Mustaine

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“ È come averlo conosciuto davvero”

Non ricordo se questa mia espressione giudicante è già stata utilizzata dalla mia penna informatica per altre opere similari, ma poco importa, perché al momento della chiusura della la quarta di copertina, dopo la golosa lettura delle 343 pagine a disposizione, la sensazione che il libro mi ha lasciato è quella di aver partecipato in prima persona agli eventi folli e tragici di questa piacevole autobiografia.

Mustaine è la storia tanto reale quanto incredibile di David Scott Mustaine, ragazzotto de La Mesa, California, città in cui arrivò nel 1961, anno di nascita del frontman di una delle più influenti band heavy metal di sempre: i Megadeth.

L’incredibile viaggio nei meandri più occulti della psiche dell’artista arriva oggi sugli scaffali grazie ad una delle più attente realtà editoriali. Infatti l’Arcana Edizioni, storica casa editoriale, non solo ha rappresentato nel recente passato la prima vera casa editrice musicale italiana, ma ha da sempre messo a disposizione un catalogo di notevole valore artistico, dedicandosi ai più svariati generi musicali. Tra le release a catalogo troviamo il pop rock, il metal, il punk e tutto ciò che possa essere di richiamo colto di questo immenso universo musicale. Ancora oggi, dopo 40 anni, lo storico marchio dalla A inarcata continua a proporre biografie, photo-book, saggi e fumetti a tema, per un panorama grandangolare di quel mondo di cui noi giornalisti musicali ci cibiamo quotidianamente.

Il libro di Mustaine è quasi perfetto, a mio avviso ha un unico punto debole: la cover art, forse poco accattivante, di certo sintetica essenziale e chiara, ma da un punto di vista del marketing, poco appetibile per chi volesse avvicinarsi al libro se digiuno di vecchio e sano HM. Probabilmente uno sviluppo di maggior effetto della parte grafica di Myriam Santos renderebbe maggior onore al contenuto del libro. Ad ogni modo l’opera, organizzata di 19 parti, racconta la vita ciclotimica di un grande artista fagocitato dall’insicurezza, dalla debolezza, dai vizi e dal rancore. Infatti le pagine narrano inizialmente proprio di come è nata l’esperienza iniziatica con i Metallica e la conseguente ossessione di Dave nei confronti del gruppo che lo esiliò al tempo di Kill em all. Briciole di un’espèrienza motivo di conflitto interno che a quanto racconta, hanno rosicchiato la sua lucidità tanto quanto l’alcolismo prima e la tossicodipendenza poi.

L’incredibile storia di Dave potrebbe essere definita graficamente come una linea seghettata, spezzata e ben poco lineare. Sulle righe di questo percorso il chitarrista ha iniziato in maniera conflittuale il mondo della torre di guardia, sino ad accogliere l’oscurità dell’occultismo, per poi riuscire a ritrovare una fede così forte da spingerlo addirittura a sviluppare allontanamenti artistici da band del panorama metal come i Dissection di Jon Nodtveidt e gli ellenici Rotting Christ.

La lettura del libro emana note musicali che personalmente mi hanno riportato la voglia di riscoprire i dischi dei Megadeth. Mi sono infatti ritrovato a riesumare i primissimi dischi della discografia, ritrovandomi in mano quel Killing is my business…and business is good, vinile impolverato dalla copertina originale, proprio quella che scopro ora dalla lettura della biografia, non essere molto amata dal deus ex machina, che infatti in sede postuma di rimasterizzazione ne volle il rifacimento della work art.

Dal libro si scoprono poi le mille vicende che hanno visto ben 18 musicisti roteare intorno a Dave, e si scoprono le genesi non solo di Vic, ma anche delle contro-vicende di Lars Ulrich, James Hetfield e del compianto Cliff Burtun. A questo si uniscono le sensazioni che hanno portato Mustaine alla scelta del monicker o di come abbia convissuto con ogni tipo di droga, senza miracolosamente lasciarci le penne. Insomma un altro miracolato, proprio come Mr. Ozzy.

Un’opera che l’autore sviluppa assieme al giornalista Joe Layden, che, come un maestro della fotografia, riesce a dare la giusta luce agli eventi, senza volgarità e senza la faciloneria che molti libri sui generis tendono ad attuare, nella ricerca di una scontata e facile dose di Shock. Il libro appare coinvolgente e sobrio, narrativamente efficace e tutt’altro che cervellotico. Un’opera genuina che esce da un cuore malato, proprio come un romanzo di Irwine welsh…un cuore che più di una volta ha rischiato di fermarsi.