Giuliano Clerico “La diva del cinemino”, recensione

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Giuliano Clerico arriva al terzo disco, figlio legittimo del Il costruttore di meccaniche sognanti, e prole naturale dell’ on the road. Infatti è proprio attraverso le polveri della quotidianità girovaga dell’autore che sono nate queste dieci nuove tracce contenute in La diva del cinemino. L’esprit de vivrè che si condensa nelle composizioni appare una consequenziale maturazione di un mondo in essere, in cui la diva del titolo altro non è che lo stereotipo fatto di troni e di bella vita, è l’ironia che diverte chi guarda da fuori tutta questa scena, è il mondo della mediocrità e dei “falsi positivi”.
Sono proprio l’ironia, il sagace sarcasmo e l’arguto songwriting a trascinare il sense iperbolico e le sue semplici esagerazioni verso la costruzione di un anima gustosa, per un disco che sembra dover molto al cantautarato di Rino Gaetano, e per similitudini compositive, al Bugo westernato.

Il disco del pescarese arriva ad aggiungere una buona dose di fiati e spezie inusuali al rock folk di stampo indie tipizzato nei precedenti lavori, per riuscire ad offrire agli astanti un ingentilito approccio alle storie raccontate da interessanti giochi in balance, conteneti spezie Don Airey (BArbara) e un inatteso senso west (Alla Bonnie e Clyde), in cui spesso la sonorità dinoccolata si erge dalle ottime none basse.

L’autore poi non si nasconde di certo dietro a riusciti refrain (La valeriana) per indirizzare l’ascoltatore verso un’anima più acustica, che si divide su piani disturbanti ben definiti dall’ottima Zona industriale, atto di chiusura di un disco che collega il sapore d’oltreoceano con gli italici anni ’70, riuscendo a cucire i due tessuti attraverso un filo resistente, da cui trapela un intenso sapore underground appoggiato al jazz e al blues da cui derivano.

Tracklist

01 – Barbara
02 – Alla Bonnie e Clyde
03 – Il prodotto
04 – Concubina
05 – La strada
06 – La valeriana
07 – Lo zio beato
08 – Via col diavolo
09 – Stabile 44
10 – Zona industriale