Kamera Kubica “Kamera Kubica”, recensione

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“Quella doppia kappa…non promette nulla di buono. Diamo un ascolto”.

Questo è quello che ho pensato quando ho iniziato ad osservare la curiosa cover (pop) art del quartetto vicentino, attivo ormai da due lustri. La band, vissuta nell’underground del rock armonico, si presenta sotto la protezione della (R)esisto Records, attraverso tracce che non nascondono nulla di germinale. Se cercate qualcosa di originale… ad onor del vero, qui non lo troverete. I Kamera Kubica, infatti, non sembrano voler rincorrere strade nuove, ma al contrario paiono pronti a ricamare sonorità su stilemi classici di un rock altalenante, che viaggia tra songwriting scricchiolante e verve radiofonica.

L’album, ricco di groove ed ombre, restituisce all’ascoltatore una camera di decompressione necessaria alla realtà vera, da cui l’ensamble rapisce immagini dirette e genuine, quanto la voglia di essere, che prima di ogni cosa, sembra voler soddisfare se stessa, senza ricercare sviluppi forzati.

A dare battesimo alla tracklist è l’ottimo riff iniziale di Sono solo , pronto ad poggiarsi su di una batteria regolare e battente. Un riff distorto ideale per accoglie l’ascoltatore, mentre le vocali aperte aprono alla disarmonia espressiva vicina al mondo alt rock anni’90. L’incipit, perfetto e diretto biglietto da visita, mostra i graffi della creatività cosi come Vai via da me, in cui la voce si fa più pulita e lineare, riuscendo a donare uno sguardo alt dai sentiti rimandi Afterhours. L’impronta (alt-pop) rock si rivede poi tra la Nostalgia emotiva e l’ironia celata de Il ponte di Novembre.

Nonostante talvolta gli approcci corali non convincano appieno, con Chissà se sei quella che sei fuoriesce un’inattesa velatura combat, che avrebbe meritato un songwriting diverso e non mortificato da insospettabili “nannanana”. Proprio la parte lirica appare a tratti ancora perfettibile, proprio come dimostra Budapest, traccia gradevole in cui Il clapping hands accompagna il battito ritmico, pronto ad anticipare Non buttarti giù, di certo tra i migliori episodi dell’album. Un ritmo danzante che solleva polveri Smoking Popes, pronte a coniugarsi ad una marcata sensazione Snaporaz. Infatti la track, complice la diretta linearità, appare in grado di conquistare sin dal primo ascolto, anche grazie all’Interessante enclave chitarristica e alla profondità della bass line, sentiero occulto che torna nella dicotomia tra sogno e realtà di Betty Boop.

Insomma, un disco pop rock che diverte chi possiede un approccio semplicistico alla musicalità contemporanea, ma che non sarà gradito da chi, in un disco, cerca qualcosa di discorde.

Tracklist:

1 Sono solo
2 Vai via da me
3 Se salperai
4 Chissà se sei quella che sei
5 Budapest
6 Non buttarti giù
7 Betty Boop
8 Nostalgia
9 Il ponte di novembre
10 Io sono qui