Il rovescio della medaglia “Microstorie”, recensione

rovescio.jpg

Era il 1971 quando il deus ex machina Enzo Vita e la sua sei corde decisero, assieme a Pino Ballerini, Stefano Urso e Gino Campoli, di dar vita al progetto denominato Il rovescio della medaglia, da molti semplicemente abbreviato in Rovescio. La band è da sempre considerata una micro felice realtà, capace di mescolare progressive rock di stampo italico, rock classico ed hard rock, senza mai rimanerne troppo inghiottita dalle singole etichette.

L’ensemble musicale, conosciuto oltreché per la verve compositiva, regalava in quegli anni esibizioni potentissime, la loro strumentazione era tra le più interessanti in Europa. L’impianto voci Mack da 6000 watt era quadrifonico ed equivaleva ad amplificatori a 36 tracce. La console era in realtà uno studio di registrazione portatile con filtri, compressori…, ma da quel dicembre 1973 qualcosa cambiò.

Decenni di silenzi e false ripartente hanno portato ad oggi il redivivo progetto in cui Enzo Vita ha ricominciato da capo:

– incontri con i sentimenti ( part time, ci sono giorni e microstorie)
– con la religione (cattivi pensieri)
– con i libri (hai mai tentato)
– con la politica (quale film)
– con la storia (souvenir)
– con la vita (se non hai)
– con la musica (Lucas bar, dimmi ancora di si)
– con l’amicizia (grida urli & strilli)
– e col potere (tapis roulant).

Questo nuovo Microstorie arriva grazie alla caparbietà compositiva del chitarrista, che si avvale di molti musicisti preparati e capaci per le 12 vitali tracce, in cui ritroviamo la pulita voce di Roberto Tiranti, bandleader dei Labirinth, apprezzata powermetal band nostrana.

Il disco si apre con Quale film, in cui blande reminiscenze prog lasciano il posto ad un semplice pop rock, che cresce in maniera esponenziale all’interno dell’interludio. Un brano in cui le sonorità avrebbero potuto portare con sé il sapore acre del rock, ma che in realtà subiscono, acconsentendo ad un’edulcorazione dovuta all’attento uso dei fiati, mentre la chitarra pulita e tecnica prosegue in direzione della linea di cantato, atta a definire l’inizio di queste microstoriche.

Piccole (e forse volute) sbavature a livello di arrangiamento rendono il disco più grezzo e più vicino a quegli anni 70 rievocati da una piacevole aurea orchestrale dell’outro.

Il viaggio di ritorno del Rovescio raccoglie sentori di Funkrock (Tapis Roulant), di classico rock’n’roll (Cattivi Pensieri) e Blues melanconico (Microstorie), in cui lo spettro degli anni 70 sembra insisterete per tornare a galla. Se poi episodi come Ci sono giorni Enzo Vita e Dimmi ancora si, non riescono a conquistare appieno, è anche vero che esiste nella totalità dell’opera una qualità compositiva piuttosto interessante. Ne sono dimostrazione il proto shredder strumentale di Lucas Bar e soprattutto la bella Se non hai, in cui Vita sembra ritrovare linfa necessaria nel territorio Deep Purple. Il brano è impreziosito da una sapiente alternanza vocale, moderata dalla pulita vocalità di Tiranti e dalla roca e calda voce di Enzo Vita, per un brano psicofilosofico che sembra voler citare Essere o Avere di Eric Fromm.

Un disco tutto sommato piacevole ed incalzante come dimostra Hai mai tentato, che ci porta, attraverso un introduzione orientaleggiante, all’interno di un riff tagliente di overlay, su di una scenografia prog pop.

Un full lenght che forse avrebbe potuto dare qualcosa in più, dopo questo infinito periodo di gestazione, ma che in realtà si presenta come una ripresa morbida, che pulisce via la polvere del passato, ma che ancora non riesce appieno a pianificare il proprio presente. Un’opera che, nonostante la buona fattura tecnico-musicale, vive ancora troppo di ieri.

Tracklist

1. Non hai
2. Microstorie
3. Luca’s Bar
4. Cattivi pensieri
5. Dimmi ancora di sì
6. Quale film
7. Ci sono giorni
8. Tapis Roulant
9. Grida Urli & Strilli
10. Souvenir
11. Hai mai tentato.