Montana/Ornitorrincos “Split”, recensione

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Adoro parlare dei vinili, di lato A e lato B; adoro il suono della puntina che solca le note.

Adoro gli split album…forse perché mi mantengono legati al mio mondo.

Adoro il punk e le sue derivazioni…e adoro i Montana, quindi non me ne vogliano se, semplicemente spinto dalla mia costante voglia di scoprire realtà nuove, in questa recensione ho deciso di partire dal lato B, quello dedicato agli Ornitorrincos.

La band brasiliana, dedita a diversificate forme di punk-hc si offre con un sound folle e vintage, in cui le proprie ombre sporche e deliziosamente scomposte sembrano determinare una reale novità in questo triste mondo di piattume digitale. Un’iniezione di novità, che novità assolutamente non è! Un mondo gracchiante e distorto, in cui l’animosità punk marcescente e ruvida si presenta con modernistiche e contenute influenze (Vacanciones en nueva delhi), pronte ad innesti easy, ideali per un naturale contraltare a ironia e grezzezza.

Il disco riesce con naturalezza ad aprire uno sguardo attentivo su strutture reiterate e per certi versi minimal noise, qui alimentate dal surrealismo grottesco di Registros de una escena punk, folle anti inno tecnologico, in cui approcci free noise si avvicinano ad un inciso punk, per il quale appare impossibile non dare inizio ad un inevitabile pogo. A chiudere il lato B è invece Inverno, Scream noise cover, in cui le sonorità punk77 si ergono come uscenti da un immortale “Virus”, in grado di portarci tra venature hardcorepunk e fastcore.

Quando arriva poi il momento di girare il lato sul piatto, un poco come sta accadendo tra le scene di Vynil, mi sono ritrovato ad osservare la cover art (che avrebbe meritato una maggior definizione di dettagli) per poi tornare ai testi dei Montana, che dopo alcuni mesi da Spergiuro tornano sulle nostre pagine spinti daTanto al chilo, overture scomoda e piacevolmente rozza. La traccia dominata da un riffing privo di orpelli, insegue sentori deja ecù orientati verso una linea di cantato scomoda ma al contempo armonica, posta tra gli inserti di una bass line abile nel donare profondità agli stilemi sui generis. Una rabbia espressiva che lascia spazio alla velocità di La scelta dell’imbarazzo, in cui il quartetto si conferma ideale mezzo espressivo per l’animosità punk-hc.

Ad ogni modo, non ci sono e non ci saranno compromessi, perché la band continua ad avere idee chiare e spirito libero, proprio come dimostrano le note spigolose di La fuga del re, metaforica e surreale vicenda di una misteriosa ed (im)possibile sparizione e la veloce Cervello. La straordinaria traccia dei Fichissimi, apparsa nel sette pollici Do it yourself del 1995 offre, infatti, voce al mondo underground, che proprio come il punk non è certo morto, ma solo nascosto dai normali circuiti distributivi…perché l’omologazione non è parola che può apparire accanto a Montana.

Insomma, un disco che, grazie alla sinergia tra Crapoulet Records, Annoying Records e No Glory Records, riesce a dare un nuovo sorriso a chi il punk lo ha visto per davvero e a chi ancora deve scoprirlo.