Muffx – Recensione di Small Obsessions

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Nell’Italia (almeno la nostra triste Italia del Nordest…) delle tribute bands che sembrano “piccoli fans” imbolsiti ed incanutiti, capita a volte che un amico ti porti a vedere un bel concerto in un bel locale dove suona un bel gruppo che propone (ma và?) musica originale.

Capita che l’esibizione, poi, piaccia parecchio, e che la prova su disco non deluda le aspettative nate dall’esibizione live.

I Muffx (qui potrete trovare un’intervista rilasciata al sottoscritto) sono un ottimo gruppo che potremmo definire crossover, seppure col funky abbiano poco a che fare. Eppure la loro musica è realmente un minestrone di generi, un crogiolo di terracotta in cui un immaginario cuoco abbia inserito un po’ di Morricone, un po’ di Paolo Conte, un frullato di hard rock che vada dal grunge, allo stoner fino ai Black Sabbath. Il cuoco ha poi cotto tutto con il fuoco di certe sperimentazioni a la Patton, ed insaporito con le spezie e gli olii forti e profumati del Salento… azz… mi è venuta fame…

Questo Small Obsessions è il secondo lavoro dei Muffx, e se è vero che il primo era un po’ incatenato al genere stoner, è ancor più vero che la compagine si stacca da questo, per esplorare altri ambiti.

Sicuramente Prelude, l’apertura del disco, rimanda a notti agitate guardando vecchi film dei ’60, mentre già con la successiva Circus Pt.1 i Muffx tirano fuori le unghie giocando con distorsioni e (soprattutto) giochi di dinamiche che sono un po’ la caratteristica di questo disco.

Reason and Prison è il primo brano in cui le spezie Salentine pizzicano lingua e timpani, mentre Dim Memory rimanda in parte e certo pop inglese di scuola Style Council, insomma quello ripreso dai Blur, tanto per intenderci. Un pop semplice ma godibilissimo.

E dopo la rilassatezza arriva As The Foxes, come un rasoio da barba monolama che affondi nella dolcezza del burro… questo pezzo ha un tiro micidiale, un riff giocato su un tempo di 7/8 che scorre come il ghiaccio sul ghiaccio, con un ritornello che resta in testa e che vi porterete nella doccia!

E visto che i Muffx non nascondono di essere rimasti influenzati da cinema, dalla musica da cinema e dall’idea di creare visioni con le loro composizioni, direi che That’s Life riporta a certa musica Mariachi che trova spazio nei film di Tarantino. Ma forse più che dal genere maledetto messicano, anche questo pezzo è influenzato dalle melodie e le ritmiche del sud Italia, o forse semplicemente il filo che lega le varie musiche popolari è realmente lungo, e porta dal Messico al Salento, passando per i Balcani.

Ed è proprio ai balcani che pensiamo ascoltrando Circus Pt.2, anzi, vedo Tom Waits, con la sua voce fumosa, che canta seduto in un coloratissimo tavolino di legno di una sgangheratissima bettola Montenegrina.

Tutto l’album si mantiene su livelli molto alti, e si conclude con 1480 Invasion e con una ghost track (francamente non so se sia un altro pezzo oppure il continuo di 1480 Invasion) in cui fanno capolino i Black Sabbath e sonorità folk/prog/rock che potrebbero rimandare a Jethro Tull o Gentle Giant in salsa mediterranea.

In questo eccellente lavoro si capisce e si percepisce l’originalità dei ragazzi, originalità che porta a rielaborare cose già note, ricette che qualcun altro ha probabilmente già scritto, ma che i Muffx rendono uniche, a volte irriconoscibili. Luigi, Alberto, Amedeo e Cristiano hanno una grande cultura musicale, di ascolti e di tecnica, e questo non è molto frequente.

Il successo? …peccato siano Italiani nati in Italia e che vivono in Italia. E direi che come veline i ragazzi non ce li vedo proprio…

Tracklist

1. Prelude
2. Circus part 1
3. Reason and prison
4. Dim memory
5. As the foxes
6. That’s life
7. Circus part 2
8. Voices
9. Like before
10. The deserter
11. 1480 Invasion