Kiwibalboa “Tre buoni motivi”, recensione

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Partiti da Genova con ardimento ed idee, sono giunti alla Clinica Dischi di Spezia per dare luce alle proprie note libere di chi rifiuta un’etichetta ben precisa. Mescolano rock, indie, venature stoner e congetture diversificate. Si chiamano Kiwibalboa, nome che personalmente non mi convince per nulla, a differenza di un disco che porta con sé una convincente presa di emozionalità e risolutezza:Tre buoni motivi.

Ma quali sono I tre buoni motivi per sostenere I Kiwibilboa?

Prima di tutto la forma. Osservando il loro EP appare chiaro come riescano a far trapelare convinzione ed amore per ciò che inseguono. Vi assicuro che in questi ultimi 16 anni sono arrivati in redazione dischi imbarazzanti nella loro veste. I Kiwibalboa, invece, forti di un’anima estetica ben radicata, hanno deciso di affacciarsi nel mondo indie rock con un packaging in slime digipack semplice ed elegante, ma soprattutto in grado di trasmettere emozioni sin dai tratti grafici inquieti e visionari pensati da Carola Zerbone, abile nel restituire al power trio un icona illustrativa istintiva e pulita.

In secondo luogo sento di dover parlare di libertà espressiva che appare il fulcro motore della band affrancata da facili etichette e stilismi. Infatti, dopo un attento ascolto converrete con me l’inutilità di imprigionarli in un’unica categoria espressiva, che peraltro inseguo sempre con convinzione. L’impossibilità di definire con convincimento le pareti stilistiche appare alla lunga un risvolto vincente in grado di aprire sguardi nuovi.

In ultima analisi sarebbe necessario sostenere la band genovese semplicemente per l’intensità espressiva che fluisce dal loro canale comunicativo primario: la musica. Un sound ricco e determinato che offre profondità ragionata e grezzezza garage, ideale per raccontare l’opera visionaria di un songwriting a tratti perfettibile, ma promettente.

A dar battesimo al disco è Onde Lunghe un’intro che fa ben sperare; un antro sonoro basato su suoni che abbandonano la concettualità del noise per rendere i propri spigoli armonici, avvicinandosi così ad un criterio cripto psichedelico, intento a fungere da supporto ad un alternative sepolto negli anni’90.

La pacatezza sonora, ricca di metafore, giunge a promuovere multilivelli sonori che si fanno melanconici e osservativi con Salamandre e Mercurio , in cui la chitarra invita il drum set darkeggiante alla narrazione. La traccia, dapprima soffusa, volge verso un climax espressivo posto al servizio di una lirica diretta, che ricerca l’empatia con l’astante attraverso un ricamo sonoro ben ragionato, atto ad emergere come una tra le migliori tracce dell’ep.

L’andamento strutturale prosegue verso un approccio ciclotimico mediante emotività desertiche che raccontano venature post e arte visionaria, per certi versi surreale, per poi volgere verso La Scelta , viaggio ideale della band, abile nel proseguire con un riff cureiano ed una sensazione deja ecu, che accoglie l’ascoltatore verso braccia conosciute, rivelando come questo extended played riesca ad offrire le ombre di un reale debutto.

Il cuore dalle striature classic batte infine sul fondale di Ciano , che conferma la verve creativa e gli influssi diversificati della band, adatta nel gestire stilemi pseudo stoner e traversate pop rock. Un metodologia espressiva non troppo discosta dai sentori rock anni ’60 che ci invita a superare un chorus eccessivamente fuori linea per poi rientrare con la chiusura Canzone Da Tre Soldi . Una straordinaria serrata, in cui i movimenti strappati della chitarra aumentano l’empatia con l’ascolto, tra giochi e rimandi Queen of the stone age, qui rivestiti da un aurea contenuta.

Insomma un Ep che racchiude in sé la forza di un vero e proprio debut album.

TRACKLIST

01. Onde Lunghe
02. Salamandre E Mercurio
03. La Scelta
04. Ciano
05. Canzone Da Tre Soldi