Pasadena Napalm Division “Pasadena Napalm Division”, recensione

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Formula:
Una parte di D.R.I. (Kurt Brecht) tre parti di Dead Horse (Greg Martin, Ronnie Guyote e Scott Sevall) ed una parte di Verbal Abuse (Bubba Dennie)

Così si legge all’interno “dell’inguardabile” web site dei Pasadina Napalm Division, band a stelle e strisce che, similmente a Cerbero, si presenta come una creatura sonora da cui escono le teste della follia, definite attraverso rimandi sonici dell’old school thrash, del hardcore-punk e del free crossover. I latrati del guardiano infernale si ergono climaticamente dalle tredici tracce proposte dal primo reale full lenght del combo texano, pronto ad offrire un salutare tuffo nel passato ‘80, da cui il frontman estrae le sue caratteristiche linee di canto.

Dunque… se siete alla ricerca di qualcosa di sperimentale non è posto per voi. Qui troverete un dolce passaggio nel deja ecù, interposto tra rabbia espositiva, umorismo (talvolta b-music) e solide degenerazioni musicali, in grado di fuorviare e disorientare l’ascoltatore, nonostante il fulcro portante delle partiture rimanga il sapore thrash.

Dietro alla cover art dell’esperto Craig Holloway, si celano provocazione, grottesca ironia ed insania, qui aperta dall’immagine narrativa (molto Tankard) di 100 beers with a zombie, track squilibrata e deambulante, in cui il bilico espressivo si cela dietro ai vuoti di memoria tranciati dagli eccessi, ben metaforizzati dall’ottimo andamento thrash, in cui batteria e sferzati riff maturano verso un trend cadenzato. Inevitabilmente l’ascoltatore finisce per essere trainato verso un caratteristico haedbanging, dal quale si dipanano onde sonore pronte a confluire in un apice che si fonde alla cupezza iniziatica di Cemetery mass e al tiratissimo calpestio violento di Bleached Blonde Despair. Da qui si riparte attraverso uno sguardo teutonico offerto da inusuali rallentamenti, in cui la voce si inserisce appoggiandosi alle funzionali back voice di Tony foresta (Municipal Waste), autore di Murder the bearded lady killer, le cui dolci e profonde note del basso, anticipano un riff sovrapposto alla pelli death thrash. La canzone rivive simulando centri concentrici, tra un approccio adirato ed il mantenimento di un’anima dura e rugosa.

Il viaggio tra gli acidi barili prosegue con la violenza esecutiva di Failure e l’ossessiva Dreamland che, nei sui bislacchi cambi infection, offre una tagliente ironia verso i promoter incompetenti ed il lato malato del music business, attraverso la voce anelante un mondo in cui we have an entire collection available for a reasonable price… . Se poi con Don’t care emergono reminiscenze Larry LaLonde è con Terror Cell e My own little god che si percepiscono diversificazioni musicali pronte a decelerare verso scombussolanti atmosfere, proprio come emerge da Non ti amo un curioso Hc style cantato in italiano.

A chiudere il cerchio sono infine il narrativo hc-punk di All of a Sudden Dead e la bizzarra Speaking in tongues, in cui la curiosa mescolanza di suoni trova nella vecchia scuola del thrash d’oltreoceano un terreno fertile, base fondante per un disco che arriva a noi pronto a divertire con un esplosiva mistura groove sporca e genuina, in grado di farci rivivere un antico mondo metal.

Tracklist

01. 100 Beers With A Zombie
02. Bleached Blonde Despair
03. Cemetery Mass
04. Don’t Care
05. Dreamland
06. Failure
07. My Own Little God
08. Murder The Bearded Lady Killer
09. Non Ti Amo
10. Spell It Out
11. All Of A Sudden Dead
12. Terror Cell
13. Speaking In Tongues