Emiliana Torrini – Me and Armini

Copertina

Non vivono solo folletti in Islanda.
Se dovessi pensare a qualcosa che non mi aspetterei di trovare in questa terra così difficile e dura, sarebbe proprio quello che in realtà questa terra sembra offrire con tanta facilità: delle voci meravigliosamente angeliche.

Non sto pensando alla splendida voce di Bjork, pensiero che subito si presenta ogni volta che si unisce l’Islanda alla sua musica ed alle sue voci femminili; no, in questo caso voglio parlare di un’altra sua particolare voce, quella di Emiliana Torrini.

Il nome non sembra molto islandese ed infatti deriva dal suo babbo che italianamente si trasferì in tempi non sospetti in Islanda e qui vi trovò l’amore. Oltre a dare, ovviamente, i natali, il suddetto babbo, indirettamente, contribuì alla scoperta discografica della figlia.
Fu infatti per i suoi 50 anni che Emiliana gli regalò un cd contenente delle cover di famose canzoni blues e jazz da lei ricantate per l’occasione. Il regalo credo che piacque molto al padre, ma piacque ancora di più a tutti quegli Islandesi che corsero nei negozi ad acquistarlo. Il destino infatti volle che il cd, una volta prodotto in poche copie per i parenti, finisse anche nelle capaci mani di un amico che lavorava in una piccola etichetta locale.
In breve tempo il regalo di compleanno finì in cima alle classifiche islandesi, facendo scoprire a tutti la stella nascente del firmamento islandese.

Questo accadeva nel lontano 1995 e ben 4 dischi fa.

La recensione tratta della sua ultima fatica “Me and Armini”, che conferma la sua grande curiosità artistica e la sua capacità di cambiamento, liberandola definitivamente dalla pesante ombra di quel piccolo folletto conosciuto nel mondo con il nome di Bjork.

Se infatti i suoi primi lavori, su tutti “Love in the time of science”, richiamavano inevitabilmente sonorità simili a quelle della ben più famosa collega e di tutta una scena musicale definita poi “Trip-hop”, (scena in cui sguazzavano gruppi come i Massive Attack prima e i Thievery Corporation poi) i suoi successivi lavori se ne discostano sempre più.

Si giunge, infine, a questo ultimo album, in cui la costante volontà di sperimentazione e l’enorme curiosità la portano davvero lontano dai lidi battuti dal piccolo folletto islandese e dalla scena che, noncurante dei suoi sforzi, continua a chiamarsi “Trip-hop”!

Va detto ad onor del vero, che durante la sua ricerca di sperimentazione, non ha tuttavia disdegnato di collaborare proprio con i Thievery Corporation di cui sopra, o di accettare di cantare la “Gollum’s song” del secondo capitolo del Signore degli anelli, accettando insomma di impersonificare proprio lo stereotipo della voce elfica e nordica che “fa tanto” Bjork o Enya. Ma noi le vogliamo bene lo stesso!

Emiliana a cantare e a scrivere canzoni si diverte; e si sente.

In questo lavoro si ascolta sia la sua vena cantautorale, già pienamente realizzata nel suo precedente album, sia la sua scanzonata ironia, la sua favolistica fantasia.

Se infatti in “Fisherman’s Woman”, il suo precedente lavoro, si era spostata dalle sonorità più elettroniche verso una ambientazione sonora più romantica ed agreste, basata principalmente e quasi unicamente su voce e chitarra, dando in questo modo spazio alla vena cantautorale a discapito della sperimentazione, in questa ultima fatica, la voce torna a divertirsi, ad esprimersi a diventare calda e pastosa, a “canzonare” le strofe dei brani, pur riuscendo a rimanere sempre pronta a diventare tagliente ed aspra.

Si sente insomma la sua maggiore esperienza, il più facile controllo di questo stupendo strumento che la caratterizza.

Davvero una cantante poliedrica, che a sua detta deve ancora trovare la sua strada e nel frattempo va in giro provando e curiosando quà e là. Visti i risultati, speriamo che la sua strada sia la più impervia possibile e che il sentiero finale lo trovi il più tardi possibile!

Emiliana Torrini è il classico personaggio che diresti uscito da un film, e per la precisione da “Il favoloso mondo di Amélie”.
Allo stesso modo della protagonista del film infatti, Emiliana riesce a farti entrare nel suo mondo fatato e a trasmetterti tutta la sua gioia di vivere e di curiosare in giro.
Questo stesso stupore sospeso lo respiri anche nei suoi video, sempre molto semplici e leggeri, e anche nelle scelte grafiche che contraddistinguono i suoi ultimi lavori.
L’album, infatti, si presenta come un cartonato ad un colore dove la grafica si riduce a poche linee fatte a china, a piccoli disegni di uccellini e fili annodati e dove i testi vogliono sembrare scritti a mano.
Insomma un lavoro davvero molto elegante e dimesso.

Unica nota di colore la sua foto in copertina, che sembra proprio scivolata fuori dall’album di fototessere di Amélie Poulain.

A. Mantovanelli