Hierophant

hiero.jpg

Soon interview and English version.

We are arsonist’s prayers. We are sons of new faith, sons of castration.

Nell’antica Grecia gli Ierofanti erano sommi sacerdoti dediti al culto Demetra, la Madre Terra sorella del padre di tutti gli Dei. La Dea, portatrice delle stagioni, veniva adorata come nutrice della giovinezza e artefice prima del ciclo della vita e poi della morte. Attraverso venerazioni e iniziazioni, riprese poi dall’Arte Reale, gli Gerofanti conducevano gli adepti ad uno stato emotivo di esaltazione, arrivando ad oltrepassare il mero legame con la tangente realtà.

Un approccio onirico e oscuro che si rispecchia nella splendida cover art di Great Mother: Holy monster in cui un moderno rimando alla Dea Kali, qui spogliata del suo spirito combattivo, si adagia tra sensualità ed inquietudine negli splendidi chiaroscuri della copertina. Lo slim digipack si offre nel suo nero vestito con 8 tracce promosse dalla statunitense Bridge Nine Records, impressionata dal self-titled album d’esordio della band ITALIANA (n.d.r. Lo scriverlo il maiuscolo non è certo un errore di battitura). La label, da sempre dedita a forme alternative di sonorità cripto-Hc, offre dal 1995 un interessante rooster che oggi va ad impreziosirsi con le influenze discore e crut punk che si ritrovano nell’aggressività espositiva della band. Il quintetto però non si limita a ricreare forme nereggianti di minimalismo espressivo, ma offre un ampio sguardo che arriva a trascinare a sé concrete spezie black e sludge.

Gli otto Figli legati da una ragionata rabbia, si presentano cupi e distorti sin dalle prime note, ben metaforizzate dal contorto studio grafico delle linee scure che riportano i testi all’interno del digipack. Una struttura sonora che demolisce ogni indugio per aggredire l’ascoltatore, attirandolo alla propria aurea disturbata e nereggiante. Un rincorrersi di note corrotte che, senza soluzione di continuità, ci descrivono il loro secondo genito Son of the Tongue’s Prison, frastagliato ed oscurante, da cui emergono parallelismi figurati ed inevitabili necessità. Ottimi i riflessi doom, i cui rallentamenti esecutivi defluiscono in maniera irrequieta al battere di Son of the four-hands way, dalla quale si staglia un controllato rumorismo, atto a funge da avvio all’energia al napalm che la voce di Carlo Aromando raccoglie alle pendici di una sonorità pronta ad innalzarsi sulla splendida Son of Carcinoma. La traccia sposta l’attenzione su di un drum set impietoso e diretto, abile sfondo alle sensazioni black delle affilate chitarre, che definiscono le sensazioni perse di un testo nereggiante. Il picco emotivo prosegue poi con il figlio dell’amore egoistico, track sparata verso una velocità confusiva e sviante nella sua oscura prigione, frapposta tra piccole innovazioni e funzionali cambi ritmici pronti a portarci in Son of the public castration , in cui il sapore fosco di un celato black metal si fonde a strutture alternative molto legate ad una certa tipologia di mondo nordico.

Il disco si fa apprezzare nella sua completezza, definendo un continuum narrativo davvero interessante che, complice la sensata durata del full lenght, stimola la ricezione, attraverso sonorità originali e risolute in grado di fiorire attraverso un attento songwriting, proprio come dimostra Son of the black mirror e l’ermetismo accorto di Cathartich Cave , di certo tra le migliori tracce del disco, grazie alla sua ridondante aggressività sonora, velo annerito in grado di fagocitare la linea vocale sofferta e drammaturgica.

Insomma…un disco corvino, trainante e convincente nelle sue forme espressive legate al mondo estremo.

Tracklist
1) Son of the New Faith
2) Son of the Tongue’s Prison
3) Son of the Four-Hands Way
4) Son of the Carcinoma
5) Son of Egotistic Love
6) Son of Public Castration
7) Son of the Cathartic Cave
8) Son of the Black Mirror