sono pieni di riferimenti poetici; inclinazioni pop infine perché anche in un album intimistico come Drunkard’s prayer non mancano le melodie di presa immediata.

Quanto alla bellezza dei testi porterei a esempio l’inizio di Born – la seconda traccia dell’album – che va così: “sono nata per ridere/le mie lacrime mi hanno insegnato a ridere/sono nata per amare/sto per imparare ad amare senza paura” o anche l’avvio di Spark – traccia #5 – che dice: “non fu la scintilla a causare il fuoco/fu l’aria con cui lo alimentasti/ciò che pensi di risolvere con la violenza/non farà che allargare il contagio/fino a farlo tornare da dove era partito/John era l’unico sognatore?” l’esplicito riferimento a Lennon e alla sua Imagine la rende un rinnovato inno all’amore universale.

Sono solo due esempi tratti da dieci canzoni originali che conquistano ad ogni ascolto: il CD va nel lettore per ascoltarne una e si finisce per scoprirne altre perché l’album è di altissimo livello ed è difficile scegliere la migliore. La strumentazione è in gran parte limitata alla chitarra acustica e al piano di Linford e alla voce e alla chitarra – sempre acustica – di Karin ma va sottolineato che gli ospiti che aiutano i coniugi Detweiler/Bergquist a completare il lavoro hanno operato egregiamente – menzione particolare per il sassofonista Brent Gallagher su Little did I know.

In definitiva Drunkard’s prayer è un album riuscito che non avrà difficoltà a fare felici i vecchi appassionati degli Over the Rhine e senz’altro gliene conquisterà di nuovi.