Muffx: intervista

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Cosa hanno in comune un contrabbassista con decenni di musica sulle spalle, studi jazz sul groppone ed un passato etno/prog ed un gruppo rock sanguigno eppur cerebrale? Apparentemente nulla. Apparentemente…

Fatto stà che tale contrabbassista mi invita una sera ad ascoltare un concerto nel Trevigiano, di un gruppo Salentino che fino a lì è arrivato per portare in giro la sua musica. Ed ecco che scopro cosa hanno in comune loro con il contrabbassista di cui sopra: una grande passione per la musica balcanica, che nel caso dei Muffx diventa fonte di ispirazione per ritmiche ed armonie, mai influenza plagiaristica.

Comunque non vorrei parlare troppo nel dettaglioo della loro musica, visto che a breve recensirò il loro ultimo lavoro, ma lasciare spazio alle loro parole nell’intervista che mi hanno rilasciato in occasione di quel concerto.



La vostra Band: nomi dei componenti (datemi anche l’età) e strumenti suonati
 
Luigi Bruno età 27 – Alberto Ria età 24 – Amedeo Ciricugno 29 – Cristiano Colopi 20

Prima domanda: da dove venite? Non nel senso della provenienza geografica, ma cosa è successo per portarvi fin qui musicalmente?

Sicuramente i nostri ascolti che non sono mai stati settoriali ma al contrario vari e disparati sin dagli esordi e così anche se ci definiamo una band di matrice stoner alla fine vengono fuori intrugli anomali. L’amore per il vintage, la passione di tirar fuori con mezzi “rudimentali” ciò che abbiamo dentro, la voglia di uscire dagli stilemi classici del pop industriale/commerciale italiano che francamente un po’ ci asfissia. E poi prove, prove e ancora prove…

E geograficamente parlando? Voi venite dal Salento, ed a molti questo nome non è nuovo, oltre che per l’ottimo cibo, vino e per il territorio meraviglioso, anche perchè da lì arrivano i Negramaro. Ma qual’è la realtà musicale della vostra terra?

Escludendo casi rari come appunto i Negramaro e qualche altra rara eccezione, come in tutto il sud Italia, anche da qui è molto complicato riuscire a far emergere certe cose indipendentemente dalla fortuna che si può più o meno avere, soprattutto se poi non si è in linea con l’industria pseudo modaiola. Resta il fatto che nel Salento ci sono realtà musicali molto interessanti ma poco conosciute proprio in funzione del fatto che geograficamente siamo lontano da tutto e il web, parliamoci chiaro, non aiuta più di tanto, anzi contribuisce a creare confusione e dispersione soprattutto negli ultimi anni.  Tuttavia credo che la nostra è una terra magica e affascinante ma che allo stesso tempo stimola l’evasione, c’è chi emigra fisicamente e chi lo fa mentalmente cimentandosi in progetti magari come i Muffx. Per chi resta in quest’isola (penisola) felice è un po’ come amare una puttana, sai che lei ti tradisce e non è la donna giusta per te, ma comunque non puoi fare a meno di amarla e non riesci a lasciarla. La scena in genere da noi è piena di fermento in ogni sua forma e sfumatura artistica, c’è roba davvero interessante dall’ Indie al pop cantautorale e negli ultimi tempi c’è anche molta più organizzazione e collaborazione tra gli addetti ai lavori.

E dove state andando? (programmi per il futuro)
 
Il nostro programma per il futuro (anche in passato) è stato principalmente sempre e solo uno, e cioè riuscire a crescere artisticamente sepre più in modo da poter esprimere al meglio le nostre idee, le nostre visioni e le ambientazioni sonore che ne derivano, portare la nostra musica ovunque e il più possibile, attraverso concerti ma anche attaverso  i nostri album, due realtà parallele ma con un fascino e un attidudine completamente diversa; speriamo in qualche produzione che ci permetta di realizzare il nostro terzo album. Di concreto invece aspettiamo l’uscita del secondo video clip del brano REASON AND PRISON diretto dal Regista Edoardo Winspeare, girato in questi giorni, progetto in cui crediamo molto, siao fetiscisti del cinema pertanto il connubio tra suoni e immagini per noi è molto importante. Sul web potete già trovare il primo video clip del brano AS THE FOXES diretto da Cristian Sabatelli. Poi, ci piacerebbe collaborare o scrivere una colonna sonora di un film, ma quello è un sogno nel cassetto, spero diventi presto un progetto reale.

