Gaznevada – Mamma dammi la benza, recensione.

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Era il 1977 quando la Bologna artistica vide l’alba di numerose band self made, che cercavano di contrastare il conservatorismo mainstream e il cantautorato d’autore, con suoni disordinati e ciondolanti, nel tentativo (non del tutto riuscito) di ricostruire l’essenzialismo del punk londinese. Fu proprio in quegli anni che iniziò la vita del “Centro D’Urlo Metropolitano”, progetto artistico nato attorno alle menti pensanti dell’underground di allora. Ben presto però la denominazione della band mutò in “Gaznevada”, termine figlio di quegli anni di piombo, che l’Italia di allora stava vivendo, tra il solco lasciato dalla musicalità proveniente dalla capitale britannica e le radio libere.

La Shake edizioni, come già fatto con “Inascoltable” degli Skiantos , continua a ripercorrere l’animo del punk bolognese, riesumando un piccolo capolavoro di grezzezza compositiva, sponsorizzato allora dalla mitica Harpo’s bazar di Oderso Rubini nel marzo del ’79.

Oltre al cd, a completare l’interessante cofanetto, troviamo il libro “Gaznevada”, a cura dello stesso Oderso Rubini, con foto, testi e discografia completa dei Gaznevada, a cui si aggiunge un goloso estratto del racconto “History & Hysteria” di Gianluca Galliani. Un libercolo curioso e, anche se probabilmente non esaustivo, capace di regalare aneddoti gustosi e risposte a domande che neppure il web riesce a dare con facilità, attraverso interviste d’epoca, tanto strampalate quanto divertite.

Il disco, nella sua deluxe versione digipack, si apre con il reggae sound destabilizzante e ironico di “Everybody enjoy with reggae music”, geniale e provocatoria composizione, che apre la strada del punk grossolano di Nico e soci. La parentesi giamaicana dura giusto il tempo per determinare quel caos necessario ad un disco, che ancora oggi deve essere ricordato come tra i migliori prodotti di quel agitato periodo. Dal punto di vista musicale i brani non sembrano rivestire un abito prettamente statunitense, né strettamente europeo, ma semplicemente ITALIANO, con le sue sonorità, almeno inizialmente diversificato nella sua fattura. Tracce brevi, furibonde scorribande lessicali tra trovate skiantose (“Mamma dammi la benza”) e tempistiche più costruite (“Roipnol”).

Il disco è costruito attorno alla versatile e vitale anima mundi, che agitava quel periodo, ma ancora oggi, pur essendo trascorsi trent’anni, le tracce sembrano uscite da qualche geniale intuizione dell’underground indie punk, per ceri versi anomalo, tra sperimentazione e proto-wave, che già si nasconde dietro le intenzioni. Ne sono esempio pratico tutte le nove track, ma in particolare la visione pura anarchico-individualista dal must “Criminale”, che si distanziava notevolmente da ciò che la Bologna di allora aveva vissuto sino a quel momento. “Criminale” ancora oggi spiazza per il suo furioso “schitarrìo” e per un testo tanto esplicito, quanto attento nelle sue citazioni; una sorta di brano-etichetta che inevitabilmente è riuscito nel bene e nel male a definire chi fossero i primi Gaznevada.

Anche se dalle interviste che appaiono nel libercolo allegato al cd, la band prende le distanze (polemicamente) dai conterranei Skiantos, è innegabile come si possa ritrovare un punto d’unione stilistica e talvolta concettuale come ad esempio in “Donna di gomma”, “Bestiola” e “Mamma dammi la benza”. Il disco ad ogni modo ha una sua anima, indipendentemente da ogni tipologia di influenza o parallelismo, attraverso una filosofia punk che andava ben oltre alla semplice composizione, accompagnata da una voglia di autonomia da quel mondo anglofono che fece scaturire la verve creativa e provocatoria del cosiddetto punx.

Credo comunque fermamente che chi oggi presume di essere punk, è comunque ben distante da tutto ciò che in realtà questo movimento implicò a cavallo degli anni settanta e ottanta nel nostro paese. Sarebbe quindi d’uopo che tutte le giovani leve, che hanno determinate convinzioni, si documentino attraverso testimoniante essenziali come la geniale “Teleporno t.v.” e “Roipnol”.

Come di consueto la Shake edizioni non si accontenta…infatti dietro alla maschera a Gas, rivisitazione della tape originale, si nasconde anche un gustoso video della “Telepornovisione,” commovente performance fuori dal tempo e fuori da ogni schema, con una registrazione avant guarde di sicuro effetto, anche per chi come me è abituato a sonorità estreme.

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Track list

1. everybody enjoy with reggae music 3.43
2. criminale 2.09
3. donna di gomma 3.17
4. bestiola 2.12
5. mamma dammi la benza 3.06
6. teleporno T.V. 5.36
7. johnny (fallo per me) 2.45
8. roipnol 5.06
9. nevadagaz 4.04