Francesca Lago

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Siberian dream map altro non è che un disco magico e visionario, che appartiene a quei platter slegati dal tempo in cui vivono. Il nuovo full leght di Francesca Lago rappresenta infatti, un equilibrio di note che di certo non nasce dal trend effimero del business e tanto meno dalla razionalità evocativa, ma bensì da un cuore musicale. I sentimenti che si ergono nell’ascoltare la performance suddivisa in 12 capitoli, ci ben definisce un’ottimale visione d’intenti, definito dall’attento songwriting e da un approccio estetico chiaro e vintage, proprio come dimostra la splendida cover art, reale atto d’amore per quel rock cantautoriale e intimista di inizio anni ’70.

Francesca, dopo aver accettato un auto ostracismo dalle scene per alcuni anni, oggi, dopo l’extended played del 2008, torna finalmente in sella alle sue note, con un reale cavallo di razza, reso docile ed elegante grazie anche all’apporto essenziale del violoncello di Zeno Gabaglio, abile nel concedere un dinamismo esecutivo mai autoreferenziale o didascalico.

Grazie ai colori della sua musica, la signorina Lago ottiene un espressività rock, edulcorata da un sentimento alternative che non cede troppo spazio al lo-fi, ma al contrario si assesta su di una ricerca qualitativa e ragionata alquanto rara.

Ad aprire la tracklist è On my back from the moon, in cui si rincorrono sentori Le-Li per un arrangiamento in cui nulla è lasciato al caso. La doppia striscia vocale proposta nella traccia delinea inserti di archi appoggiati su desideri indie e pop, in un ragionamento ben calibrato verso la voglia di alternatività. I dialoghi in call and respone style ( Slapstick) lasciano spazio ad interessanti bridge di basse note ( To the wild) e melanconie espressive ( Do you know where to go), che non sempre risultano efficaci quanto i giochi vocali di Leech e Still before the spell, annoverabili tra le tracce più convincenti, capaci di formire sin dal primo ascolto un approccio armonico e una linea di cantato coinvolgente e deliziosa.

Le poche le sbavature del disco sono poi rese irrilevanti da episodi come Hey Hey sentry, molto vicina ai primi Quintorigo ed il rumorismo ponderato di Treasure the 5th, in cui la dolcezza conferita dal violoncello anticipa la chiusura di And in the evening, in cui le note sembrano cucirsi addosso alla linea di cantato

Un disco con la D maiuscola, reso (forse) meno accattivante da un monicker limitativo, che potrebbe fungere da zavorra…infatti, non vorrei aver ragione dicendo che (nuovamente) forse sarebbe stato meglio semplicemente LA-GO.

Tracklist

1 On My Way Back From The Moon
2 Leech
3 Slapstick
4 Do You Know Where To Go
5 The The Wild
6 Still Before The Spell
7 Bad Dream
8 Raised By The Aliens
9 Treasurer The 5th
10 Bring The Noise
11 Hey Hey Sentry
12 And In The Evening