Parlatemi della genesi del nuovo album, della musica, dei testi etc…
 
Il disco nasce perchè era arrivato per noi il momento di scattare un’istantanea dei Muffx in questo periodo. L’amore per l’etno world, la musica Balkan, le bande salentine, le colonne sonore di vecchi film, miscelato allo stoner rock era da tempo un coktail che ci girava nelle vene e volevamo tirarlo fuori, Max Ear batterista delgi OJM ci ha dato quest’opportunità, vedendoci in un paio di concerti ha deciso di produrci il secondo album e così, grazie all’ etichetta GO DOWN RECORDS siamo riusciti nell’intento. Era l’unico modo per trasmettere a tutti quello che siamo adesso. Il tutto è successo in un anno, mentre per il primo album ci vollero ben quattro anni per farlo uscire, in pratica, nonostante non rinneghiamo assolutamente niente, c’era il rischio di non riuscire a manifestare la nostra crescita o pseudo metamorfosi e le caratteristiche attuali del progetto. Nei testi la filosofia è rimasta la stessa, psycosi da quotidianeità, umili osservatori della realtà che ci circonda, la maggior parte di essi sono scirtti con Manuela Palma, nostra stretta collaboratrice, si parla di storie d’amore claustrofobiche (Dim Memory), di politica di provincia (Voices), del magnetismo che suscita la nostra terra nei nostri confronti (That’s Life). E anche un tributo agli abitanti di Otranto riguardo al massacro subito dai turchi nel 1480 (1480 Invasion). Ci sono un bel po’ di film insomma.

Musica e testi visionari, insomma, nel senso che create o descrivete visioni… effettivamente un certo gusto per le colonne sonore trasuda dal vostro nuovo album. A proposito di questo, come ci avete lavorato? Come vengono composti i brani e come vengono “appiccicati” i testi alla musica?

I pezzi sono sempre nati da vari imput. In genere se ne occupa Luigi, parte lui dal pianoforte del suo salotto comincia a disengare l’architettura dei brani in via embrionale, poi in sala prove si aggiunge o si toglie..spesso si aggiunge. Altre volte i pezzi nascono da una ritmica particolare che ci gira in testa, si costruiscono riff a pennello e poi avanti così..i testi quasi sempre vanno di pari passo con la musica, una sorta di colonna sonora della storia che si sta’ per raccontare. Incidono molto gli stati d’animo del momento comunque, ma anche gli ultimi film visti o rivisti.. non c’è mai stata una vera e propria prassi da seguire, tranne tre cose fondamentali che ci portiao dietro in ogni canzone e che cerchiamo di trasettere costantemente: energia, psycosi, ricerca.

Il nuovo album è molto vario, rock contaminato che profuma di  Morricone e le colonne sonore dei b-movie italiani degli anni ’70, che deve qualcosa alla new wave inglese, ed anche ai progetti di Mike Patton, ai Black Sabbath, Tom Waits, ma c’è qualcosa di più, che è peculiare, e che mi sembra derivare direttamente dalla musica della vostra terra… mi sbaglio?

No, non ti sbagli, hai intuito perfettamente tutti i nostri ascolti e le nostre influenze, la peculiarità che hai notato credo risieda nel fatto che abbiamo cercato, nella maniera più naturale possibile, di trasmettere le atmosfere festaiole ma allo stesso tempo aspre, con il “sapore” delle sonorità bandistiche della nostra terra, non suoniamo classici da banda con gli ottoni sia chiaro, si tratta di far emergere dal nostro rock queste atmosfere che contraddistinguono la nostra terra, con tutte le invasioni e quindi contaminazioni che la stessa ha avuto. Crisi ovunque, crisi moltiplicata per mille nel sud, ma le luminarie nelle feste di paese continuano a colorare le feste cristiano/pagane a ritmo di musica, questo contrasto costante non poteva non emergere.

