Malet Grace – Humanocide

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Avevamo già incontrato i Malet Grace, band heavy metal di Latina, l’anno scorso con il monolitico Malsanity che metteva sul tavolo tutte le loro doti, sia tecniche che compositive. Sulla scia di un ottimo riscontro da parte della critica, i due leader Giampaolo Polidoro (voce e chitarra) e Alessandro Toselli (chitarra) – insieme alla sezione ritmica precedente (batteria, Andrea Giovannetti e Andrea Paglierini, basso) che nel frattempo hanno lasciato il gruppo – hanno voluto subito incidere alcuni nuovi pezzi già pronti. Ed ecco che, grazie a questa piacevole urgenza creativa, esce questo EP dal titolo duro almeno quanto la musica che contiene: Humanocide. Il livello qualitativo resta alto, così come la sensazione di trovarsi di fronte a un gruppo che ha nella “potenza di fuoco” e, nel contempo, nella melodia, i suoi punti di forza.

Dopo un’intro strumentale arrembante, dall’incedere quasi militaresco, arriva “Redemption of fear” che ha a sua volta un incipit fatto di chitarre affilate come lame e cambi di ritmo pazzeschi, quasi come fosse una spirale. A un certo punto il vortice rallenta per dar spazio alla voce di Polidoro sempre potente ed energica, passando dal melodico allo scream in base alle esigenze del brano. Il testo termina con un “…Kill’em all” che non può non evocare un piacevole ricordo trash.

“Malerie” parte più pacata…quasi sussurrata ma basta poco per trasformarsi in una nuova cavalcata che piacerà a tutti gli amanti del genere. Il pezzo è dominato da un sentimento di oppressione e di chiusura spirituale che rende quasi impossibile vedere uno sprazzo di luce. La ballata elettro acustica “Sometimes I Need To Die” rappresenta quasi una gradevole oasi, prima che la tempesta ritorni, che evidenzia la versatilità dei Malet Grace. Personalmente la trovo magnifica.

I riff scatenati e senza tregua non tarderanno tuttavia ad arrivare e forse, proprio per sottolineare il contrasto con la precedente, “The constant rhyme of perseverance” fa della velocità il suo marchio di fabbrica. Ipnotica. Come fosse un viaggio nel mare, che ha avuto le sue burrasche, la nave arriva finalmente sulla spiaggia. Sarà forse per questo che un suono di placide onde aprono e chiudono “A compensation of souls” (voce e chitarra acustica) per uno splendido episodio finale.

Trovo che con questa nuova prova la band pontina abbia fatto un ulteriore salto di qualità rispetto al pur interessante album d’esordio, verso una maturità artistica che sembra ormai pienamente acquisita.