Ginevra “Ginevra”, recensione

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A dire il vero, ho impiegato qualche giorno di più del necessario per pensare a come rendere questa recensione adeguata al talento canoro di una piccola e meravigliosa sorpresa chiamata Ginevra. Non è stato facile pensare a quali parole usare… talvolta mi capita, soprattutto quando mi ritrovo di fronte a debut obbiettivamente interessanti come questo digipack slim licenziato da I dischi dell’Espleta, qui in sinergia artistica con Creuza.

Proprio dalle piccole stradine genovesi della vecchia Rossiglione, (già bucolica location del Metal Valley Open Air, paese natale di Trevor, voce dei Sadist) da qualche tempo la giovane Ginevra Nervi sta muovendo i primi passi nell’antro della musica, masticando palcoscenici underground, che stanno iniziando ad essere troppo angusti per il talento nascosto di una vera cantautrice rock.

Il disco, accompagnato da un art work perfettibile e da una session fotografica di buon livello, offre undici tracce intense e dirette, che portano al limite un brainstorming a tratti acerbo, che sembra voler ancora mostrare una poliedricità direzionale. Il disco, infatti, mostra molti lati di una creatività ricca e genuina ( e talvolta ingenua), che fa leva su una linea vocale davvero interessante, atta, come dimostra l’opener, a riportare alla mente la più ispirta Gwen Stefani, attraverso una audace mescolanza di post grunge, punk rock e musica popular.
Ad impreziosire le partiture del platter sono chiamati i mitologici Pivo e Aldo De Scalzi, anime eccelse di un Italia musicale a tratti troppo poco valorizzata, proprio come dimostra The running man, brano introdotto dal calore vocale e pulito di Ginevra, accompagnato dall’ energia delle quattro corde, che, con le sue toniche, accoglie la splendida linea vocale a cui si uniscono gli aperti e slanciati accordi di una chitarra distorta, metafora accorta del intenso climax narrativo (You’re screaming his name again).

Se poi con Underwater e Did it Again si torna in un mondo No Doubt, è con l’incontro tra easy listening e alternative di Abstract World che la struttura emozionale sale di tono, attraverso passaggi semplici e intuizioni lineari, che si fanno destabilizzanti in Beautiful Sinner. Il pianoforte di Aldo De Scalzi appare poi il focus adattivo per le vibrazioni vocali di Ginevra, abile nel gestire differenti dimensioni agogiche, mostrando un groove che si completa in Sick Tv, in cui il crudo e sordo intro cripto punk avrebbe dovuto diluirsi maggiormente tra filtri e overlay.

A completare il full lenght sono le venature funkeggianti di I Walk e la delicatezza Yorkeiana di So Unreal, i cui pochi accordi, legati ad un riuscito bridge, sembrano ispirarsi a The bend, mostrando ancora una volta la dolce difficoltà di inquadrare sonorità che trapelano grinta osservativa e dolcezza emozionale, valico di spezie dream pop ed impianti rock di agevole consumo.