Nell’album sono presenti tempi dispari, mai forzati, ma dosati in modo molto equilibrato. Queste scansioni ritmiche sono più peculiari a generi come il prog che al rock tout court… puoi parlarmi di questo?

Non ci siamo posti molto il problema dell’etichetta da appicicarci addosso, più che altro ci siamo posti la domanda sul come fare a suonare rock fuori dagli schemi prestabiliti ma nel contempo facili da ascoltare? Come far ballare su un 7/8 e appicicarci sopra armonie e melodie “facili” all’ascolto, ed allo stesso tempo non sputtanate e senza perdere la nostra ossessione per i suoni vintage? Abbiamo optato per la nostra ricerca  attingendo soprattutto dalle ritmiche delle fanfare balcaniche più che nel prog e strizzando l’occhio al pop underground. La nostra anima e attidudine hanno fatto il resto.

E come nasce questo amore per la musica dei Balcani?

Un po’ dai film di Kusturica, un po’ dal fascino che la musica popolare di quei posti emana, triste ma energica, tradizionale ma con geometrie anomale, spontanea anche se complicata da eseguire, complicata da eseguire ma facile da ascoltare, e poi le atmosfere uniche che riescono a creare… più che amore direi che abbiamo una certa “ammirazione” per quella cultura. Mettici anche che richiamano molto le ambientazioni Rom quindi nomadi, chi in quest’epoca non è nomade, per lavoro, studio o musica?

I testi in inglese sono una scelta esclusivamente artistica oppure un modo per aver più possibilità in ambito internazionale?
 
Con tutto l’accento italo-americano che ovviamente non può non emergere l’inglese suona meglio dell’italiano in certi generi, e poi apre anche scenari diversi dal punto di vista discografico, in special modo con le etichette indipendenti, la GO DOWN per esempio. Quindi diciamo un po’ e un po’. Ma di base è semplicemente più figo. Non escludiamo in futuro di buttar giù qualcosa in italiano, francamente ci piacerebbe anche scrivere un brano in romanes, ma chissà…

Una domanda strana che mi piace fare alle bands che intervisto… qual è l’album di cui vi vergognate ma che ascoltate ancora nel buio della vostra cameretta?
 
Luigi : Non un album, ma qualcosa di Franco Califano.
Alberto: Unplugged in New York dei Nirvana
Cristiano: City Of Evil degli Avenged Sevenfold
Amendeo: Load dei Metallica

Mah… a parte Califano non c’è niente di cui vergognarsi veramente… mi deludete… avrei preferito che citaste Cristina Salerno, o Den Arrow… vecchie compilation degli anni ’80 ;-))))  Due parole per congedarvi e salutare i lettori di Music on TNT.
 
Se avessimo voglia di far soldoni e sfondare  suoneremmo altri tipi di “stornelli”, auspichiamo invece ad una dignità e stima artistica che solo la gente ci può dare, quella ovviamente non assuefatta alle tv di massa, ci auguriamo perciò di ottenere riscontri positivi per il nostro impegno e nella peggiore delle ipotesi critiche costruttive utili alla nostra crescita, ed ovviamente questo lo auguriamo a tutti coloro che come noi si fanno il culo per dire qualcosa di diverso nella nostra penisola. A presto, magari ci si becca in qualche concerto…

Ed ora date i vostri contatti: dove si può acquistare il CD, dove si può leggere qualcosa di più su di voi e sulle vostre date, il management etc etc etc…

Il disco in Italia è distribuito da Audioglobe, lo si può ordinare dal loro sito o direttamente dai negozi, ma anche attraverso la nostra etichetta stessa e quindi su www.godownrecords.com  che da un po’ ha aperto anche uno store su EBAY, muffx@hotmail.com per contattare il nostro management per qualsiasi informazione o richieste concerti. Per concludere, dare un occhiata al buon vecchio myspace non fa mai male quindi www.myspace.com/muffx per essere aggiornati su live e varie attività della band, oppure su FACEBOOK cercando semplicemente il gruppo MUFFX.

(le foto sono state scattate durante il concerto da Silvia Pasquetto)