Giuseppe Verdi – Rigoletto

Rigoletto

Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 11 marzo 1851

Rigoletto: Renato Bruson
Gilda: Andrea Rost
Il Duca di Mantova: Roberto Alagna
Sparafucile: Dimitri Kavrakos
Maddalena: Mariana Pentcheva

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore: Riccardo Muti

Registrazione dal vivo: 13-31 maggio 1994 presso il Teatro alla Scala, Milano

Rigoletto è la prima di una nuova generazione di opere; rappresenta il punto di passaggio fra il melodramma post-rossiniano tipico del primo ottocento e il dramma musicale che caratterizza la maturità di Verdi. L’autore stesso la definiva “opera rivoluzionaria”. In una lettera egli specifica la sua idea drammaturgica: “Ho ideato Rigoletto senza arie, senza finali, con una filza interminabile di duetti […].
In quest’opera Verdi abbandona la tradizionale scrittura musicale basata su forme chiuse, preferendo invece la stesura di lunghe arcate drammatiche allo scopo di dare maggiore continuità ed unitarietà musicale.
Per dare l’idea di quanto possa essere profondo il suo impatto è sufficiente citare un commento del grande studioso verdiano Julian Budden: “Rigoletto è per la produzione verdiana quello che l’eroica è per quella Beethoveniana”.

Purtroppo, nella maggior parte delle rappresentazioni (sia dal vivo che in disco), questo pensiero drammaturgico e musicale viene regolarmente mortificato dall’inserimento di modifiche di ogni genere che distruggono la grande unitarietà originale.

Il numero di incisioni di Rigoletto è molto alto, eppure che io sappia solo 3 (!) di queste hanno risparmiato agli ascoltatori le orribili aggiunte di una tradizione che di musicale ha ben poco. Di queste tre incisioni, due sono dirette da Riccardo Muti, una da Giuseppe Sinopoli.

Per quanto riguarda l’edizione oggetto di questa recensione si tratta, a mio parere, di una delle migliori interpretazioni del Rigoletto mai eseguite.
La perfetta concertazione di Muti restituisce in pieno il meraviglioso edificio musicale che Verdi aveva immaginato. Il direttore napoletano lavora molto sul colore orchestrale e vocale, sulla dinamica – soprattutto sui “pianissimo” – gli accenti e le mezze-voci che molti esecutori meno attenti trasformano in sguaiate grida o decisi “fortissimo”. Valorizza tutti i recitativi dando loro quel senso del teatro e del dramma che Verdi ha creato (ispirandosi a Mozart) e che troppo spesso non si percepisce. È opportuno sottolineare che in molte opere verdiane i recitativi hanno pari importanza rispetto alla più drammatica delle arie o dei concertati; in questa edizione ciò è ben evidente.

La chiarezza e l’articolazione dei suoni delle varie sezioni orchestrali è eccellente. Non potrebbe essere altrimenti, in quanto ciò è parte della costruzione drammaturgica che spesso è giocata sul colore dei singoli suoni, non solo da parte dei cantanti, ma da parte di tutti gli strumenti.
Il contrasto sonoro fra il “Pari siamo” e il successivo duetto Gilda-Rigoletto è uno degli esempi più chiari dell’ottimo risultato interpretativo ottenuto in questa incisione.

L’orchestra riesce a trasmettere un caleidoscopio ricchissimo di colori musicali e sensazioni emotive: dall’immenso, quasi ossessivo affetto provato da Rigoletto nei confronti della figlia alla rabbia più brutale che il buffone sente verso il Duca ed i suoi cortigiani; dall’innocenza di Gilda alla beffarda sicumera del Duca.

I tre protagonisti non sono da meno. Renato Bruson è uno dei migliori interpreti di Rigoletto al mondo; la sua impressionante perizia tecnica gli ha permesso di delineare perfettamente uno dei personaggi più complessi del mondo dell’opera. Gli accenti sono sempre ben calibrati, le mezze voci, le infinite sfumature del suo bel timbro caldo e brunito dipingono a 360 gradi ogni piccola sfaccettatura di un uomo caratterizzato da due volti: amorevole padre in famiglia e buffone deforme, frustrato e incattivito, all’esterno. Bruson è senza dubbio uno dei migliori Rigoletti della storia dell’opera!
Andrea Rost è stata parimenti una Gilda memorabile. Eliminate finalmente quelle incrostazioni interpretative che la rendono spesso bamboleggiante, la protagonista femminile riprende il suo vero ruolo di giovane donna reclusa suo malgrado da un padre iperprotettivo, ma che, nonostante ciò, acquista sempre più consapevolezza nel corso del dramma. La Rost sfoggia un timbro dolcissimo da soprano lirico puro, con una tecnica davvero ragguardevole, capace di esprimere tutte le meravigliose sfumature interpretative richieste dal personaggio.

Roberto Alagna è un ottimo Duca: buona tecnica vocale, timbro chiaro e argentino con pochissime incertezze. Trasmette tutta baldanza e lo sprezzo che il suo personaggio prova per chiunque non serva al suo piacere o ai suoi scopi.
Prestazione discreta per i comprimari, Maddalena e Sparafucile, che hanno fatto onestamente il loro dovere senza brillare, ma senza nemmeno sfigurare.
Ottima prestazione da parte del Coro diretto in modo perfetto dal Maestro Gabbiani.

Unico, gravissimo aspetto negativo di questa edizione è la pessima qualità dell’incisione. Davvero orrenda, una delle peggiori che abbia mai ascoltato. Pur comprendendo le difficoltà di una registrazione dal vivo, non è ammissibile un tale livello di approssimazione. I suoni sono lontani, spesso confusi e ovattati; la dinamica è piuttosto limitata e le sfumature sono più da immaginare che da ascoltare. Anche la ricostruzione della scena sonora lascia parecchio a desiderare, con frequenti instabilità di voci e strumenti. La meravigliosa concertazione di Muti può essere compresa solo in pochi passaggi, per ascoltarla al meglio è necessario utilizzare l’altra sua incisione del Rigoletto del 1988 con la EMI. Questa ha un’ottima qualità sonora e una buona resa del cast, ma in definitiva ritengo che quella del 1994 sia artisticamente migliore della precedente.