Elettronoir “E che non se ne parli più”, recensione

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Tutta colpa vostra!

Farò outing: non li conoscevo. Ma non è un problema…non lo è più. Infatti, da oggi gli Elettronoir faranno parte di me, grazie alla sempre attenta Lunatik che ha portato sulle pagine di Music on tnt un disco straordinario, non solo nella sua struttura emotiva ed emozionale, ma anche e soprattutto per merito di una studiata pre-produzione, in cui idee e pensieri sono riusciti a raccontare un mondo narrativo nato come un testo filmico. Infatti, questo nuovissimo E che non se ne parli più rappresenta l’ultimo vertice di un magico triangolo iniziato con Dal fronte dei colpevoli e proseguito con Non un passo indietro, cuspidi di una trilogia-romanzo, da cui storie di ordinaria quotidianità fungono da fulcro espressivo.

Tre capitoli in grado di rilasciare valori intratestuali, che si pongono oltre all’approccio diretto, mostrando non solo architestualità, ma anche e soprattutto un approccio metatestuale in grado di legare le 18 tracce in maniera celata e referenziale.

La nuova release raccoglie i ricordi di un intenso periodo storico, che dal 1977 si dilata sino al 1982, attraversando corridoi storici di eventi oramai sbiaditi dal tempo, su cui terminologie ed accortezze colte lanciano note (cripto)cantauturali, innestate tra una new wave letterata e citazioni atte a manifestarsi mediante l’ascolto attentivo della curiosità.
La nuova e terminale opera della triade musicale prende spunto dalle parole di Voyage au bout de la nuit Louis-Ferdinand Céline, misantropico e cinico romanzo già menzionato da Giorgio Gaber, Capossela e Bukowski. Una chiusura ponderata che, come “un atto conclusivo in dissolvenza”, matura attraverso immagini di un passato narrato da storie, personaggi, silenzi ed enclave strumentali.

Il viaggio contemporaneo trova nella Saturazione l’imbocco ideale verso il confino dei dannati. Cucita sopra ad una piacevole ritmica armonica, semplice e convincente, l’overture si pone come bridge espressivo alla fuga raccontata in Rio, il cui sapore noir-vintage porta immediatamente alla mente la Cronaca nera dei Baustelle, fonte di chiaro richiamo anche tra gli anni’70 raccontati da Intervallo prima e Lo straniero poi. Il disco, caratterizzato da un songwriting curato e riuscito, si avvale di strutturazioni sonore che sembrano dover qualche cosa alla new wave italiana e a struttura teatralizzate grazie alle quali anche le pause emotive sembrano essere parte integrante di un meccanismo espressivo volto a ricalcare dicotomie atmosferiche, tra inquietudine ed apparente arrendevolezza.

Un disco, dunque, ricco di sfumature, qui reinterpretate e rivisitate mediante una rarissima capacità espressiva.

01. Saturazione
02. Rio
03. Lettere Dal Margine
04. Asfalto
05. Avanti
06. Arbre Magique
07. Intervallo
08. New Wave
09. La Nostra Stanza
10 Tutta Colpa Vostra!
11. Alì Bumaye
12. Il Brigatista
13. Domenica Mattina
14. La Zona
15. Lo Straniero
16. Parigine
17. Esultiamo Con Pertini!
18. Solea